Browsing by Author "Spacal, Lojze"
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- PublicationCase dei minatoriSpacal, LojzeL’opera è stata esposta all’antologica di grafica allestita al Museo Revoltella nel gennaio del 1968, nello stesso anno, un’incisione dello stesso soggetto era presente alla collettiva di artisti giuliani allestita al palazzo delle Esposizioni di Roma (Rassegna di arti figurative e di architettura della Venezia Giulia e della Venezia Tridentina, catalogo della mostra di Roma, Palazzo delle Esposizioni giugno-luglio 1968, Roma, De Luca, 1968, p. 40) Era quello, come ricorda Rodolfo Pallucchini, “il periodo in cui Spacal si provava a fare delle matrici lignee un oggetto tra la pittura e la scultura. Ebbi così la fortuna di entrare nel laboratorio magico in cui viveva e lavorava. Aveva riunito con grande amore i materiali per la sua trasfigurazione poetica e magica a un tempo: relitti di imbarcazioni, reliquie di cancellate, cioè legni corrosi dalle onde marine, dal sole e dalle intemperie, oggetti dove il tempo ha lasciato una traccia inesorabile […] Arricchiva insomma ogni visualizzazione di un alone di fantasia infinitesimale, in una sempre più dosata architettura anteriore […] risolta in un linguaggio di autentica poesia” (Il cammino di Spacal, in Luigi Spacal opera grafica 1936-1967, a cura di G. Montenero, Milano, Vanni Scheiwiller, 1968, pp. 4-5). Alla Galleria del castello di Stanjel si conserva Le case dei minatori in Istria (1967, mm 620x870), pressoché identica nella composizione ma tirata con colori diversi (blu al posto del rosso con l’aggiunta di una campitura in giallo) e un minuto tratteggio nella parte superiore, qui lasciata in bianco (cfr. Galleria L. Spacal. Katalog stalne Spacalove Razstave v Gradu Štanjel Castello di Stanjel. Catalogo della mostra permanente do Spacal nel castello di Štanjel, Trieste, Stella, 1988, n. 75).
210 108 - PublicationMiniera in IstriaSpacal, LojzeNon sono note le circostanze dell’approdo di quest’opera nelle collezioni del Centro Internazionale di Fisica Teorica. Come per molte delle xilografia di questo momento della carriera di Spacal, anche per quella in esame si possono rintracciare redazioni autonome grazie all’utilizzo di legni con inchiostrature diverse. Si sposano bene a quest’opera alcune importanti osservazioni dell’artista a proposito della xilografia e della sua componente ‘sociale’: “perché preferisco la xilografia? Questà è più aderente al mio temperamento, dato che amo i forti contrasti timbrici in larghi campi tra bianchi e enri o le punteggiature del legno dolce segato di testa. C’è però anche una ragione sociale: di poter offrire cioè a trenta persone a basso costo la stessa opera originale fatta col massimo impegno e responsabilità, ciò che non accade sempre nella pittura trattandosi di una opera unica” (I a Triennale Internazionale della xilografia contemporanea, catalogo della mostra di Carpi, Castello dei Pio giugno-novembre 1969, a cura di E. Tavoni, E. Guidi, Carpi, Città di Carpi, 1969, p. 234). Il tema affrontato, ancora una volta un ancestrale indagine sulle realtà sociali ed economiche dell’Istria, “rispecchia la sua condizione umana, che affonda le radici in una particolare cultura mitteleuropea, quella triestina, in un determinato paesaggio, quello che dalle doline carsiche scende al litorale istriano, e in una specifica temperie popolare (non folcloristica), dove il contadino del Carso, l’operaio della periferia di Trieste, il pescatore dell’Adriatico diventano i simboli di un’amara umanità” (R. Pallucchini, Il cammino di Spacal, in Luigi Spacal opera grafica 1936-1967, a cura di G. Montenero, Milano, Vanni Scheiwiller, 1968, pp. 4-5).
144 77 - PublicationMonumento CarsicoSpacal, LojzeL’opera in esame è stata presentata alla collettiva di Lojze Spacal, Zoran Music e Marcello Mascherini allestita nella primavera del 1969 alla Galleria Torbandena di Trieste e quindi acquistata probabilmente da Pio Montesi, che in quegli anni provvederà in più occasioni a incrementare la dotazione di opere d’arte dell’allora Istituto di Architettura. Spacal era in quegli anni una delle punte di diamante della ricerca artistica della Venezia Giulia, e questa xilografia rispecchia perfettamente quella sorta di epopea carsica che l’artista aveva messo in scena a partire dagli anni cinquanta esplorando progressivamente le potenzialità del mezzo incisorio, sino a riprodurre anche fisicamente gli aspri rilievi di quel territorio: “è il mondo dal quale l’incisore ha attinto i pensieri raccolti in secoli di lavoro, di volontà, di abnegazione, di lotta con la natura, in secoli che dettavano un ordine particolare, silenzio e sobrietà. L’artista non ha mancato di dar fede a nessuno di questi elementi: con la mano, apparentemente pesante come quella del lavoratore di pietre e dell’intagliatore del Carso, li ha colti in immagini durature ed inevitabili, come una realtà anche oggi continuamente presente, una realtà cui il ritmo contemporaneo deve assoggettarsi se vuole esistere, se vuole avere un senso anche lì dove altrimenti nessuno ne avvertirebbe la mancanza” (A. Bassin, Lojze Spacal, Maribor, Založba obzorja, 1967, p. LXIV). Come spesso succede nelle tirature xilografiche di questo momento della produzione di Spacal, i singoli fogli presentano alcune difformità dovute all’utilizzo di più legni che possono presentare inchiostrature diverse. A questo proposito, nel caso dell’opera in esame si può evidenziare come l’esemplare riprodotto nel catalogo generale della grafica presenta un minuto tratteggio nelle campiture bianche sulla destra (cfr. Spacal. L’opera grafica 1935-1986. Catalogo generale, a cura di Carlo Ceschel, Lojze Spacal, Treviso 1986, pp. 112-113, n.129)
167 98 - PublicationOmaggio ai Martiri della Risiera di San SabbaSpacal, LojzeIl dipinto, non firmato né datato, è giunto nelle collezioni del Centro Internazionale di Fisica Teorica nel 1973, in occasione dell’apertura del nuovo centro di Miramare. Indubbia l’autografia visto anche che la composizione quasi certamente precede la stesura di una xilografia a tre colori, riprodotta nel catalogo generale della produzione grafica dell’artista (cfr. Spacal. L’opera grafica 1935-1986. Catalogo generale, a cura di Carlo Ceschel, Lojze Spacal, Treviso 1986, p. 132, n. 190), che appare perfettamente speculare al dipinto differenziandosene soltanto per un minuto tratteggio nero su fondo bianco in luogo della banda rossa presente sul dipinto. Un’altra xilografia, intitolata anch’essa Omaggio ai martiri della Risiera di San Sabba, ripercorre la stessa tessitura compositiva con l’aggiunta di un ovale nero nella parte alta. Cospicue analogie, anche tematiche oltre che compositive, si possono poi ravvisare con un altro dipinto, Forno crematorio alla Risiera (Krematorij v Rižarni), firmato e datato 1972, oggi conservato alla Galerija Lojze Spazal di Štanjel (cfr. Lojze Spacal. Retrospektiva, catalogo della mostra di Ljubljana, Moderna Galerja Ljubljana, 25 aprile – 4 giugno 2000, a cura di I. Kranjc, Ljubljana, Moderna Galerja Ljubljana, 2000, pp. 152, 163) di dimensioni maggiori e meno rifinito nei dettagli rispetto all’opera in esame. Secondo una prassi consolidata, l’artista fa così interagire liberamente tecniche, tematiche e pattern compositivi, con risultati sempre originali. Come ricordava Rodolfo Pallucchini, Spacal si muove tra la fine degli anni sessanta e l’inizio del decennio successivo verso “l’adesione alla costante bizantina – slava di una pittura in superficie, bidimensionale, timbrica e atonale.” (Il cammino di Spacal, in Luigi Spacal opera grafica 1936-1967, a cura di G. Montenero, Milano, Vanni Scheiwiller, 1968, pp. 4-5), unendo in questo caso quella componente di denuncia sociale e storica che spesso contraddistingue i suoi lavori. Non risulta che l’opera sia stata mai presentata in pubblico.
269 92 - PublicationPorticciolo a Salvatore d'IstriaSpacal, LojzeCome per l’opera descritta alla scheda precedente, anche per quella in esame si può ipotizzare che il suo arrivo nelle collezioni dell’allora Dipartimento di ingegneria civile sia dovuto all’intervento di Pio Montesi. Sin dal titolo appare eloquente la volontà di Spacal di evocare con i suoi segni incisori quella sorta di ‘magico’ realismo che segna in modo indelebile l’intera sua produzione e che pare ancora più evidente a partire dalla fine degli anni cinquanta, quando peraltro si consolida anche la sua fama internazionale grazie anche alla conquista del premio per la grafica alla Biennale del 1958. In quell’occasione Giuseppe Marchiori coglieva così i tratti distintivi della sua poetica: “I motivi caratteristici delle sue perfette incisioni appartengono alla realtà di paesi nei quali l’artista vive come in un sogno meraviglioso: e nell’immagine incisa essi appaiono come simboli di un mondo semplice, elementare, veduto con gli occhi stupiti di un candido. La facoltà di associare gli elementi simbolici della realtà nella dimensione rara di una favola moderna rivela le radici dell’arte di Spacal, che affondano in una autentica tradizione popolaresca e in una cultura che la giustifica” (G. Marchiori, Luigi Spacal, in XXIX Biennale Internazionale d’Arte, catalogo della mostra, Venezia, Alfieri, 1958, pp. 112-113). Un’incisione del tutto analoga è stata esposta con il titolo Luce lunare a Salvore alla prima biennale degli artisti della regione (Prima biennale degli artisti della regione Friuli Venezia Giulia, catalogo della mostra di Trieste, Civico Museo Revoltella 4 novembre – 31 dicembre 1968, Trieste, Tipografia moderna, 1968, p. 96), con lo stesso titolo la xilografia è inserita nel catalogo dell’opera grafica dell’artista (Spacal. L’opera grafica 1935-1986. Catalogo generale, a cura di Carlo Ceschel, Lojze Spacal, Treviso 1986, pp. 108-109, n. 118). Un lavoro con le medesime caratteristiche è stato inoltre presentato con il titolo Notte lunare a Salvore alla prima triennale della xilografia di Carpi nel 1969 (Ia Triennale Internazionale della xilografia contemporanea, catalogo della mostra di Carpi, Castello dei Pio giugno-novembre 1969, a cura di E. Tavoni, E. Guidi, Carpi, Città di Carpi, 1969, pp. 234-235). Come testimonia il talloncino sul verso, l’opera in esame era stata esposta a Suzzara insieme a Masseria carsica, del 1970, che sarà invece acquisita dalla Galleria del Premio omonimo, (Galleria del Premio Suzzara. Catalogo delle opere 1948-2003, a cura di Antonello Negri, Suzzara, Comune di Suzzara, 2004, p. 326).
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