05 Piccolo dizionario dei verbi procomplementari

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Alla domanda “hai la macchina?”, nessun parlante di madrelingua italiana risponderebbe “sì, l’ho”: l’unica soluzione accettabile è “sì, ce l’ho”. A scuola impariamo che l’ è il pronome la, che sostituisce “la macchina”. Ma che cosa è ce? A che cosa serve? Perché è praticamente obbligatorio? E come si scrive: “ci ho fame”, “c’ho fame” o “ciò fame?”. Perché starci significa “avere abbastanza posto in un luogo” (siediti, ci stai anche tu!), ma anche “essere d’accordo” (ci stai a fare uno scherzo a Carlo?). Quella dei “procomplementari” è una particolare classe che prevede la presenza di uno o più pronomi deboli accanto al verbo. Talvolta questi pronomi sono obbligatori, come in “piantala di dire sciocchezze!”, in altri casi sono ridondanti e possono essere omessi, per es. “ci credi agli oroscopi?” La presenza dei pronomi può modificare leggermente il significato del verbo di base (basta! me ne vado!) oppure renderlo del tutto irriconoscibile, come in “non ne posso più delle tue bugie!” Insomma, i verbi procomplementari formano un gruppo numeroso e composito, molto presente nell’italiano quotidiano: per questo motivo meritano un dizionario completamente dedicato a loro.

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