Traduzione, società e cultura - 07

Details

Università degli Studi di Trieste

Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori


TRADUZIONE, SOCIETÀ E CULTURA N°7 (1997)




La traduzione, si sa, è un luogo di incontro-scontro tra sistemi linguistici e soprattutto culturali diversi, dove la figura del traduttore è centrale in quanto, con la sua sensibilità di bilingue e la sua competenza in entrambe le culture, questi deve cercare di trasmettere ai destinatari della traduzione non solo un testo 'adeguato' dal punto di vista del contenuto referenziale ma anche un'immagine della cultura di partenza il meno possibile distorta dai preconcetti e dagli stereotipi spesso già esistenti nei confronti di quella cultura e, a livello più o meno inconscio, nella mente dei destinatari del testo di arrivo. Uno dei risultati, a mio parere, più interessanti dell'indagine effettuata nei due contributi scritti alla serie presente è che la traduzione viene vista in entrambi i casi come un'attività sociale importante, dove il traduttore ha il potere di manipolare (anche a livello inconscio) il linguaggio a suo piacimento per fini totalmente opposti fra loro quali la perpetuazione del pregiudizio nei confronti di un'altra cultura nel primo caso e l'integrazione di modi diversi di intendere la vita sociale nel secondo.


Il curatore della Serie, Federica Scarpa



Browse

Recent Submissions

Now showing 1 - 3 of 3
  • Publication
    Traduzione, società e cultura N. 7
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 1997)
    Argenton, Elena
    ;
    Tortoriello, Adriana
      635  1334
  • Publication
    Semiotica e traduzione testuale: un'ipotesi di lavoro
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 1997)
    Tortoriello, Adriana
    La traduzione di un testo teatrale pone il traduttore di fronte a una problematica estremamente complessa che, data la natura di questo tipo di testo, trascende le difficoltà legate alla traduzione del testo letterario: la complessità semiotica del testo teatrale, infatti, lo differenzia notevolmente da un testo 'chiuso' ed autoreferente, come ad esempio il romanzo, e ne fa un testo che porta inscritte in sé le proprie determinazioni sceniche già a partire dalla pagina scritta, e che di conseguenza è stato sovente definito 'incompleto' o 'potenziale', ossia non pienamente realizzato se non a livello di messa in scena. Attraverso l'applicazione di criteri di analisi già sperimentati in ambito monolingue dai semiotici del testo teatrale, si vedrà appunto come il traduttore possa ottenere una serie di indicazioni che gli permettano di elaborare una griglia di riferimento tramite cui potersi confrontare in maniera diretta e consapevole con un testo che, pur essendo riconducibile al testo letterario 'tout court', resta pur sempre un testo scritto la cui traduzione risulterà in un altro testo scritto. Si vuole qui dimostrare che un'analisi volta a identificare la specificità del linguaggio teatrale, e le funzioni svolte all'interno di tale testo dal codice linguistico, può in effetti rappresentare anche per il traduttore di teatro un utile strumento metodologico, un punto di partenza in base al quale elaborare una scala di priorità per il suo lavoro di trasferimento.
      1074  4168
  • Publication
    L'Italia della criminalità organizzata e della corruzione: un'indagine sugli italianismi nella stampa di lingua inglese
    (Cleup Editrice - Padova, 1997)
    Argenton, Elena
    La storia contemporanea del malaffare in Italia ha avuto un'enorme risonanza anche nella stampa estera, come l'aumentato numero di articoli riguardanti il nostro Paese sui principali quotidiani e settimanali europei e americani può testimoniare. Dalla fine del secondo conflitto mondiale, l'Italia non aveva forse mai suscitato tanto interesse all'estero. Infatti, anche se è vero che i mass media internazionali non avevano mancato di segnalare le tragedie legate alle stragi e alle imprese del terrorismo e della mafia, è anche vero che si era sempre trattato di un'attenzione del tutto episodica. Probabilmente ha ragione Paolo Galimberti quando osserva su la Repubblica (28/2/92) che un'unica eccezione al generalizzato oblio che ha circondato la vita politica del nostro Paese è rappresentata da un breve periodo nell'estate del 1976 quando la possibilità del sorpasso elettorale del PCI sulla DC aveva richiamato a Roma numerosissimi cronisti e commentatori un po' da tutto il mondo. Ma dal 1992 in poi, e sopratlutto nel biennio che stiamo prendendo in considerazione, l'atteggiamento della stampa internazionale è cambiato. Premesso che i dati emersi da una ricerca effettuata su un corpus di articoli pubblicati nel corso di un biennio (per un totale di 77.240 parole circa) non possono di per sé permettere di trarre delle conclusioni generali sul fenomeno, si riassumeranno i principali risultati ottenuti poiché essi forniscono, comunque, delle indicazioni utili sulla natura, frequenza e modalità d'impiego degli italianismi nel linguaggio giornalistico anglosassone.
      1644  1209