Studi in onore di Giovanni Miccoli
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SOMMARIO
Abbattista Guido
Introduzione. Giovanni Miccoli e i (quasi) trent'anni del corso di Laurea in Storia a Trieste
Todeschini Giacomo
La contabilità a partita doppia e la "razionalità" economica occidentale: Max Weber e Jack Goody
Dolso Maria Teresa
Nel nome di san Francesco: riflessioni su un recente volume
Degrassi Donata
Guerra e società nel medioevo: spunti e riflessioni
Messina Aldo
L'ospizio di Santa Croce nel Carso triestino
Zacchigna Michele
Il patriarcato di Aquileia: l'evoluzione dei poteri locali (1250 - 1420)
Trebbi Giuseppe
Iacopo di Porcia, feudatario e umanista
Cavazza Silvano
Un opuscolo antiromano per il concilio di Trento : Il desordine della Chiesa
Del Col Andrea
Una lettera di esortazione alla "viva fede" in Gesù Cristo nell'Istria di metà Cinquecento
Donati Claudio
Ferrari Liliana
Dogo Marco
Geografia della fede e dei commerci nei testamenti dei primi immigrati serbo-illirici a Trieste
Catalan Tullia
Ebrei triestini fra ribellione e lealismo all'Austria nel 1848-1849
Vetter Cesare
Ginzburg Migliorino Ellen
Lucretia Mott: la sua lotta per la giustizia
Abbattista Guido
Valera Gabriella
Di Fant Annalisa
Alcune considerazioni su polemica antiebraica e polemica anticlericale alla fine dell'Ottocento
Vezzosi Elisabetta
Venza Claudio
Confronti storiografici sull'anarchismo spagnolo
Vinci Anna Maria
Corni Gustavo
La Germania vista dall'Italia. Dall'età liberale al crollo del fascismo
Sala Teodoro
Il Generale e il professore. Roma-Lubiana 1942
Berti Giampietro
Due giustificazionismi del totalitarismo comunista e nazista: Ernst Nolte e Eric Hobsbawm
Accati Luisa
Il timore del padre e il rifiuto della legge. L'antisemitismo come patologia sociale
Toninelli Pier Angelo
Una nota sulla storia del concetto di imprenditore
Zilli Sergio
Medardo al confine orientale. Gorizia, Nova Corica e la "nuova" Europa
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Sembra che i motivi attinti da Garibaldi dalla storia romana classica, attraverso soprattutto, ma non solo, la lezione di Machiavelli e sollecitazioni provenienti dalle elaborazioni teoriche e dalle esperienze della contemporaneità, abbiamo dato vita, in momenti, distinti a risultati profondamente differenziati: una concezione ed una pratica di dittatura militare prima dell'unificazione, che rientrano nell'ambito della dittatura risorgimentale, una proposta dittatura educatrice negli anni successivi, che presenta punti di contatto con la nozione di dittatura rivoluzionaria. La distinzione tra dittatura risorgimentale e dittatura rivoluzionaria può fungere da chiave euristica efficace anche nel caso di Garibaldi.
It seems that Garibaldi's motives from classical Roman history, above all but not just Machiavelli's lesson and stresses from the theoretical elaborations and the experiences of contemporaneity, we have at times created distinctly differentiated results: a conception And a practice of military dictatorship before unification, which fall within the scope of the Risorgimento dictatorship, a proposed educational dictatorship in the following years, which presents points of contact with the notion of revolutionary dictatorship. The distinction between the revolutionary dictatorship and the revolutionary dictatorship can act as an effective heuristic key also in the case of Garibaldi.
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- PublicationLucretia Mott: la sua lotta per la giustizia(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Ginzburg Migliorino, EllenLucretia Coffin Mott nacque negli Stati Uniti nel 1793 a Nantucket, un'isola che fa parte dello stato del Massachusetts, nella Nuova Inghilterra. Nel 1804 si trasferì con la famiglia a Boston e nel 1811 sposò James Mott, un commerciante che si prodigava in una campagna per il solo acquisto di prodotti che non provenivano dal lavoro degli schiavi. Infatti, nel 1826 fu tra i fondatori della Pennsylvania Free Produce Society di cui Lucretia divenne vice presidente nel 1848. Tuttavia, l'interesse e l'impegno di Lucretia per cause di carattere sociale avevano rappresentato, fin dalla tenera età, una costante della sua vita. Nel corso della sua lunga vita poté anche contare su suo marito, James Mott, che fu per lei un vero compagno ed un appoggio nelle sue molteplici attività, con il quale condivideva la maggior parte delle opinioni sui problemi di carattere sociale. Già da ragazza però scelte di vita ed abitudini indicavano chiaramente che non si sarebbe persa in frivolezze.
637 791 - PublicationGuerra e società nel medioevo: spunti e riflessioni(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Degrassi, DonataIl nodo che resta ancora in gran parte da approfondire consiste nel capire quale sia stato l'impatto della guerra sulla società nel suo complesso, come abbia inciso nella formazione delle categorie mentali degli uomini del tempo, quali riflessi abbia avuto nei diversi campi della vita. In una prospettiva dunque, che guardi alla guerra non solo come storia dell'arte militare ma dal punto di vista dei cambiamenti indotti nella società, è chiaro come sia necessario cogliere anzitutto gli elementi che differenziano la guerra a seconda dei diversi contesti. Ma la funzione della guerra può andare ben oltre la creazione di una solidarietà temporanea: l'esito vittorioso di un'impresa militare costituisce la materia prima con cui costruire un mito duraturo che ha per oggetto l'identità della collettività. Anche la sconfitta può avere lo stesso valore, quando sia percepita come momentanea battuta d'arresto in un conflitto protratto e dunque aperto alla rivincita.
740 2702 - PublicationIacopo di Porcia, feudatario e umanista(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Trebbi, GiuseppeSe, nell'accostarci alla cultura friulana del Quattrocento, rivolgiamo l'attenzione agli aspetti sociologici del fenomeno, non possiamo non essere colpiti dalla rilevante crescita del numero degli umanisti attivi nella Patria del Friuli verso la fine del secolo. Dalle opere che essi produssero e dalle testimonianze storiche traiamo la chiara sensazione di assistere, in tutta la Patria, ad un'espansione della produzione e dello scambio letterario umanistico, pur all'interno di una situazione storica difficile e a volte tragica, quale certamente fu quella del periodo che si estende dalle prime, rovinose incursioni turche (tra il 1472 e il 1 499) fino alla guerra della lega di Cambrai (1509- 1516) . Di per sé l'innovazione tecnologica della stampa non sarebbe bastata a imprimere nuovo vigore alla cultura friulana se non si fosse contestualmente realizzato un capillare processo di trasformazione delle scuole pubbliche che, aperte nelle maggiori città e "terre" della Patria fin dai secoli precedenti, furono conquistate nel corso del Quattrocento all'umanesimo, di cui divennero altrettanti centri d'irradiazione. A Udine il Comune, privilegiato fin dal 1420 dai Veneziani, che gli avevano concesso la gestione dei dazi cittadini, poté permettersi di stipendiare contemporaneamente due o più precettori e ripetitori: la cattedra più importante di humanae litterae passò nel 1473 dal bresciano Bartolomeo Uranio all'umanista di origine sabina Marco Antonio Coccio, detto Sabellico (c. 1436-1506), già membro della prestigiosa accademia romana di Pomponio Leto: il suo stipendio fu periodicamente accresciuto e raggiunse, in occasione dell'ultima "condotta", il più che dignitoso livello di cento ducati annui. Queste discussioni sulla questione della lingua devono essere ricostruite nelle interne motivazioni e nelle concrete modalità del loro svolgimento: ci si accorge allora che la varietà delle soluzioni adottate non suscitò veri contrasti, perché tutti questi umanisti friulani si interessarono in realtà alle composizioni poetiche in lingua volgare ed affrontarono i problemi sociali e letterari connessi alla questione della lingua. Ciò vale anche per Iacopo di Porcia. Solo nel caso di Iacopo di Porcia si può parlare di una vera politica culturale, consapevolmente promossa e almeno parzialmente realizzata, giacché egli non mirò - come pure potrebbe sembrare da una superficiale lettura del suo epistolario - a rivolgere un messaggio di generico incoraggiamento a tutta la cultura friulana del suo tempo. Il Porcia è invece uomo dalle scelte ideologiche marcate: il suo giudizio critico è severamente selettivo nei confronti degli orientamenti etico-politici sottesi alle scritture umanistiche.
826 1918 - PublicationUn opuscolo antiromano per il concilio di Trento : "Il desordine della Chiesa"(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Cavazza, SilvanoNegli anni Quaranta del Cinquecento le opere pubblicate all'estero dalla prima generazione di esuli per motivi religiosi ebbero un carattere decisamente antiromano e un'impostazione dottrinale esplicitamente polemica. Quelle stampate in Italia raramente entrarono in polemica aperta con le autorità ecclesiastiche: un'eccezione è rappresentata dai Due dialoghi di Alfonso de Valdés, che a metà degli anni Quaranta ebbero a Venezia parecchie edizioni (almeno sette), tanto da risultare più diffusi in italiano che nell'originale spagnolo. In realtà, più che di una traduzione si tratta di un rifacimento: Alfonso de Valdés, consigliere di Carlo V, aveva scritto i suoi dialoghi nel 1527-1 529, sull'eco del Sacco di Roma e prima della riconciliazione tra l'imperatore e Clemente VII. Il testo italiano sviluppa autonomamente gli spunti polemici e la denuncia dei mali della chiesa presenti soprattutto nel Dialogo de las cosas occuridas en Roma, rimettendosi per la correzione degli errori presenti "alla determinazione del Concilio generale, che pure, Dio piacendo, si farà un giorno".
542 1311 - PublicationDittatura risorgimentale e dittatura rivoluzionaria nel pensiero e nell'iniziativa politica di Garibaldi(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Vetter, CesareIt seems that Garibaldi's motives from classical Roman history, above all but not just Machiavelli's lesson and stresses from the theoretical elaborations and the experiences of contemporaneity, we have at times created distinctly differentiated results: a conception And a practice of military dictatorship before unification, which fall within the scope of the Risorgimento dictatorship, a proposed educational dictatorship in the following years, which presents points of contact with the notion of revolutionary dictatorship. The distinction between the revolutionary dictatorship and the revolutionary dictatorship can act as an effective heuristic key also in the case of Garibaldi.
755 2883 - PublicationStudi in onore di Giovanni Miccoli(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Ferrari, LilianaI contributi raccolti in questo volume costituiscono un omaggio a Giovanni Miccoli, da parte di molti di coloro che sono stati suoi colleghi prima nell’Istituto di Storia e poi nel Dipartimento di Storia (ora Storia e Storia dell’Arte) dell’Università di Trieste. Il libro rievoca alcuni momenti salienti e in particolare il ruolo avuto da Miccoli nelle vicende del corso di laurea in Storia, la cui nascita ha segnato una svolta nelle attività di ricerca e di insegnamento della storia sia all’Università di Trieste, sia nel panorama degli studi universitari in Italia.
1534 7860 - PublicationDue giustificazionismi del totalitarismo comunista e nazista: Ernst Nolte e Eric Hobsbawm(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)
;Berti, GiampietroL’idea dell'uomo nuovoAccettando le rispettive analisi deresponsabilizzanti dello studioso inglese e dello studioso tedesco, non si capisce che cosa siano stati di per se stessi il comunismo e il nazismo. Non a caso Hobsbawm e Nolte non mettono al centro della loro disamina la domanda decisiva circa la natura politico-sociale del totalitarismo e, non rispondendo a questo fondamentale quesito (che implica la necessità di un'analisi strutturale, le cui fonti ideologiche devono essere fatte risalire molto più indietro nel tempo), ne risulta l'insignificanza delle loro risposte sotto il profilo antologico: il fenomeno totalitario appare, infatti, privo di una propria natura. La prima causa del totalitarismo comunista e del totalitarismo nazista va ricercata, con assoluta evidenza, nella natura inequivocabile delle loro ideologie.1043 3599 - PublicationEbrei triestini fra ribellione e lealismo all'Austria nel 1848-1849(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Catalan, TulliaNegli stati interessati dai moti rivoluzionari la generale rivendicazione da parte di liberali e democratici dei diritti di cittadinanza e uguaglianza religiosa per gli ebrei e per le altre minoranze da un lato, e la partecipazione ebraica attiva e diretta alle lotte sociali e politiche dell'epoca dall'altro, contribuirono ad accelerare il processo di trasformazione dell'identità ebraica tradizionale, iniziato già alla fine del Settecento nel mondo tedesco con la diffusione dell'Haskalah (illuminismo ebraico) e con il dibattito sulla 'rigenerazione' degli ebrei che caratterizzò la vigilia e le varie fasi della rivoluzione francese, interessando anche il periodo quarantottesco. Dopo il Congresso di Vienna, nonostante il ripristino di alcune interdizioni soprattutto nel Lombardo Veneto, gli ebrei italiani dominati dagli Asburgo si interrogarono sulla funzione stessa delle comunità ebraiche, che comprendevano settori quali l'educazione dei giovani, l'organizzazione del culto, il rapporto con i non ebrei, e tentarono anche un'analisi delle istanze di 'rigenerazione' che provenivano dalla società maggioritaria e dalla parte dell'ebraismo più incline ai cambiamenti. Grazie alla prima emancipazione gli ideali rivoluzionari francesi di fratellanza e uguaglianza si erano ampiamente diffusi anche nell'ebraismo italiano e avevano in parte minato la tradizionale identità collettiva ebraica, facendo balenare agli occhi degli ebrei allettanti opportunità di vita e di partecipazione sociale e politica al di fuori dei rigidi confini comunitari.
829 1812 - PublicationDagli Ottentotti agli Assabesi. Preambolo a una ricerca sulle esposizioni etniche in Italia nel sec. XIX(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Abbattista, GuidoL'insaziabile curiosità che abbiamo visto concentrarsi per tutto il Settecento sugli Ottentotti può spiegare perché probabilmente non il primo cronologica-mente, ma di certo uno dei più celebri casi di esposizione di un essere umano africano davanti a un pubblico europeo abbia avuto per oggetto proprio una donna ottentotta, la famosa Sarah Baartmann, nota come la "Venere Ottentotta". Dal nostro punto di vista, però, una storia come quella della "Venere Ottentotta" va ricordata perché si tratta forse del primo caso - ricerche più approfondite ce lo rivelerebbero probabilmente come non il primo in assoluto - di programmatico sfruttamento sia per gli obiettivi di profitto di una pur rudimentale imprenditoria dello spettacolo sia per le crude esigenze della scienza anatomica: un caso, per di più, di cui ci è rimasta una quantità non indifferente di testimonianze documentarie, a stampa e iconografiche e del quale numerose analisi critiche sono apparse in anni recenti in Europa, America e Africa, ad opera di critici letterari, storici del costume, dell'arte e dello spettacolo, studiosi di storia di genere, femministe militanti, poeti, artisti figurativi, cineasti e autori di teatro. Nel contesto del "discorso" di autoesaltazione formulato all'interno delle grandi esposizioni universali, la presenza di gruppi umani non europei e soprattutto provenienti dal continente africano, il cui entroterra si stava cominciando appena a conoscere con maggiore precisione, assolveva a una funzione evidente: mostrare l'opposto speculare della civiltà avanzata, offrire una specie di repertorio di forme esotiche di umanità capace di rafforzare l'autopercezione dell'identità europea, soddisfare visivamente il gusto occidentale per il sensazionale e le fantasie accese dai resoconti dei viaggiatori nel "continente nero", ma anche dare la possibilità ai cultori di discipline in via di consolidamento come l'etnologia, l'antropologia, con la sua variante antropometrica, di compiere osservazioni, rilevamenti, accurate misurazioni e catalogazioni. Con gli Assabesi che nel 1884 furono "condotti" ed "esposti" (o che "parteciparono": l'uso di verbi attivi o passivi non è indifferente - né lo fu per i contemporanei, a leggerne le testimonianze -, ma rimanda a interpretazioni o ad accentuazioni di aspetti diversi dell'episodio in questione) all'Esposizione Generale Italiana di Torino veniamo alla tappa finale di questo percorso illustrativo delle ragioni di una ricerca. Una ricerca di cui non è certo questa la sede per esporre i risultati, peraltro non ancora definitivi, ma che finora ha comunque permesso di mettere in luce l'enorme risonanza presso l'opinione pubblica piemontese e italiana di un episodio quasi totalmente trascurato dalla storiografia e che tuttavia costituisce per l'Italia il primo esempio in assoluto di mostra coloniale e, insieme, di esposizione etnica, sia pure con caratteristiche peculiari.
820 1176 - PublicationIl timore del padre e il rifiuto della legge. L 'antisemitismo come patologia sociale(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Accati, LuisaLa shoa è legata a un fenomeno, l'antisemitismo, antico e ben noto alle scienze sociali, ma al tempo stesso, ci mette di fronte una virulenza, una distruzione, una minaccia alla convivenza stessa, queste invece, del tutto sottovalutate e impreviste. Gli anticorpi dentro le scienze sociali mancavano prima che la tragedia si verificasse e sembra manchino ancora. In un certo senso la riprova di questo ce la forniscono negazionismo e revisionismo, deformazioni cresciute dentro il corpo della ricerca e, per l'esattezza, dentro il corpo della ricerca storica scientifica. C'è da chiedersi se esista un altro evento storico che avrebbe potuto essere negato come è accaduto con la shoa.
714 1103 - PublicationGeografia della fede e dei commerci nei testamenti dei primi immigrati serbo-illirici a Trieste(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Dogo, MarcoNicolò Petrovich (Nikola Petrovié), nativo dell'Erzegovina ottomana, in gioventù aveva seguito il fratello maggiore Stefano in Russia, come lui guadagnandovi i gradi di colonnello di S.M.I.; molto più tardi, ritirandosi in pensione, l'aveva seguito anche a Trieste, dove il fratello figurava ormai fra gli esponenti anziani e più autorevoli della locale comunità confessionale serbo-ortodossa, o "nazione illirica" come la chiamavano gli austriaci. Morendo senza figli, Stefano aveva lasciato a lui una sciabola, un ritratto di Pietro il Grande e il titolo di conte. Egli stesso privo di discendenti diretti, Nicolò istituì eredi due nipoti per parte del terzo fratello, Filippo, "dimorati in Moscovia, militari nel Corpo di Cavalleria al Servizio Russo", e un nipote per parte di sorella, Stojo Lekovich dimorante in Scutari, che per aver compiuto pellegrinaggio a Gerusalemme si fregiava del titolo di “agi”. A costoro toccò invero un'eredità virtuale e residuale, una volta dedotti gli usufrutti e rendite a parenti vedove e, soprattutto, i legati a enti religiosi. Fuori dell'ordinario è invece la geografia dei lasciti, che spazia da Gerusalemme al Monte Athos, dalle antiche sedi della tradizione medioevale serba (Decani, PeéS, Studenica) al "Sarajo" ottomano, dalla Dalmazia veneta, attraverso le Bocche di Cattaro, alla minuziosamente mappata costellazione dei monasteri montenegrini fino agli estremi toponimi cianici dell'Alta Albania. Si noti che la trama devozionale di Nicolò Petrovich si infiltrava nelle giurisdizioni di quattro stati (l'impero degli Asburgo, l'impero ottomano, il principato ecclesiastico del Montenegro e la stessa Serenissima, la cui fine è improbabile fosse percepita da un Petrovich in fin di vita) e di almeno sei autorità ecclesiastiche: il Patriarca di Gerusalemme e quello di Costantinopoli, la "repubblica monastica" del Monte Athos, il vescovo-principe del Montenegro, il vescovo di Filadelfia per le diocesi greche dalmato-venete, l'arcivescovo di Karlowitz per le terre asburgiche.
656 752 - PublicationLa Germania vista dall 'Italia. Dall'età liberale al crollo del fascismo(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Corni, Gustavo
580 2259 - PublicationUna nota sulla storia del concetto di imprenditore(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Toninelli, Pier AngeloRelativamente alla figura dell’imprenditore, appare assumere una certa consistenza l'ipotesi che si sia a lungo mantenuta una sorta di dicotomia fra due tradizioni di ricerca: quella prevalente sul continente europeo, che, prendendo le mosse dall'Italia tardo-medievale, giunge fino a Schumpeter e ai suoi epigoni; e quella anglosassone, che sviluppatasi nell'Inghilterra della scuola classica avrà poi nell'America del Novecento l'ambiente ideale per la sua affermazione. Nella tradizione continentale, in cui prevale un approccio ermeneutico/interpretativo, la rappresentazione del processo economico lascia spazio per l'agire individuale e per la vitalità e la creatività dei soggetti economici. In quella anglosassone, invece, sempre più caratterizzata da uno "stile" analitico\ la ricerca del funzionamento oggettivo del sistema economico rigetta un'analisi del comportamento individuale distinta, e indipendente, dalle dinamiche delle macrograndezze economiche.
984 6263 - PublicationIl patriarcato di Aquileia: l'evoluzione dei poteri locali (1250 - 1420)(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Zacchigna, MicheleIl connotato signorile dell'aristocrazia friulana sembra generalmente risolversi nell'esercizio di alcune attribuzioni giurisdizionali esercitate su scala territoriale assai ridotta. In realtà il ruolo egemonico della nobiltà "castellana" poggiava in prevalenza sull'elemento patrimoniale, fonte, di per sé, di larghe ramificazioni di sapore clientelare presso la popolazione rurale. Non sempre, per altro, vi fu stretta convergenza territoriale fra diritti di giustizia e patrimonio fondiario; in molti casi quest'ultimo si configurava secondo zone di insistenza che esorbitavano decisamente dai luoghi di radicamento militare e "signorile" . Bertrando respinse l'idea di legittimare senz'altro un disegno distributivo delle influenze inteso nel senso della acquisizione definitiva. Né riteneva si dovesse trattare con la componente aristocratica senza l'intervento di un momento istituzionale in grado di limitarne l'autonomia e di controllarne i comportamenti. Sulla scia degli orientamenti che avevano guidato la politica torriana Bertrando continuò a considerare l'emergenza udinese e la tradizione di servizio dei Savorgnano come un nucleo di potere di straordinaria incidenza per coordinare in senso centralistico il disegno dei poteri locali. Nella ricerca di soluzioni orientate ad incrementare il peso del potere patriarchino nella società friulana, il patriarca privilegiava di norma il momento alto e risolutivo della risorsa politico-militare piuttosto che la progressiva costruzione di una rete di aderenze larga e capillare, ma variamente frammista al sistema delle influenze aristocratiche. Per l'impostazione di fondo, l'intervento bertrandiano doveva scontare, d'altra parte, tutti i rischi connessi ad una destabilizzazione radicale delle gerarchie di potere - tanto fra i nobiles quanto fra le comunitates - e l'eventualità di una frattura "critica" con lo schieramento avverso.
708 1672 - PublicationLa contabilità a partita doppia e la "razionalità " economica occidentale: Max Weber e Jack Goody(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Todeschini, GiacomoIn una prospettiva più sequenziale di quanto a volte non si sia immaginato, già nei suoi scritti sull'etica protestante, Weber aveva osservato che con i calvinisti inglesi "la vecchia immagine medievale (già presente nell'antichità) della tenuta dei conti da parte di Dio, arrivava . . . fino al caratteristico cattivo gusto di paragonare il rapporto del peccatore con Dio al rapporto di un cliente con lo 'shopkeeper', il padrone di una bottega: una volta che uno si è indebitato, potrà con l'importo di tutti i suoi guadagni, pagare, al massimo, gli interessi decorrenti, ma mai la somma principale dovuta". Stabilita questa rapida messa a fuoco, sembra di poter affermare che la problematica impostata da Goody intorno alla nozione di "razionalità occidentale" a suo dire rintracciabile negli scritti weberiani, appare interamente fondata tanto su una lettura affrettata del magma testuale weberiano quanto su una concettualizzazione di "razionalità" economica ben difficile, in se stessa, da accettare. Più dell'affermazione del fatto che il nesso fra religione ed affari non fu una esclusività dell'Occidente europeo, e che, per esempio, lo si rintraccia benissimo anche nell'Egitto medievale, sembrerebbe di maggior significato l'individuazione dei percorsi specificamente storici, dei vocabolari tecnici in grado di restituirei spiegandocela, l'interazione rituale e politico-religiosa, dunque culturalmente particolare, fra persone e istituzioni europee o non europee, impegnate dall'azione economica o dalla previsione finanziaria o dalla memorizzazione contabile.
732 1774 - PublicationUna lettera di esortazione alla "viva fede" in Gesù Cristo nell'Istria di metà Cinquecento(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Del Col, AndreaLa lettera è oggi conservata nella busta 4, nella quale sono raccolti in modo un po' caotico documenti e fascicoli processuali, che vanno dal gennaio del 1545 al 1568, collegati in certo modo alle vicende di Pier Paolo Vergerio, vescovo di Capodistria, processato dal nunzio apostolico Giovanni Della Casa per eresia dal 2 gennaio 1545 all'agosto del 1547, condannato definitivamente dal papa come eretico formale alla privazione del vescovato nel giugno del 1549, e a quelle di molti istriani che furono processati contemporaneamente e dopo di lui. L'ordinamento del fondo Inquisizione li considerò un blocco unico riguardante il Vergerio, ma in realtà si tratta di cause giuridicamente distinte e cronologicamente distanti. La lettera indirizzata da Ioseph da Faenza "Al pr.te (?) ser Zuane de Bertuci de ser Nicolò, suo in Christo fratello", a Pirano, si trova nel fascicolo archivistico "Pier Paolo Vergerio. Taidino Giovanni prete, Zanoni Giorgio, Greco Giorgio, Mercanzutti Giorgio, Tessaro Biagio, Castagna Marco, De Vittori Bono, Da Paderno Giuseppe, De Zanotti Giovanni, Valtollina Veronesa, Da Lesina Giovanni", secondo quanto sta scritto sulla camicia.
499 1247 - PublicationIl Generale e il professore. Roma-Lubiana 1942(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Sala, TeodoroDurante l'estate del 1942 l'XI Corpo d'armata scatenò la sua offensiva mettendo a ferro e fuoco la Slovenia annessa. Fungeva da vademecum la circolare di Roatta: esecuzioni sommarie anche collettive, incendio di centri abitati, deportazione di nuclei sempre più consistenti di civili, distruzione di opere pubbliche, requisizioni di bestiame e derrate, furono all'ordine del giorno. Impegnati nelle operazioni sessantamila soldati di quattro divisioni più complementi. Il comandante del Corpo d'armata, generale Mario Robotti, era un piemontese tutto d'un pezzo. Seppe rendere ancor più draconiane le disposizioni del suo superiore Roatta. Passato alla storia per un suo commento durante il ciclo operativo ("Si ammazza troppo poco") aveva raccomandato sin dall'inizio.
627 3681 - PublicationNel nome di san Francesco: riflessioni su un recente volume(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Dolso, Maria TeresaRicorda giustamente Giovanni Miccoli nella Prefazione al volume, "gli studi francescani costituiscono da alcuni decenni un settore tra i più vivaci e fecondi della medievistica italiana e internazionale come non manca di osservare Merlo a chiosa delle indicazioni bibliografiche che concludono l'opera, "gli studi francescani hanno raggiunto negli ultimi anni un'estensione pressoché sterminata". Frutto di riflessioni, elaborazioni, proposte storiografiche maturate in un fecondo iter di ricerca personale, e altrettanto attento a registrare le più significative e recenti linee storiografiche, il volume di Merlo ripercorre i primi tre secoli di vita dell'Ordine offrendone una efficace ricostruzione. È proprio nella 'lunga durata' che si può cogliere - e l'autore lo fa con l'acutezza che lo contraddistingue - la peculiarità, l'unicità, direi quasi, del 'fenomeno minoritico'. Solidamente costruita in sei capitoli che segnano non solo le fondamentali scansioni cronologiche ma anche e soprattutto, direi, le tappe caratterizzanti il percorso dell'Ordine - sia sotto il profilo istituzionale, sia sotto il profilo della sua identità - la 'sintesi' di Merlo si completa con un quadro bibliografico che privilegia la più recente storiografia, italiana e straniera, pur non escludendo i rimandi a quelle opere divenute ormai 'classiche'.
593 1057 - PublicationGli inventari dei palazzi vescovili della Lombardia spagnola e austriaca: contributo alla storia civile ed ecclesiastica del XVII e XVIII secolo(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Donati, ClaudioDalla lettura del libro di Labrot escono confermate e rafforzate due ipotesi, e cioè che nell'arco temporale compreso tra fine Cinquecento e metà Settecento sia cresciuta la consapevolezza da parte dei vescovi dell'importanza della propria posizione e del proprio ruolo nell'ambito delle istituzioni ecclesiastiche cattoliche, e che al tempo stesso questo fenomeno debba essere considerato come la manifestazione di un più generale processo di egemonia monarchico-nobiliare, caratterizzante quei due secoli della storia europea. A questi temi ho dedicato nel corso degli anni più di una ricerca, tra cui mi è caro ricordare qui il saggio La Chiesa di Roma tra antico regime e riforme settecentesche, che è comparso nel volume nono degli Annali della Storia d'Italia Einaudi, curato con passione e rigore da Giorgio Chittolini e da Giovanni Miccoli. Col presente contributo vorrei sviluppare qualche ulteriore riflessione, prendendo spunto proprio dalle caratteristiche strutturali e dalle trasformazioni intervenute all'interno delle dimore episcopali fra XVII e XVIII secolo.
895 633 - PublicationIntroduzione. Giovanni Miccoli e i (quasi) trent'anni del corso di Laurea in Storia a Trieste(EUT Edizioni Università di Trieste, 2004)Abbattista, Guido
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