Futuribili. Rivista di studi sul futuro e di previsione sociale. 2020, n. 1/2, Vol. XXV

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    Futuribili. Rivista di studi sul futuro e di previsione sociale. Vol. XXV, nn. 1/2, 2020
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2020)
    Questo numero di FUTURIBILI tratta di due macro-temi e di cinque grandi problemi per il futuro. I due macro-temi riguardano anzitutto i significati e i valori: di grandi civiltà dell’Oriente e dell’Occidente, dell’Europa vista da dentro e da fuori, e della “Grande Guerra Patriottica” della Russia. Il secondo macro-tema riguarda i “Piani Marshall” economici delle aree ricche a favore (ma anche e/o inconsapevolmente a sfavore) dei paesi poveri. Un’altra parte di questo numero di FUTURIBILI tratta di “quattro grandi problemi” per il futuro. Essi riguardano la nuova cultura che viene dalle nuove tecnologie e il potere conseguente, la seconda rivoluzione della longevità espressa dagli anziani, il ruolo dei presupposti nelle scienze sociali, come si realizza “l’osare” delle strategie per cambiare il clima e l’ambiente, e infine l’espansione dell’umanità terrestre verso la Luna e le tecnologie che la permettono. Ovviamente questi “grandi problemi” possono essere affrontati in un lungo lasso di tempo, compreso nel corrente Ventunesimo secolo, almeno secondo alcuni autori di questa parte. La terza parte di questo FUTURIBILI tratta delle possibilità e delle difficoltà di realizzare i Piani Marshall delle aree ricche a favore (e a sfavore) dei paesi poveri.
      88  2799
  • Publication
    Palestinian refugee camps in Lebanon: Closed spaces, exceptional disciplinary spaces, following Foucault’s approach
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2020)
    Fashtangi, Mitra
    The paper explores the closed spaces of Palestinian refugee camps in Lebanon as exceptional disciplinary spaces and how living conditions are reduced to bare life in closed spaces. The disciplinary space of Palestinian refugees is explained through the lens of Foucault’s theory in the form of the plague-stricken town – a metaphor of exceptional disciplinary space. It discusses the methods of strict spatial partitioning – in which the spaces create segregation, immobility, marginalizing of one group or population – throughout the history of the Palestinians’ exile. It also analyzes how tense physical discipline increases bodily surveillance and control. The Palestinian docile-body in such an immobile space is undeniable; the Palestinian docile-body is explained through cheap labour in Lebanon. Then, the bio-powers with different strategies either by law, violence or humanitarian actions lead to the exclusionary process of Palestinian refugees. The next point of the paper is about the impact of disciplinary spaces on the Palestinians’ everyday life in which their life is reduced to the bare bones. This bare life is explained through urban and social exclusion that are both factors of basic rights. In the dimension of urban exclusion the author focuses on how the lack of urban public space affects the socio-economic status of the refugees. FAFO’s (Fagbe-vaegelsens Forsknings/Institute for Applied Social Science) survey regarding the basic status of the Palestinian refugees shows that the percentage of poverty in closed disciplinary spaces is higher in comparison with open spaces. The general conclusion is that discipline in Pales-tinian refugee camps fails to produce better economy, education and better society through the controlling of the body and space. Therefore, as long as the typology of disciplinary power and its techniques is systematically “keeping one group of people in the space of exception”, structural violence will be created and structural violence is equal to the violation of human rights in Palestinian refugee camps in Lebanon.
      253  193
  • Publication
    Mostar e il ragazzo selvaggio: una chiave di interpretazione
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2020)
    Tarlao, Giulio
    ella ex Iugoslavia degli anni ’90 sono state combattute le uniche guerre “tradizionali” che si siano avute sul continente europeo dopo il 1945. Pertanto i Balcani, ed in particolare la martoriata Bosnia Erzegovina di quegli anni, sono stati naturale ogget-to di interrogazione e anche di indagine scientifica per cercare di capire i motivi per cui dopo decenni di coesistenza pacifica i vari gruppi etnici siano venuti alle armi, e soprattutto per contribuire a dare a questa area un assetto che potesse prevenire nuovi conflitti. Per questo motivo una ricerca sociologica sulle relazioni tra diverse comunità nel Cantone di Mostar è risultata particolarmente preziosa. Nell’articolo che segue dunque vengono sinteticamente presentate le risultanze di quel fieldwork, che anche se non recente pare rappresentare una situazione per certi versi ancora valida oggi, in cui ricompaiono inconfessabili piani per una nuova spartizione del precario edificio prodotto a Dayton 25 anni fa. Ma l’ambizione di questo testo è di presentare tali risultanze secondo una peculiare ottica, che ha come fo-cus il modo in cui la cosiddetta Comunità internazionale, e quindi nello specifico le classi dirigenti dei Paesi occidentali, tendono a vedere le popolazioni balcaniche. Tale approccio, che usa la vicenda reale di uno scienziato francese del Settecento, ci permette di analizzare non solo la realtà di Mostar di questi anni, ma anche disvela come funzionano le scienze sociali della Modernità, nei loro utili punti di forza, ma anche nei loro magari inconsa-pevoli pregiudizi.
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  • Publication
    Le prospettive di cooperazione economica con i paesi dell’ex-Jugoslavia nel quadro di un nuovo “Piano Marshall”
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2020)
    Paníc, Milan
    ;
    Fabretti, Emanuela (Trad. di)
    L’analisi si sviluppa sulla base del riconoscimento della centralità dell’e-conomia nella vita di un paese. Nell’intera Europa sud-orientale l’economia è stata total-mente sconvolta a seguito della guerra civile nell’ex-Jugoslavia e ciò ha comportato grandi perdite economiche e sofferenze a tutti i paesi. L’autore esorta una pianificazione imme-diata delle azioni per ricostruire un’economia integrata e globale nell’intera regione, come base per una pace stabile e d1uratura. In particolare, sollecita la UE ad avviare questa iniziativa, auspicando la formazione di una sorta di nuovo “Piano Marshall”. La UE ha non solo la conoscenza che deriva dall’esperienza nell’integrare economie separate, ma anche l’interesse politico, finanziario e di sicurezza, nonché l’affluenza economica per farsi promotrice di una tale iniziativa.
      238  154
  • Publication
    The Marshall Plan with Africa. An approach to the implementation of the Agenda 2030?!
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2020)
    Radermacher, Franz Josef
    The text discusses the Agenda 2030, the so-called Sustainable Development Goals (SDGs) of the United Nations and their chances of implementation. The text does not agree on praising the SDGs, but rather sees them in some sense as a step backwards compared to the Millennium Development Goals (MDGs), because they make it easier for rich coun-tries to concentrate on their own problems instead of tackling the major global sustainability challenges in international cooperation. From the author’s point of view, the implementation chances for the SDGs are not high. Consideration is then given to whether a Marshall Plan with Africa would offer an opportunity to push forward the implementation of the SDGs, particularly in the case of Africa, where the greatest challenges exist. In fact, a Marshall Plan offers these opportunities, but here again the question arises whether such a plan will ever be implemented. The recently launched “Development and Climate Alliance” of the German Federal Ministry for Economic Cooperation and Development (BMZ) suggests a way in which a multi-stakeholder initiative could possibly lead to an approach of promoting a Marshall Plan with Africa and other related international developments, thus making a substantial contribution to the implementation of the SDGs. The text discusses the topics mentioned and related questions.
      194  117