in/Tigor 13 Errico Malatesta. Note per un diritto anarchico

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Se respingiamo la legge lo facciamo per raggiungere qualcosa di meglio; con questa lapidaria frase Errico Malatesta nel 1925 evidenzia come certa esegesi del pensiero anarchico, protesa a dipingerlo come una teoria anti-sociale che vorrebbe espungere ogni forma di regolamentazione dal contesto comunitario, sia lontana dalla realtà. Malatesta in particolare e l’anarchismo in generale non negano la necessità di una forma di regolamentazione giuridica dei rapporti sociali, ciò che aspramente criticano e combattono sono le forme di regolamentazione eteronome, che la modernità politica ha prodotto e che vedono nella compagnie statuale il proprio indiscutibile fulcro. Gli studî qui presentati tendono a proporre una lettura del pensiero anarchico che evidenzi, a partire dalle riflessioni malatestiane, l’intimo ed inscindibile rapporto fra anarchismo e diritto. Un pensiero anarchico quello qui tratteggiato, il quale, più che proteso a portare agli estremi limiti le prospettive politiche moderne (in primis il liberalismo), appare ricollegabile a forme di speculazione riconducibili alla grecità classica, ove emerge una contrapposizione irriducibile fra rapporto politico e rapporto dispotico. L’anarchismo, pur sorgendo in epoca moderna, appare dunque pensiero anti-moderno in quanto radicale critica delle forme politiche che dalla modernità sorgono.

Marco Cossutta, dottore di ricerca in Filosofia del Diritto, è professore associato di Filosofia del diritto nell’Università degli Studi di Trieste. Membro del Collegio dei Docenti della Scuola di dottorato in Giurisprudenza con sede amministrativa presso l’Università degli Studi di Padova, è socio fondatore del Cermeg FVG. Autore di numerose pubblicazioni di carattere filosofico-giuridico, è direttore scientifico di “Tigor. Rivista di scienze della comunicazione”. Per le EUT Edizioni Università di Trieste ha pubblicato recentemente i volumi Interpretazione ed esperienza giuridica. Sulle declinazioni dell’interpretazione giuridica: a partire dall’uso alternativo del diritto (2011). Interpretazione ed esperienza giuridica. Sulla critica della concezione meccanicistica dell’attività interpretativa (2011). Interpretazione ed esperienza giuridica. Sull’interpretazione creativa nella società pluralista (2012). Diritti fondamentali e diritti sociali (2012).

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    Errico Malatesta. Note per un diritto anarchico
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2015)
    Cossutta, Marco
    Se respingiamo la legge lo facciamo per raggiungere qualcosa di meglio; con questa lapidaria frase Errico Malatesta nel 1925 evidenzia come certa esegesi del pensiero anarchico, protesa a dipingerlo come una teoria anti-sociale che vorrebbe espungere ogni forma di regolamentazione dal contesto comunitario, sia lontana dalla realtà. Malatesta in particolare e l’anarchismo in generale non negano la necessità di una forma di regolamentazione giuridica dei rapporti sociali, ciò che aspramente criticano e combattono sono le forme di regolamentazione eteronome, che la modernità politica ha prodotto e che vedono nella compagnie statuale il proprio indiscutibile fulcro. Gli studî qui presentati tendono a proporre una lettura del pensiero anarchico che evidenzi, a partire dalle riflessioni malatestiane, l’intimo ed inscindibile rapporto fra anarchismo e diritto. Un pensiero anarchico quello qui tratteggiato, il quale, più che proteso a portare agli estremi limiti le prospettive politiche moderne (in "primis" il liberalismo), appare ricollegabile a forme di speculazione riconducibili alla grecità classica, ove emerge una contrapposizione irriducibile fra rapporto politico e rapporto dispotico. L’anarchismo, pur sorgendo in epoca moderna, appare dunque pensiero "anti"-moderno in quanto radicale critica delle forme politiche che dalla modernità sorgono.
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