Scienze politiche e sociali
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Browsing Scienze politiche e sociali by Subject "Asia centrale"
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- PublicationLa competizione geopolitica in Asia centrale: l'Unione Europea e le sue potenziali ambizioni strategiche(Università degli studi di Trieste, 2009-03-03)
;Indeo, FabioPagnini, Maria PaolaLa presente tesi di dottorato riflette l’esigenza di approfondire l’analisi della situazione geopolitica che caratterizza l’Asia centrale, in considerazione della rilevanza strategica che questa regione ha progressivamente assunto nello scacchiere delle relazioni internazionali. Infatti, dal raggiungimento dell’indipendenza nazionale nel 1991 la regione centroasiatica ha attirato gli interessi di molteplici stati all’interno di una competizione geopolitica che è stata definita con eccessiva enfasi come una riproposizione in chiave moderna del “Grande Gioco” del XIX secolo: ciononostante, l’importanza strategica dell’Asia centrale – alla quale contribuisce in larga parte la sua posizione geografica di centralità e di vicinanza alle due superpotenze regionali Cina e Russia – viene evidenziata in relazione a determinate problematiche, le cui ripercussioni producono effetti oltre i confini regionali. Tra queste, il problema della sicurezza e della stabilità politica - alimentato dalla minaccia destabilizzante dell’islamismo radicale e del terrorismo internazionale – le cui ripercussioni si riflettono sia sul piano internazionale che su quello interno alle singole repubbliche. Tuttavia, gli interessi prioritari degli stati interessati ad accrescere la loro influenza in Asia centrale si focalizzano sulle risorse energetiche e sulle potenzialmente vaste riserve di idrocarburi da sfruttare: la questione della sicurezza energetica e della diversificazione delle fonti di approvvigionamento sono progressivamente divenuti obiettivi strategici nelle politiche degli stati, la cui importanza cresce parallelamente all’aumento della domanda di gas e petrolio per sostenere lo sviluppo delle loro economie nazionali. Le prospettive di sfruttamento delle immense riserve in gas e petrolio presenti nel sottosuolo di Turkmenistan e Kazakistan (e, in misura inferiore, Uzbekistan) e la possibilità di trasportare gli idrocarburi attraverso la creazione di un sistema di pipelines (gasdotti ed oleodotti) alternative a quelle che attraversano il territorio russo, hanno innescato un intensa competizione che ha coinvolto numerosi attori statali regionali ed internazionali, ciascuno dei quali portatore di interessi e strategie divergenti, le repubbliche centroasiatiche – che perseguivano i propri obiettivi e strategie in politica estera – e attori non statali come le compagnie energetiche internazionali, le cui finalità prettamente economico-commerciali erano spesso in contrasto con gli interessi politici espressi dagli stati di riferimento. Questa ricerca intende porre in evidenza gli interessi politico-economico-energetici che hanno determinato il coinvolgimento di Russia, Cina, Unione Europea e Stati Uniti nello scacchiere geopolitico centroasiatico, e quali strategie e politiche abbiano adottato le repubbliche centroasiatiche al fine di bilanciare questa influenza esterna con gli obiettivi connessi alle loro scelte politiche ed economiche nazionali. In questo scenario, risulta importante analizzare in prospettiva futura il ruolo che l’Unione Europea potrà rivestire nei prossimi anni nella regione, a seguito dell’adozione della “Strategia europea per una nuova partnership con l’Asia centrale” relativamente al periodo 2007-2013. Il problema della sicurezza energetica europea e della diversificazione degli approvvigionamenti (per attenuare la dipendenza dalla Russia) renderanno necessario un maggior coinvolgimento dell’Unione Europea in Asia centrale, per assicurarsi una crescente influenza e un maggiore peso politico: il successo di questa strategia dipenderà dalla capacità europea di adottare una politica centroasiatica comune e condivisa, in un contesto attualmente caratterizzato dalla posizione di predominio economico e politico assunta da Cina e Russia e dalla connotazione fortemente autoritaria che accomuna i governanti centroasiatici. Nel primo capitolo viene trattato il tema della riconfigurazione geopolitica della regione centroasiatica dal 1991 sino agli sviluppi recenti: l’indipendenza nazionale raggiunta dalle repubbliche musulmane ex sovietiche e la minaccia di una potenziale instabilità provocata dal vacuum di potere dovuto alla dissoluzione dell’URSS, creava uno spazio d’azione per una molteplicità di stati che – per finalità politiche, interessi economico-energetici, motivazioni legate ad esigenze di sicurezza regionale o alla condivisione di legami etnico-linguistico-culturali – intendevano influenzare l’evoluzione politica nella regione centroasiatica, rafforzando la propria posizione geopolitica nello scacchiere internazionale. Russia, Stati Uniti e Cina si sono affermate come i principali attori di questa competizione geopolitica, nella quale hanno perseguito le loro finalità di politica estera. Il secondo capitolo è incentrato sulle problematiche di carattere economico, di politica interna ed estera, di sicurezza militare che le cinque repubbliche centroasiatiche hanno dovuto affrontare nei 18 anni di indipendenza nazionale. L’analisi si concentrerà prevalentemente su Kazakistan, Turkmenistan ed Uzbekistan, dato l’importante ruolo assunto nel contesto politico regionale e soprattutto per l’importanza delle loro riserve energetiche: verranno affrontate le questioni inerenti la collocazione geografica delle riserve, le vie di esportazione esistenti e i progetti di diversificazione in atto che accentuano ulteriormente la competizione energetica tra Cina, Russia e occidente. La tematica affrontata nel terzo capitolo riguarda le relazioni tra l’Unione Europea e l’Asia centrale sino all’adozione nel 2007 della nuova strategia europea. Viene evidenziato come la mancanza di una strategia politica condivisa dell’Unione Europea nel suo complesso e il prevalere dei singoli interessi strategici degli stati nazionali abbia contribuito a relegare l’Unione Europea in una posizione secondaria e subordinata in relazione alla competizione geopolitica nella regione centroasiatica. In ambito energetico, verrà dimostrato come la divergenza tra gli interessi e le strategie perseguite dalle compagnie petrolifere europee nel contesto centroasiatico e gli obiettivi energetici comunitari perseguiti dall’Unione impediscano l’adozione di una comune strategia energetica nei confronti della regione e di realizzare la priorità della diversificazione delle fonti di approvvigionamento, per ridurre la dipendenza dalle importazioni russe e rafforzare la propria sicurezza energetica. Nel quarto capitolo, l’analisi si focalizza sullo scenario geopolitico contemporaneo della regione centroasiatica, con riferimento sia alla situazione interna delle repubbliche centroasiatiche, sia in relazione alla costante mutazione dei rapporti di forza ed influenza che coinvolgono Russia, Unione Europea, Cina, Stati Uniti. Uno degli obiettivi perseguiti in questo capitolo è quello di valutare le possibilità dell’Unione Europea di legittimarsi come attore geopolitico influente nella regione. Con l’adozione della “Strategia per una nuova partnership tra Unione Europea ed Asia centrale”, per il periodo 2007-2013, l’Unione Europea si è dotata di un potenziale strumento d’influenza politica ed economica attraverso il quale approfondire, rafforzare e razionalizzare le relazioni e le forme di cooperazione con le cinque repubbliche centroasiatiche. Questa nuova politica centroasiatica impone all’Unione Europea il compito di affrontare le principali problematiche che gravano sullo sviluppo della regione, elaborando dei piani per misurarsi ad esempio con la riproposizione del problema legato all’instabilità dei confini, la mancanza di una cooperazione e di un integrazione economica a carattere regionale, la necessità di promuovere un processo di democratizzazione in ambito politico, economico e sociale. Anche in questo quarto capitolo, la tematica inerente la questione energetica e il rafforzamento della cooperazione euro-asiatica in questo ambito assume una rilevanza particolare, considerato che questa rappresenta una delle finalità alla base della strategia europea. L’ambizione dell’Unione Europea a legittimarsi come attore geopolitico nello scenario centroasiatico è fortemente connessa allo sviluppo delle relazioni con Cina e Russia, che mantengono la regione sotto la loro sfera d’influenza politica, economica e militare: per quanto riguarda le possibilità di successo della strategia europea, queste dipendono dalla capacità dell’Unione Europea di realizzare l’auspicabile equilibrio tra il perseguimento degli interessi energetici e la necessaria promozione delle tematiche della democratizzazione e della tutela dei diritti umani.1912 6284 - PublicationGeopolitica di una regione transfrontaliera: il regionalismo culturale della Valle del Fergana(Università degli studi di Trieste, 2011-04-29)
;Damiani, Isabella ;Gasparini, Alberto ;Bettoni, Giuseppe ;Cocco, EmilioGiblin, BeatriceLo scopo di questa ricerca di dottorato è l’analisi geopolitica di una regione transfrontaliera dell’Asia centrale: la valle del Fergana. Tre anni di ricerca sul campo: l’analisi delle frontiere di questa regione attualmente divisa politicamente tra Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan, la cartografia analitica, le osservazioni, le interviste alla popolazione e agli esperti, la ricerca nelle biblioteche della regione, nella capitale dell’Uzbekistan, Tashkent (presso l’Istituto Francese di Studi sull’Asia centrale – IFEAC) e la ricerca svolta in Francia principalmente presso l’Istituto Francese di Geopolitica (IFG) e la Biblioteca Nazionale di Francia (BNF), sono gli strumenti che hanno permesso lo studio di questo territorio. Il principale obiettivo del lavoro è l’analisi delle rivalità di potere della valle del Fergana. Grazie alla sua fertilità e alla sua importante posizione strategica all’interno del contesto geopolitico centrasiatico, il bacino del Fergana è stato e continua tuttora ad essere una posta in gioco ambita da differenti attori territoriali. La rivalità di potere tra i diversi attori si gioca soprattutto sullo scenario transfrontaliero della regione. Il secondo scopo di questa ricerca è la presentazione e la valutazione di un particolare attore territoriale della valle, il Regionalismo culturale. La parte introduttiva della ricerca si concentrerà su una presentazione del contesto centrasiatico e sulle peculiarità derivanti dalle sue frontiere. In seguito verrà introdotta la “posta in gioco” Fergana con le sue risorse fisiche ed economiche al fine di legittimare l’importanza del territorio. Infine l’introduzione si concluderà con la teoria geopolitica: il perché della scelta della scuola di geopolitica del geografo francese Yves Lacoste per questa ricerca e una prima analisi dello spazio Fergana come regione divisa tra confine e frontiera. Il lavoro è strutturato in due grandi parti. La prima, più teorica, è relativa all’analisi dei tre attori territoriali. Le rappresentazioni dei differenti attori che verranno presentate, non seguiranno un ordine cronologico, ma un ordine concettuale: eventi simultanei verranno dunque analizzati non nello stesso momento, perché relativi a rappresentazioni differenti del territorio Fergana. Il primo capitolo è consacrato all’attore Nazione. Con questa espressione si intende non solo l’attore Stato-Nazione in sé, o meglio gli Stati-Nazione (Uzbekistan, Tagikistan e Kirghizistan), ma anche la Nazione come idea, come politica nazionalistica applicata ad un territorio. La valle del Fergana è diventata una regione transfrontaliera da quando, negli anni ’20, fu divisa tra i tre Stati, allora all’interno della Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS). Negli anni ’90, in seguito alla caduta dell’URSS, il Fergana divenne una regione divisa da frontiere non più interne ma internazionali. Questo capitolo ha come scopo l’analisi di tutte le rappresentazioni dell’attore Nazione per quanto riguarda il contesto Fergana, dalla sua nascita (anni ’20) fino all’indipendenza delle Repubbliche (anni ’90). Sicuramente la rappresentazione più importante da analizzare è quella della creazione delle sue frontiere. L’attore Nazione è senza dubbio l’attore geopolitico più importante anche perché quello più legittimato in questo contesto territoriale. Il capitolo approfondirà anche le relazioni tra i differenti Stati-Nazione che rappresentano allo stesso tempo: un unico attore (contro la Religione e il Regionalismo culturale) e tre attori differenti quando competono tra loro per il territorio Fergana. Il secondo attore è la Religione. La valle del Fergana è una delle aree centrasiatiche più credenti e praticanti e la religione islamica ha sempre avuto un ruolo importante nella gestione della società ferganiana. Verrà proposta un’analisi di tutte le rappresentazioni della religione nel Fergana: il sufismo autoctono con un’analisi sulla geografia sacra dei luoghi ferganiani importanti per questa corrente dell’Islam; l’Islam tradizionale del periodo sovietico, divenuto un’arma legale utilizzata da Mosca per combattere l’ortodossia religiosa sufi del Fergana; il fondamentalismo wahabbita degli ultimi anni importato dall’Afghanistan, dal Pakistan, dall’Arabia Saudita, come conseguenza dell’invasione sovietica dell’Afghanistan del 1979 e dunque in seguito all’incontro tra i musulmani sovietici e i mujaheddin afgani. In seguito verrà analizzato come le differenti varianti dell’attore Religione si sono opposte, negli anni, all’attore Nazione per il controllo del potere e delle risorse del territorio Fergana. Un fenomeno particolarmente analizzato sarà la politicizzazione dell’attore Religione e come questa politicizzazione ha portato l’attore in questione ad essere l’elemento protagonista di numerosi eventi nel Fergana. Il terzo attore è il Regionalismo culturale. Con questa espressione si fa riferimento all’identità geo-culturale di questo insieme regionale che persiste nonostante le pressioni nazionalistiche e religiose. La valle del Fergana è sempre stata un insieme geografico, politico, sociale, malgrado negli ultimi secoli la sua popolazione si è sempre distinta per il suo alto livello di multietnicità e di disomogeneità linguistica. Questo però, non ha impedito un’amalgamazione sociale di tale popolazione che ha sempre considerato la multietnicità come la normalità e ha sempre attribuito ad ogni “etnia” un ruolo sociale integrato all’interno del sistema Fergana. Popolazioni di lingua e cultura persiana e sedentaria e popolazioni di lingua e cultura turca, sedentaria o nomade hanno sempre condiviso, ognuna con il proprio ruolo sociale, una vita comunitaria all’interno della regione e questa è sicuramente la caratteristica principale del Regionalismo culturale del Fergana. Questo equilibrio cambiò con la perdita di sovranità politica della regione, con l’istituzione dei nazionalismi e la conseguente spartizione della regione tra tre dei cinque nuovi Stati nazionali dell’Asia centrale sovietica. In questo capitolo verranno analizzate le principali rappresentazioni nel tempo dell’attore Regionalismo culturale e come esso si sia opposto agli altri attori territoriali, soprattutto all’attore Nazione. La seconda parte di questo lavoro è stata dedicata all'impatto che gli attori territoriali hanno oggi nella valle del Fergana, soprattutto nelle sue aree di frontiera. Questa parte è il risultato delle interviste e delle osservazioni sul campo effettuate in Asia centrale e in particolare nel Fergana nelle spedizioni del 2007, 2009 e del 2010. Nel primo capitolo verrà analizzata la frontiera di questa regione dal punto di vista teorico, in particolar modo con l'analisi del Fergana come" prima o ultima linea di difesa". Nel secondo capitolo, all'interno di un contesto di base: la differenza tra la frontiera all'epoca sovietica e all'epoca dell'indipendenza, ci sarà un approfondimento della definizione di frontiera centrasiatica, l'esame della burocrazia di frontiera, del posto di blocco e dei documenti del soggetto transfrontaliero. Saranno trattate, inoltre, le tematiche relative alle relazioni commerciali transfrontaliere, come i "tre" Fergana riescono ancora ad interagire malgrado la crescente rigidità delle frontiere e verranno studiate le relazioni sociali transfrontaliere sempre all'interno del panorama ferganiano di oggi. In questo contesto, verranno considerate le interviste svolte nel Fergana, le opinioni riguardo le difficoltà di passaggio e di comunicazione nella valle ed analizzeremo la presenza dei tre attori geopolitici che tuttora giocano un ruolo fondamentale nelle relazioni e nei conflitti di frontiera. Il terzo capitolo sarà dedicato ai centri urbani del Fergana; la loro storia, il rapporto dei ferganiani con le città e soprattutto le rappresentazioni interne ed esterne che i centri urbani hanno assunto all'interno di una regione oggi del tutto transfrontaliera. Il quarto capitolo si concentrerà sulle evoluzioni demografiche della popolazione: il Fergana, che durante gli anni zaristi e sovietici era terra di immigrazione, con l'indipendenza e dunque con la concretizzazione delle frontiere, si ritrova terra di emigrazione. Il quinto capitolo sarà dedicato al Fergana delle infrastrutture: come la strada ferrata e la rete stradale influiscono e sono influenzate dalle mutazioni frontaliere di questa regione. Il sesto capitolo riprenderà degli interrogativi teorici posti all'inizio del lavoro, con un analisi conclusiva sull'odierno "Fergana delle frontiere". La conclusione di questa ricerca, in realtà, è una vero e proprio capitolo di analisi, dove si farà il punto della situazione e si constaterà la persistenza dell'attore Regionalismo culturale, la sua evoluzione e il suo rapporto attuale con gli altri attori geopolitici. Un punto di arrivo fondamentale della ricerca è il fatto che la regione Fergana è cambiata, sotto differenti punti di vista e la popolazione ferganiana ha nuovi punti di riferimento culturali, politici e sociali. Differenti forme politiche e nuove strutture culturali hanno portato la popolazione del Fergana, nel tempo, a mutare la propria immagine e la propria identità: "russa, musulmana, ferganiana", in seguito "sovietica, uzbeca (o tagica o kirghiza), atea, ferganiana" e infine "uzbeca (o tagica o kirghiza), laica, ferganiana". Il territorio, le sue frontiere e la società che lo abita sono cambiati, ma vedremo che, nonostante i forti ostacoli posti dall'attore Nazione, il Regionalismo culturale riuscirà a sopravvivere, adattandosi alle nuove tendenze e ai nuovi modi di interpretare il Fergana. Come ultimo studio sul territorio, faremo degli esempi riguardanti gli eventi più recenti concernenti il Fergana (massacro di Andijan nel 2005, scontri ad Osh nel giugno 2010) ed analizzeremo questi fenomeni alla luce delle rivalità di potere geopolitiche che ancora persistono nella regione.2141 5099
