Browsing by Author "Russian, Gianni"
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- PublicationPalazzo CarciottiRussian, GianniGianni Russian, insegnante, arredatore e artista è sicuramente la personalità più sottovalutata nel panorama artistico della seconda metà del ‘900 a Trieste (E. Prelli, Gianni Russian, 1922- 1962, “Quaderni Giuliani di Storia, XXX, 1 – gennaio-luglio, 2009, pp.161-185). Un oblio che si motiva anche per la prematura scomparsa di questa personalità che, forte della sua indiscussa abilità grafica, volge in chiave ironica le figurine arcaiche di Massimo Campigli e i manichini assemblati di Giorgio de Chirico. I tre disegni a china di proprietà dell’Università permettono allo studioso di penetrare nell’officina ideativa dell’artista e carpirne la cifra grafica che caratterizzò tutta la sua opera: «Le punte più alte e più pure vanno ricercate in alcuni disegni in bianco e nero, nelle puntesecche, in un paio di acqueforti d’intonazione vagamente surreale e sottilmente ironica […] Russian che si affida soprattutto alla eccezionale presenza del segno e che di questo si serve per creare ciascuna volta (lasciando per esempio visibili i fasci concorrenti di linee ausiliarie) una specie di partitura ritmica di sapore astratto e di lontana ascendenza cubista» (D. Gioseffi, Quasi una scoperta la personale di Gianni Russian, in “Il Giornale di Trieste”, 18 marzo 1954). Decio Gioseffi, cultore della perspectiva artificialis, subì il fascino di questa ragnatela prospettica e compositiva che imbriglia tutti i disegni di Russian. Nei pannelli realizzati per l’ospedale sanatoriale Santorio di Trieste (ora presso la Soprintendenza del capoluogo giuliano) le figure, che rappresentano i mestieri, oppure i segni dello zodiaco, mantengono le direttrici proporzionali dell’uomo vitruviano, pur senza imprimere quella serietà che più tardi caratterizzò un volume di grande successo editoriale (Charles Bouleau, Charpentes. La géométrie secrète des peintres, 1963), bensì giocando con quei tracciati compositivi, proporzionali e prospettici e lasciando che l’occhio goda del palinsesto geometrico. Nel disegno di Palazzo Carciotti, apparentemente una veduta obiettiva, in realtà con un punto di vista frontale, dal mare antistante le rive e leggermente sopraelevato sull’orizzonte, si rivela la spensieratezza giocosa di Russian, tanto che ad un occhio attento non sfuggono il sole e la luna, in alto a sinistra che si ammiccano l’un l’altro e il volto del marinaio sorridente raffigurato nell’interno del portale d’entrata.
211 92 - PublicationPalazzo Costanzi(1956)Russian, GianniLa prospettiva di palazzi si addice particolarmente al personale segno grafico di Gianni Russian: “Quell’architettura giocata tutta sulle verticali e le orizzontali gli consente di sottolineare i valori prospettici, piantando le colonne come picchetti da agrimensore a ritmare gli spazi e a suggerire la profondità” (D. Gioseffi, Quasi una scoperta la personale di Gianni Russian, “Il Giornale di Trieste”, 18 marzo 1954). Ma non si tratta soltanto di una compulsiva esercitazione in punta di penna; l’ottica di Russian mira ad essenzializzare, nel suo peculiare scheletro grafico, modelli quattrocenteschi, tanto che in un pannello ideato per la nave Nettunia (in E. Prelli, 2009, p. 621) risulta evidente la derivazione della composizione prospettica dalle predelle dell’Angelico e di Paolo Uccello (Miracolo dell’ostia profanata). Opere che gli erano sicuramente ben note fin dal periodo dagli studi svolti presso l’Istituto d’Arte ai Carmini di Venezia.
171 97 - PublicationPiazza della BorsaRussian, GianniLa veduta angolare di Piazza della Borsa si presta particolarmente ai bozzetti prospettici di Gianni Russian. Seppure si tratti di un punto di vista affatto inedito, l’artista lo rinnova accentuando due elementi: il primo è l’inquadramento di scorcio, sulla sinistra, del veicolo pubblico, il secondo è rappresentato dalla curva e controcurva delle rotaie del tram sulla sinistra. Entrambi accelerano la fuga prospettiva grandangolare, così come le direttrici compositive lasciate a vista – firma stilistica dell’artista – producono un effetto di esasperazione dinamica. Una sorta di città futurista che risorgeva nel primo dopoguerra. Proprio nel 1956, anno di esecuzione dei tre disegni dell’Università degli Studi di Trieste, Russian entrava a far parte del corpo docente del neonato Istituto statale d’arte di Trieste. Non è difficile immaginare che simili disegni costituissero una sorta di modello per le esercitazioni che il giovane professore faceva svolgere agli allievi finalizzate alla progettazione di pannelli decorativi destinati all’arredamento delle navi, scopo per il quale l’Istituto era nato.
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