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Recent Submissions

Now showing 1 - 5 of 12
  • Publication
    Prospero. Rivista di letterature e culture straniere N° XXII - MMXVII
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2017)
    Prospero. Rivista di letterature e culture straniere è una rivista annuale a stampa e online ad accesso aperto del Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Trieste (DiSU), pubblicata dal 1994 presso la casa editrice EUT Edizioni Università di Trieste. È apparsa in precedenza con il complemento di titolo Rivista di letterature e civiltà Anglo-germaniche e, dal 2005 al 2011, con quello di Rivista di Letterature straniere, Comparatistica e Studi culturali. La rivista pubblica contributi originali dedicati alle letterature di lingua inglese, tedesca e francese. Prospero ospita contributi inediti di studiosi italiani e stranieri che pongono il testo letterario e l’analisi testuale al centro di più ampie riflessioni di carattere ermeneutico, filologico e storico-culturale. In particolare, si apre alle convergenze di carattere interdisciplinare e transdisciplinare tra la letteratura e gli altri saperi. Numeri monografici curati da guest editors italiani e stranieri su temi specifici si alternano a numeri miscellanei.
      357  2459
  • Publication
    Questioning Legacies, Fashioning the Postcolonial Self: A Reading of James Gregory’s "Goodbye Bafana: Nelson Mandela, My Prisoner, My Friend"
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2017)
    Giovannelli, Laura
    This paper deals with the topic of reconciliation and nation building in postapartheid South Africa by focusing on James Gregory’s memoir "Goodbye Bafana: Nelson Mandela, My Prisoner, My Friend". Written in collaboration with British journalist Bob Graham and strategically published in 1995, when Mandela’s iconic status as ‘Father of the Nation’ was at its highest, this book tells the exemplary conversion story of one of Madiba’s prison guards during his long years of incarceration. It shows how the racist Afrikaner warder turned into a sympathetic confidant and friend through the epiphanic discovery of the moral stature and commendable humanity of the ‘black terrorist’. While considering the vexed question of "Goodbye Bafana"’s historical reliability and controversial reception, especially in South Africa, my aim is to better investigate the discursive policy, semantic layers, and identity-construction strategies in a work that has been so far largely neglected by critics. Via his self-portrayal as a ‘redeemed Afrikaner’ (and Graham’s mediating voice), Gregory appears to promote solidarity, social repair, and a new sense of community belonging.
      442  722
  • Publication
    Face aux “ Épiciers du roman ” Raymond Guérin dit son mot. Relecture de l’œuvre : Alceste revisité à travers sa propre critique
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2017)
    Corona, René
    Raymond Guérin (1905-1955) is a mordant author who at first disappeared to resurface again later on, thanks to an enlightened academic critique and by the word-of-mouth of his fond readers. A successful author in the years before the war, and a scandalous one after the war ("L’apprenti"), each and every book he published offers us a new writer, and a different style. His career comes to an end quite briskly, alas, with his masterpiece "Les Poulpes", which is today almost impossible to find. A friend of Henri Calet, Jean Grenier, Marcel Arland, Curzio Malaparte but of Jean Paulhan too, he is a writer endowed with a great style, capable of mixing linguistic registers, making use of an acrid sarcasm at its extreme. In a small book, published in 1948 (and republished in 1997), "Un romancier dit son mot", Guérin offers us a personal, intimate, unapologizing view on his work and on novel in general. Such a view is intentionally critical, explicative, and decidedly outside the rules. Guérin was a caustic, provocative, anti-conformist spirit, a sort of Girondist Alceste, truthful to his friends and ready to use his venom in his dialectic attack against his foes. He represents nonetheless a figure of a tormented artist, conscious of his talent, intolerant to criticism and yet open to discussion. The project will build its investigation from this book, in order to reconstruct the atmosphere of the period of its writing, and the points of view of a rather important - however undervalued - epoch as far as the novel goes. His grievances against a certain type of critique, which he deems as close-minded, will allow us to better grasp his vision about writing. Such a perspective will moreover turn this book into a sort of ‘anti-systemic’ pamphlet, which may shed light on the reasons why some 1950’s authors (that the research will also address) had disappeared from the literary scene to reappear once again only in the 1980s.
      331  585
  • Publication
    Pragmatica e genere: la ustopia ecocritica di Margaret Atwood
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2017)
    Del Villano, Bianca
    Che rilevanza può avere la categorizzazione del genere rispetto alla funzione sociale dei romanzi e come può riscrivere la relazione tra estetica e socialità? In una linea di analisi che legge la comunicazione estetica in chiave pragmatica, il presente saggio si interrogherà su tale questione a partire dalla querelle che la pubblicazione della Maddaddam Trilogy di Margaret Atwood ha innescato. "Oryx and Crake" (2003), "The Year of the Flood" (2009) e "MaddAddam" (2013) definiscono una critica alla realtà contemporanea, concentrandosi sugli azzardi dell’ingegneria genetica e sul problema dell’inquinamento, ed esprimendo istanze che nel dibattito attuale sull’ecologia possono senza dubbio essere definite ecocritiche. Tuttavia, a una inequivocabile decodificazione tematica non ha fatto riscontro una altrettanto chiara decodificazione del genere cui la trilogia vada ricondotta. Le rivendicazioni della scrittrice sull’appartenenza dei tre romanzi alla speculative fiction – interessata alle possibili e plausibili degenerazioni della realtà condivisa da autrice e lettore – piuttosto che alla fantascienza – incentrata sul racconto di mondi lontani e impossibili – hanno provocato una polemica con Ursula Le Guin, che a una prima lettura sembra ripresentare antichi ma non superati pregiudizi sulla letterarietà di generi ipercodificati come la fantascienza. Eppure, inquadrando la questione in una griglia metodologica ispirata alla Pragmatica, sia il problema della ipercodificazione, sia l’operazione di riformulazione e aggiornamento dei codici di genere operata da Atwood, possono assumere una diversa rilevanza. Dopo aver ripercorso le tappe della querelle e aver illustrato le principali linee pragmatiche sul genere, il presente studio discuterà anche il modo in cui le specificità tematiche e formali della trilogia la rendano una delle più recenti tappe evolutive del filone distopico occidentale. L’ultima sezione sarà dedicata all’analisi di "The Year of the Flood", in relazione al particolare uso del/i genere/i.
      734  585
  • Publication
    Notes on Contributors
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2017)
      195  116