02 Archivio delle filosofe 2
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- PublicationAngela Putino (1946-2007)(2024)Tarantino, StefaniaTra le più originali femministe italiane nonché raffinata studiosa e lettrice di Spinoza, Simone Weil, Jacques Lacan, Georges Dumézil, Michel Foucault, Marguerite Duras, Ingeborg Bachmann, spicca il nome di Angela Putino. Nata a Napoli, sotto il segno dell’ariete, nel 1946, il suo percorso di vita e di ricerca è stato caratterizzato, sin dai primissimi esordi, da uno sconfinato amore per la vita e per la realtà colta e pensata nella sua bellezza e nella sua tragicità. La sua corporatura esile e sottile non era in contrasto con la trasparenza brillante della sua mente, abitata da colpi di genio e da una lingua tagliente ed eloquente. Proveniente da una famiglia della media borghesia napoletana, aveva scelto di vivere in una casa piena di gatti, circondata da un verde carico di alberi di limone e di camelie e che abbracciava, con lo sguardo, il ventre fecondo del golfo di Napoli. Iscrittasi alla Facoltà di Filosofia, si era laureata con Pietro Piovani all’Università degli studi di Napoli “Federico II”, discutendo una tesi sul pensiero esistenzialista di Karl Jaspers. Il suo impegno teorico non è stato mai separato dalla militanza politica e da una partecipazione attiva ai fermenti culturali ed espressivi che attraversavano la sua città. Dal disagio vissuto dai disoccupati, alle contestazioni sull’aumento continuo del costo della vita, alla critica dell’assetto neoliberale dell’economia fino alle ingiustizie perpetrate sulle donne, sia a livello istituzionale che sociale, Angela Putino era protagonista delle lotte che caratterizzavano il suo presente. Così, aveva preso parte ai movimenti interni al Sessantotto ma senza mai prendere tessere di nessun partito e, solo dieci anni più tardi aderendo a quelli legati al femminismo. In particolare, la lettura di Speculum di Luce Irigaray (1975) e de La Signora del gioco di Luisa Muraro (1976), segnarono profondamente la sua svolta all’insegna del femminismo. Negli anni ‘70 le furono assegnati i primi incarichi all’Università degli studi di Napoli “Federico II” e, in seguito, all’Università degli studi di Salerno dove, prima come ricercatrice e poi come professoressa associata, insegnerà “Bioetica e filosofia del linguaggio e della scienza” fino alla fine della sua vita.
16 - PublicationCarol Gilligan (1936-)(2024)Manzione, ClaudiaIl presente profilo si propone di esaminare la vita, le opere e il pensiero della psicologa e femminista statunitense Carol Gilligan (1936-), ponendo in evidenza il modo in cui ella ha rivoluzionato il panorama della psicologia dello sviluppo e della filosofia morale, sfidando l’idea tradizionale secondo cui le voci delle donne e delle ragazze potessero essere trascurate nella formazione delle teorie morali. Ponendosi in maniera critica nei confronti del lavoro degli psicologi Lawrence Kohlberg ed Erik Erikson, ha sostenuto che le bambine e le giovani donne potevano essere portatrici di elementi di notevole interesse per il modo in cui tutte e tutti – come esseri umani – concepiamo la moralità. Nota per essere l’iniziatrice di quel paradigma morale di matrice femminista conosciuto come Etica della Cura, l’obiettivo di Gilligan – nonostante ella riparta dall’ascolto e dallo studio delle voci delle bambine, delle ragazze e delle giovani donne – non è stato, come pure taluni hanno erroneamente sostenuto, offrire sic et simpliciter una seconda voce per la morale che si declini al femminile. Rifuggendo posizioni di carattere squisitamente essenzialista, l’obiettivo che ha perseguito – come si vuole far emergere da questo profilo – è stato quello di porre la concretezza in luogo dell’astrattezza, la connessione in vece del distacco, la relazione contrariamente all’isolamento al centro della riflessione sulla moralità, delle forme della nostra convivenza e della relazione le/gli une/i con le/gli altre/i. Lungi dall’essere un’etica “femminile”, quella di Gilligan – come ella ha recentemente sostenuto in In a Human Voice – si configura come un’etica dal carattere antipatriarcale e, pertanto, democratica, poiché in grado di parlare alle necessità, ai bisogni e ai cambiamenti del tempo presente, offrendo un approccio in grado di riflettere sulla complessità degli sfondi all’interno dei quali ci situiamo e delle molte relazioni che intrecciamo.
11 - PublicationCarla Lonzi (1931-1982)(2024)Moretti, LorenzaLa presente voce intende offrire un quadro della vita, delle opere e del pensiero di Carla Lonzi (1931-1982), critica d’arte, scrittrice, poeta e pensatrice attiva nel contesto femminista italiano dal 1970 fino al 1982. Pur tenendo presente come Lonzi non abbia mai accettato la definizione di teorica, né tantomeno di filosofa del femminismo, in questo contributo si tenterà di illuminare gli aspetti della sua riflessione più propriamente filosofici. Ad ogni modo, l’analisi del portato filosofico dei concetti che emergono da una rilettura dell’intera opera di Lonzi proseguirà in modo da non tradire quello stretto legame fra esistenza e pensiero a cui l’autrice ha affidato la verità e il senso del suo femminismo. Lonzi è considerata una delle prime e più importanti teoriche del femminismo italiano: le idee e le pratiche che ha portato avanti, insieme al gruppo di Rivolta Femminile, hanno influenzato largamente le vicende e le autorappresentazioni del femminismo di quegli anni in Italia. Da un punto di vista di elaborazione filosofica, Lonzi si è impegnata nella contestazione di una prospettiva emancipazionista – intesa come la maschera attraverso cui si riconferma l’inferiorità della donna, proponendo il suo ingresso all’interno della società «a titolo di uguaglianza» rispetto a un modello maschile – e nella critica della cultura patriarcale e di quei suoi rappresentanti che non hanno delineato nessuna possibilità di liberazione per la donna dalla sua oppressione materiale, sociale, sessuale e simbolica – come nel caso di Hegel e Freud – o che, se l’hanno fatto, l’hanno concepita come subordinata alla liberazione della parte più economicamente sfruttata dell’umanità maschile, come nel caso di Marx, Engels e Lenin. Pur nella consapevolezza che l’autenticità rappresenta un processo – un «logorare continuamente i legami inconsci col mondo maschile vivendoli e prendendone coscienza» – e non un fine, Lonzi indica in tale momento della «deculturizzazione» una tappa preliminare imprescindibile perché si dia l’autocoscienza. In ultima istanza, attraverso la sua opera e attraverso la sua esistenza, Lonzi offre una testimonianza delle possibilità conoscitive che vengono da un femminismo di tipo autocoscienziale, intendendo con esso il perseguimento di una forma di «contatto vero, mai avuto prima con donne non identificate nella cultura, che però sono alla ricerca di una loro cultura» . Una cultura che sia autonoma rispetto all’ordine simbolico dominante, in cui si produca un soggetto femminile attraverso il “partire da sé” e in cui l’essere donna, da dato materiale, accidentale, si faccia coscienza e mediazione fra sé e il mondo.
8 - PublicationRuth Barcan Marcus (1921 - 2012)(2024)Morato, VittorioRuth Barcan Marcus (New York 1921 - New Haven 2012) può essere considerata come la pioniera degli studi sulla logica modale quantificata, ossia quei sistemi di logica che integrano logica modale proposizionale e teoria della quantificazione. I suoi risultati tecnici, ottenuti già negli anni '40 del '900 e le sue seguenti riflessioni filosofiche sui fondamenti di questi sistemi, a partire dagli anni '60, hanno contribuito enormemente al dibattito sulla filosofia della modalità e hanno costituito una chiara, anche se non sempre adeguatamente riconosciuta, anticipazione di molti aspetti del dibattito successivo. Esemplari, da questo punto di vista, sono le tesi che Barcan Marcus ha difeso su temi quali la necessità dell’identità, la distinzione tra nominazione e descrizione, la relazione tra necessità ed essenza. Oltre a questioni legate alla modalità, Barcan Marcus ha fornito numerosi contributi anche in altre aree del dibattito filosofico, come la teoria della razionalità – difendendo una concezione non linguistica della credenza e delle sue attribuzioni – e la filosofia morale – difendendo un approccio realista ai dilemmi morali che non ne preveda la dissoluzione.
8 - PublicationGertrude Elizabeth Margaret Anscombe (1919-2001)(2024)Davies, RichardGertrude Elizabeth Margaret Anscombe (1919-2001) studia e insegna filosofia alle università di Oxford e Cambridge. Allieva e amica di Ludwig Wittgenstein, cura e traduce in inglese molte delle sue opere rimaste inedite, a partire dalle Ricerche filosofiche (1953), e pubblica diversi lavori ispirati al suo pensiero, tra cui un’introduzione al Tractatus (1958). Il lavoro più influente di Anscombe è senz’altro il volumetto Intention (1956), che fornisce un’analisi, in parte grammaticale ma applicata a casi concreti, delle locuzioni affini a ‘A intende fare x’, ‘A sta facendo x con l’intenzione di fare y’ e ‘A sta facendo x intenzionalmente’. La motivazione dietro a questo sforzo è quella di individuare il senso in cui il Presidente Truman si è reso un criminale di guerra ordinando i bombardamenti atomici sul Giappone nel 1945. Pur non essendo pacifista, Anscombe aveva già applicato le categorie tradizionali della guerra giusta anche all’ingresso dell’Inghilterra nella Seconda Guerra Mondiale (1939). Le sue riflessioni sull’etica trovano espressione complessiva nell’articolo del 1958 La filosofia morale moderna, dove l’autrice liquida la tradizione di pensiero morale dai tempi di Hume e Kant e suggerisce, tra le vie percorribili, un ritorno alle categorie delle virtù così come si trovano nel pensiero di Aristotele. Questo suggerimento ha condotto il mondo anglofono a riflettere nuovamente sull’importanza della nozione di carattere nella valutazione morale delle azioni e delle persone. Oltre a questioni con ricadute direttamente morali, Anscombe si è occupata di questioni esegetiche nella storia della filosofia, a partire da Parmenide, e di problemi di filosofia della mente, come quella dello statuto logico della parola ‘io’, oppure del rapporto tra causalità e determinismo (si veda la sua Prolusione come Professore a Cambridge nel 1971), finendo per mettere in scacco la nozione di causa espressa come una legge di natura della forma ‘ogni volta che si verifica una causa c, ne consegue un effetto e’: interferenze possono infatti essere sempre in agguato.
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