Aquileia Nostra 87 (2016)
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Claudio Zaccaria
Silvio Panciera (Venezia, 21 marzo 1933 - Roma, 16 agosto 2016)
Armando De Guio
“Archeologia della Guerra”: caro nonno ti scrivo
Fabrizio Bisconti
Arte cristiana ad Aquileia nella tarda antichità. Diario di viaggio
Diana Dobreva, Sabrina Zago
Lucerne tripolitane ad Aquileia
Esteban Noce
Supervivencias paganas en la Antigüedad Tardía: el testimonio del Sermo II de Cromacio de Aquileya
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Recent Submissions
- PublicationSupervivencias paganas en la Antigüedad Tardía: el testimonio del Sermo II de Cromacio de Aquileya(2016)Noce, EstebanLa tesis de acuerdo a la cual la expansión del cristianismo al interior del Imperio romano se hallaba consumada ya en el curso del siglo IV predominó desde el período patrístico hasta hace tiempos relativamente recientes. Solo unas pocas décadas atrás la historiografía ha cuestionado tal perspectiva. En efecto, a partir del análisis de numerosos testimonios literarios, legislativos, arqueológicos y epigráficos, diversos estudios han destacado ciertas dificultades enfrentadas por la Iglesia en su proceso expansivo. Entre ellas, un lugar destacado ha merecido la problemática de la supervivencia del paganismo. El objetivo de este trabajo es contribuir a la consolidación de este paradigma crítico llamando la atención sobre la necesidad de incorporar la obra de Cromacio de Aquileya al conjunto de referentes eclesiásticos cuyos escritos testifican la vitalidad del paganismo durante la Antigüedad Tardía. A tal fin, se analizará su Sermo II en estrecha relación con el contexto social y religioso que los documentos arqueológicos y epigráficos permiten reconstruir para Aquileya y sus alrededores hacia finales del siglo IV y comienzos del V.
4 23 - PublicationLucerne tripolitane ad Aquileia(2016)
;Dobreva, DianaZago, SabrinaIl presente contributo affronta lo studio di alcuni frammenti di lucerne di produzione tripolitana rinvenute ad Aquileia in occasione di studi recenti. Il nucleo proviene sia da vecchi scavi di emergenza (scavi per la realizzazione delle moderne fognature, 1968-1972), sia dai più recenti scavi della domus c.d. di Tito Macro nei Fondi ex Cossar. Alla luce dei nuovi dati si è colta l’occasione per tornare a interrogarsi circa la presenza di tali oggetti in area alto adriatica. L’analisi tipologica è stata accompagnata da un’indagine sulla diffusione di tale classe nell’intero bacino mediterraneo che ha consentito di formulare alcune ipotesi sui possibili percorsi commerciali che hanno portato questi oggetti ad Aquileia oltre ad evidenziare il ruolo redistributivo della città per i centri dell’entroterra.14 33 - PublicationArte cristiana ad Aquileia nella tarda antichità. Diario di viaggio(2016)Bisconti, FabrizioDa molti anni frequento “archeologicamente” la città antica di Aquileia, per conoscerne l’evoluzione, attraverso le manifestazioni figurative. Il percorso ha interessato prima le espressioni simboliche e, in particolare, il mito “cristianizzato” della fenice e poi la materia cosmica, così come emerge dalle decorazioni pavimentali musive dei cd. oratori, ovvero dei triclini delle domus tardoantiche, e delle due aule del complesso teodoriano. Ma la mia curiositas mi ha accompagnato anche verso il mondo funerario, ossia verso le incisioni figurate, poste a commento iconografico delle lapidi cristiane.
21 56 - PublicationImpero tardo romano e impero coloniale francese: una connessione balcanica intorno alla prima guerra mondiale(2016)Baric, DanielNegli anni precedenti la prima guerra mondiale, una serie di pubblicazioni apparve in Francia con lo scopo di presentare al pubblico francese l’importanza degli scavi archeologici eseguiti allora in Dalmazia. Siccome la Dalmazia era allora una provincia della monarchia asburgica, alleata della Germania, l’archeologia fu un modo di esaminare la situazione in una prospettiva anche politica. Édouard Maury e Charles Diehl prepararono l’impresa ambiziosa di Ernest Hébrard e Jacques Zeiller, i quali avrebbero pubblicato nel 1912 un’opera fondamentale sul Palazzo di Diocleziano. Con questo studio Hébrard e Zeiller impressero un’impronta durevole sul loro lavoro successivo durante e dopo la guerra, amalgamando tematiche tardo antiche e coloniali.
12 20 - Publication“Archeologia della Guerra”: caro nonno ti scrivo(2016)De Guio, ArmandoLa Grande Guerra e lo studio archeologico a essa connesso si pongono come linea di demarcazione tra un passato ancora piuttosto distante a livello cognitivo, una più vicina e tangibile (e talvolta emotiva) Archeologia del Nonno e la concezione di una ancor più recente Archeologia (o meglio etnoarcheologia) di Noi in cui, non solo il record archeologico eco/ manu-fattuale risulta riscontrabile, ma l’aspetto cognitivo assume un ruolo fondamentale intorno all’individuo stesso (mentefatti) in relazione alla società e al territorio. In questo senso, l’archeologia della Prima Guerra Mondiale permette di tracciare un parallelismo tra il Post Traumatic Stess Disorder sofferto dai reduci con le trasformazioni fisiche subite dai paesaggi del fronte (warscape), talvolta ancora in atto come processi formativi del record. L’approccio caratteristico intrapreso nello studio di questo paesaggio pluristratificato si può impostare su due linee guida principali: un’Archeologia della Guerra in senso stretto, il cui target di indagine sono proprio le evidenze della Grande Guerra, e un’Archeologia attraverso la Guerra, in cui i mutamenti del paesaggio indotti dall’impatto bellico forniscono delle “finestre preferenziali” (finestre stratigrafche) per lo studio di un passato più remoto. In entrambi gli approcci (talvolta separati solo dal punto di vista teorico) il bagaglio tecnico-metodologico applicativo risulta omogeneo prediligendo una politica del Minimum Tillage (impatto/intrusività minimi) sul record, preferenzialmente attraverso il telerilevamento, la ricognizione di superficie, le prospezioni e le analisi di laboratorio tutte in un’ottica High Tech/ Low Cost. Infine vengono proposti cinque differenti casi di studio esemplificativi dei differenti obiettivi perseguibili attraverso l’indagine dei contesti della Prima Guerra Mondiale in un’ottica che spazia dalla ricerca scientifica, alla tutela di un paesaggio in continuo mutamento/ sparizione, fino alla valorizzazione di aree marginali con il coinvolgimento delle comunità locali (Archeologia Pubblica, Archeologia Comunitaria, Archeologia Partecipatoria/Archeologia per lo Sviluppo).
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