Moltitudini di impronte

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Kanizsa, erede di un sapere che attraverso Musatti e Benussi risale alla Gestalttheorie, è interessato alla "grammatica del vedere" cosi come titola il suo famoso libro di studi e ricerche sulla percezione visiva. Parallelamente alla ricerca scientifica si dedica all'attività grafica dove l'interesse per il "vedere" si esplica attraverso,”l'esplorazione delle regole percettive che stanno alla base del sottile e problematico rapporto tra operatore e osservatore". Nel suo fare pittorico la distinzione tra vedere e pensare diviene un continuum. Il processo primario del fare che provoca il vedere, prende forma attraverso il processo secondario dell'immaginare. L'immaginazione, attraverso il gesto ripetuto che deraglia nella reiterazione del segno, permette l’attribuzione di un senso alla superficie texturale che si è originata. Il suo personale linguaggio pittorico esula da qualsiasi moda o corrente artistica e rimane costante e omogeneo negli anni. […] Da un nucleo originario ora all'interno del campo, ora centro ora fuori centro, si origina la forma che, come soggetta a crescita organica, dilatandosi secondo una simmetria che si svolge per rotazione segno dopo segno o espandendosi, dà la sensazione di una necessaria continuità dell'immagine, oltre il limite della tela, all'infinito.

(dalla premessa di Elettra Soresini)

Gaetano Kanizsa, (1913-1993) lascia Trieste per laurearsi a Padova con Cesare L. Musatti. Nel 1953 la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Trieste lo chiama a ricoprire la cattedra di Psicologia, che Kanizsa terrà fino al 1983. Fondatore della scuola triestina di psicologia sperimentale, è internazionalmente noto per l’acutezza delle sue indagini fenomenologiche sulla percezione e sul pensiero. I lavori principali sono raccolti in Organization in Vision (1979), pubblicato in italiano con il titolo Grammatica del vedere (1980), e in Vedere e pensare (1991).

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