La tesi è un approfondimento dei principi della teoria della comunicazione razionale formulati da Grice e degli sviluppi e delle applicazioni di tali principi nella teoria pragma-dialettica dell’argomentazione di van Eemeren e Grootendorst.
Nel primo capitolo «Significato, intenzioni e inferenze» vengono presentate la teoria del significato come intenzione e la teoria delle implicature di Grice. Viene respinta l’interpretazione corrente secondo la quale Grice ha cercato sempre di spiegare il significato dalla parte del parlante e viene messo in evidenza che la definizione di significato è data da Grice dal punto di vista del destinatario: è ciò che il destinatario intende quando ritiene che un parlante intende dire non naturalmente qualcosa. Viene messo in evidenza lo stretto rapporto tra la teoria del significato e la teoria delle implicature, che sono quei significati comunicati al di là e mediante ciò che si dice. In particolare, viene considerata la teoria delle implicature conversazionali, quelle implicature legate a certe caratteristiche generali del discorso definite dal Principio di Cooperazione che è un principio di comunicazione razionale declinato in quattro massime conversazionali. Viene sottolineato che l’implicatura conversazionale non è resa tale da un’intenzione del parlante, ma è attribuita al parlante dall’uditorio e viene evidenziata la razionalità del processo realizzato dall’uditorio nell’attribuire al parlante l’intenzione di comunicare qualcosa che corrisponde al contenuto dell’implicatura. Infine, vengono discusse diverse interpretazioni che sono state date della struttura inferenziale del modello di elaborazione dell’implicatura conversazionale. L’ipotesi proposta è che tale struttura inferenziale sia analoga a quella dell’argomento conduttivo descritto da Govier.
Nel secondo capitolo «Razionalità e ragioni» viene messo in evidenza che le teorie di Grice sulla comunicazione linguistica sono parte di una teoria dell’essere razionale, un essere che agisce dirigendosi a scopi ritenuti vantaggiosi sulla base d’inferenze che fanno riferimento a credenze relative alla realtà e che si preoccupa che i suoi atteggiamenti e le sue azioni siano ben fondati, vale a dire siano basati su ragioni.
Vengono ricostruite le teorie di Grice sulla razionalità, sul ragionamento e sulle ragioni. Sullo sfondo di tali concezioni della razionalità e delle ragioni viene data un’interpretazione dei concetti fondamentali della teoria griciana della comunicazione come attività razionale: significato del parlante e implicatura conversazionale.
Il problema centrale della riflessione di Grice è individuato nella relazione tra il carattere d’immediatezza del processo con il quale la gente comprende gli enunciati e i ragionamenti espliciti che potrebbe fare per giustificare la comprensione degli enunciati. Problema che si pone perché la gente quasi mai ragiona in modo esplicito per la comprensione di un enunciato, ma ascolta o legge l’enunciato e comprende immediatamente. I processi di calcolo del significato e dell’implicatura conversazionale da parte dell’uditorio sono interpretati come attività basate su ragioni «giustificative» che non riproducono il modo in cui il significato e l’implicatura sono pianificati dal parlante, ma che garantiscono la razionalità del significato e dell’implicatura, mostrando che la loro attribuzione al parlante che ha proferito un certo enunciato può essere sostenuta in conformità a ragioni.
Nel terzo capitolo «Grice e Habermas: due modelli di razionalità comunicativa» viene realizzato un confronto fra la teoria della comunicazione di Grice e quella di Habermas. Viene messo in evidenza che entrambi i filosofi individuano nella razionalità una caratteristica propria del processo di comunicazione e che entrambi la caratterizzano come una razionalità di tipo argomentativo. In Grice l’aspetto argomentativo della razionalità comunicativa coesiste con l’aspetto strumentale. Sia Grice sia Habermas mettono a fuoco la razionalità argomentativa del processo di comprensione dei significati. Particolarmente potenti per l’analisi dei discorsi concreti si rivelano gli strumenti elaborati da Grice, il Principio di Cooperazione e le massime. Habermas, invece, non offre strumenti per l’analisi dei discorsi concreti.
Nel quarto capitolo «L’eredità di Grice nella teoria pragma-dialettica dell’argomentazione» viene analizzata la riformulazione di elementi della teoria degli «scambi linguistici razionali» di Grice fatta dai teorici della pragma-dialettica e vengono messi in evidenza i risultati da loro raggiunti utilizzando tale riformulazione sia nell’analisi del discorso ordinario sia nell’analisi dell’argomentazione.
Il Principio di Cooperazione di Grice è riformulato da Van Eemeren e Grootendorst come un Principio di Comunicazione comprendente quattro norme (chiarezza, onestà, efficienza e pertinenza) e ha uno statuto analogo al principio griciano: è un principio di comunicazione razionale.
Nella comunicazione ordinaria il riferimento a tale principio permette all’ascoltatore di interpretare le parole del parlante in modo tale che le violazioni delle norme della comunicazione acquistino un significato plausibile. I parlanti, dal canto loro, traggono vantaggio da questa tendenza «razionalizzante» da parte degli ascoltatori per trasmettere, attraverso una violazione delle norme della comunicazione, più di ciò che essi dicono letteralmente, ossia di essere indiretti.
Il risultato più rilevante conseguito da van Eemeren e Grootendorst attraverso l’utilizzazione del Principio di Comunicazione viene individuato nella soluzione da loro data a un problema cruciale dell’analisi del discorso argomentativo: la ricostruzione delle premesse implicite, quelle premesse che, come dicono van Eemeren e Grootendorst, non sono espresse ma sono indicate indirettamente.
Viene messa in evidenza anche una chiara differenza fra i processi di ricostruzione dell’implicito nell’analisi di Grice e nell’analisi pragma-dialettica dell’argomentazione. A differenza dell’analisi di Grice, l’obiettivo dell’analisi pragma-dialettica dell’argomentazione non è quello di elaborare le intenzioni comunicative del parlante in conformità a ragioni, ma è quello di determinare a quale posizione in una situazione particolare il parlante o lo scrivente può essere ritenuto impegnato, posizione che non solo rende valido il ragionamento sottostante l’argomentazione ma aggiunge anche qualcosa all’argomentazione esplicita. Il metodo pragma-dialettico di ricostruzione dell’argomentazione ha come punto di partenza la determinazione di un «minimo logico» che rende logicamente valido il ragionamento nell’argomentazione e ha come obiettivo la determinazione di un «ottimo pragmatico», ossia l’individuazione della premessa non espressa. Mentre lo schema di derivazione delle implicature conversazionali utilizzato da Grice è di tipo conduttivo, gli schemi per l’individuazione delle premesse non espresse cui fanno riferimento van Eemeren e Grootendorst sono di tipo induttivo e abduttivo.
Infine, viene considerata l’ulteriore utilizzazione fatta dai teorici pragma-dialettici dei principi griciani della comunicazione cooperativa: l’elaborazione di un repertorio di regole per la discussione critica alla luce delle quali valutare le argomentazioni reali. Tali regole costituiscono l’ossatura di un’«etica dell’argomentazione» e un utile modello normativo. Ogni violazione delle regole è considerata una fallacia. Il risultato più rilevante di tale prospettiva è indicato nell’elaborazione di una teoria delle fallacie che dà una definizione unitaria di fallacia come infrazione di una regola della discussione critica e dà una classificazione delle fallacie in base alla regola infranta.