Opere d'arte d'Ateneo
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Browsing Opere d'arte d'Ateneo by Author "Glanzmann, Amalia"
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- PublicationGiardin Pubblico; Via Rossetti; Sacchetta; Largo Pitteri; Teatro Romano; Piazza Trauner; Chiesa di San Silvestro; Tor CuchernaGlanzmann, AmaliaGrazie ad alcune donazioni della Cassa di Risparmio di Trieste, avvenute in tempi diversi, sono giunte nelle collezioni dell’università otto litografie di Amalia Glanzmann raffiguranti diversi scorci di Trieste: la Sacchetta, piazza Trauner, il Teatro romano, la Tor Cucherna, la chiesa di San Silvestro, largo Pitteri e altre due vedute della città nuova, via Rossetti e il Giardin Pubblico. Quello delle vedute cittadine è un filone molto frequentato dalla pittrice triestina che con i mezzi più disparati (dalle tempere agli acquarelli, dai pastelli alle incisioni), non perde occasione di rappresentare scorci pittoreschi, dedicando un’attenzione particolare alla Città Vecchia. L’artista ha vissuto con profonda sofferenza i lavori di sventramento della parte antica della città che negli anni Trenta hanno spazzato via a colpi di piccone l’aspetto più antico di Trieste. La Glanzmann si è impegnata, quindi, a tramandare le vedute più caratteristiche di una città in piena trasformazione. Nelle incisioni dell’Ateneo triestino troviamo soggetti ricorrenti nella produzione della pittrice: vedute della Tor Cucherna, della chiesa di san Silvestro, di piazza Trauner, la piazza del Ghetto vecchio con l’inconfondibile casa con la bifora veneziana, sono contenute anche nel volume La nostra vecchia Trieste che nel 1942 viene dato alle stampe sotto gli auspici di Silvio Benco. Sono venticinque tavole a tempera estremamente gradevoli che rappresentano numerosi scorci cittadini. Il Civico Museo Revoltella di Trieste conserva, inoltre, una ventina di incisioni, alcune donate dalla stessa autrice. Amalia Glanzmann ha la grande capacità di rielaborare la veduta reale conferendole un’atmosfera pittoresca ed incantata. Sono immagini appassionate e di alto valore poetico che trasmettono l’amore della pittrice nei confronti della sua città. Ha scritto Silvio Benco: «per quante fotografie sieno raccolte dell’ultima ora di quella Trieste distrutta e di ogni particolare e quasi di ogni pietra e frammento delle sconvolte sue calli, non v’è nulla che possa farla rivivere nell’anima dei posteri al pari della visione di un’artista, in cui s’è trasmessa l’atmosfera che avvolgeva le cose insieme col sentimento commosso che le avvinceva allo spirito» (La nostra vecchia di Trieste: vedute di Amalia Glanzmann, introduzione di Silvio Benco, Udine, Del Bianco, 1951, p. 5). La formazione di Amalia Glanzmann nasce sotto il segno di Eugenio Scomparini e passa attraverso due preziosissimi soggiorni a Monaco e a Parigi che la mettono in contatto con le novità dell’arte contemporanea. Amalia, tuttavia, in un’epoca intensa, percorsa da molteplici orientamenti, trovò una sua personalissima strada, in sintonia con la sua delicata anima squisitamente femminile, accanto ad una volontà ferma e ad un piglio determinato. Un’altra affascinante figura di donna-pittrice di cui il panorama triestino è ricco, basti pensare ad Elena Germounig, Nidia Lonza e Leonor Fini.
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