Identità e modernità. Rassegna di studi comparativi e interculturali

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’Identità’ e ‘modernità’ sono a volte considerati termini antitetici: la modernità è presentata infatti come la negazione dell’attaccamento alle radici e alle tradizioni culturali che sono un elemento chiave nella costruzione della propria identità. Questa interpretazione, implicando l’idea che la modernità si identifichi con un astratto razionalismo e prescinda dalla configurazione storica di ogni tradizione culturale, appare datata: in primo luogo perché non esiste alcuna tradizione che, per quanto compatta e unitaria in apparenza, non abbia al suo interno una pluralità, spesso marcata, di posizioni; in secondo luogo, perché la presenza contemporanea di tradizioni culturali diverse in uno stesso ambito geografico e politico è un fatto strutturale della nostra epoca (e forse lo è sempre stato); in terzo luogo perché ogni identità è sempre consistita in un percorso storico costruito inglobando differenze e non è mai stata l’applicazione passiva di un modello culturale elaborato “in illo tempore”. Questo elemento di complessità presente in ogni cultura comporta una revisione delle nozioni di tradizione e di modernità: la tradizione perde il carattere marcatamente conservatore che le veniva attribuito nell’Ottocento, e la modernità, a sua volta, si pone come un quadro di garanzia (all’interno di diritti e doveri condivisi) delle libere scelte personali in materia di religione, credo filosofico, visione politica, patrimonio linguistico, usi e costumi. Sostanzialmente è venuto meno sia il modello che vedeva le tradizioni culturali come entità separate in compartimenti stagni, sia il modello opposto del ‘meelting pot’, che diluiva l’identità in una cultura capace di mescolare i più svariati elementi senza alcuna configurazione stabile. Nella realtà sociale, la pluralità genera dialoghi e confronti, e questi, a loro volta, consentono a ciascuno di arricchire il proprio patrimonio culturale senza perdere la propria fisionomia o la continuità storica con le proprie radici. Nella loro varietà, i saggi qui pubblicati sono un esempio (una prima serie) di come le contaminazioni letterarie e le situazioni interculturali trovino nel problema dell’alterità occasioni di crescita e di irrobustimento di ciascuna tradizione.

Luciana Alocco, Insegna Letteratura e Lingua Francese presso l’Università di Trieste. Fra le sue pubblicazioni annovera monografie e articoli sull’Encyclopédie, sul “francese non convenzionale” in Jules Vallès – oggetti privilegiati di studio –, sul linguaggio della rivolta nei poeti francesi dell’Ottocento, sulla simbologia dei colori in Baudelaire e in Rimbaud; le ricerche sull’indicibile e sul linguaggio delle passioni si sono concretizzate nel recente saggio Ricerche sul corpo e sul cuore (Aracne, Roma 2006).

Gianni Ferracuti, Insegna Letteratura Spagnola presso l’Università di Trieste. Le sue ricerche sono dedicate prevalentemente alla letteratura spagnola del secolo d’oro (rinascimento e barocco) e del Novecento. Ha pubblicato studi su Ortega y Gasset, la Celestina , il Don Chisciotte. Attualmente lavora ad un manuale di Letteratura spagnola nel suo contesto interculturale, di cui è uscito il primo volume (Murena, Cortona 2005) ed è in pubblicazione il secondo.

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