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Trieste e il Mare. Orientamento, navigazione, pensiero
Kirchmayr, Raoul
2012
Abstract
La ricostruzione mitica del proprio passato ha spinto Trieste a separarsi dal Mare
e a radicarsi alla Terra. Il Mare è divenuto così immagine del passato trascorso,
Sehnsucht che è pure amore per l’Altro da sé. Nella lirica In riva al mare Saba restituisce
il rapporto ambiguo fra Trieste e il Mare. Nell’angoscia la città scopre l’immagine
di sé e non può difendersi dall’angoscia se non ritrovando il Mare come
proprio elemento. Ritornare al Mare significa riprendere a navigare e a orientarsi
tra l’unità e la molteplicità: Trieste è isola che desidera confini sicuri e arcipelago
composto da altre Isole al suo interno. Riattivare la relazione con il Mare significa
ricollegare tra loro le isole che compongono l’arcipelago frastagliato della città.
L’apertura al Mare comporta di per sé il rischio del polemos, unica rotta pensabile
affinché la città ritrovi la propria ragione storica e riscriva il mito che la irretisce.
Questa ulteriore possibilità di pensiero non si disgiunge da un modo differente
di abitare la Terra e di viaggiare per Mare. Lo spazio per un altro ethos dell’abitare
viene qui indicato con la parola “deriva”.
Publisher
EUT Edizioni Università di Trieste
Source
Raoul Kirchmayr, "Trieste e il Mare. Orientamento, navigazione, pensiero", in: C. Ferrini, R. Gefter Wondrich, P. Quazzolo, A. Zoppellari (a cura di), "Civiltà del mare e navigazioni interculturali: sponde d’Europa e l’ “isola” Trieste", Trieste, EUT Edizioni Università di Trieste, 2012, pp. 188-199
Languages
it
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