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L'"Italia d'Oltremare": razzismo e costruzione dell'alterità africana negli articoli etnografici e nel romanzo "I prigionieri del sole"
Kapelj, Sara
2012-03-16
Abstract
L’intento del mio lavoro è quello di offrire una presentazione e una lettura di una rivista, «L’Italia d’Oltremare», che uscì a Roma tra la fine del 1936 e il settembre del 1943. Si tratta di un quindicinale, diretto da Osea Felici e parzialmente finanziato dal Ministero delle colonie, che aveva come scopo dichiarato quello di avvicinare gli italiani alle questioni legate al neonato “impero coloniale” in Africa.
Questa rivista, pur presentando alcune caratteristiche che la rendono degna di attenzione per il posto che occupa nella storia del colonialismo e del razzismo nella cultura italiana, non è mai stata studiata in modo sistematico.
A differenza di altre testate dell’epoca, «L’Italia d’Oltremare» non fa riferimenti specifici ad atteggiamenti o posizioni dichiaratamente razziste, eppure tali discorsi si insinuano sottilmente tra le pagine acquisendo forza e rilevanza significative. Questo periodico, dunque, pur non offrendo ai propri lettori degli articoli in cui si faceva esplicitamente riferimento alle teorie e alle politiche razziali elaborate e messe in atto dal regime, riuscì ugualmente a diffondere stereotipi e luoghi comuni sugli abitanti dell’Africa in grado di incrementare sentimenti razzisti e di spiegare il senso e la necessità delle leggi razziali. Lo scopo di questo mio lavoro è quello di analizzare e riflettere sul modo in cui tutto questo riuscì a farsi strada, sulle diverse modalità di discorso adottate nei diversi articoli e dai diversi autori che scrissero sulle pagine dell’«Italia d’Oltremare», sulle costruzioni narrative che riuscirono a mettere in atto dispositivi di legittimazione del razzismo, senza per questo aderirvi apertamente.
Il primo capitolo è dedicato alla presentazione della storia, degli obiettivi e degli argomenti dell’«Italia d’Oltremare». In un primo momento, fornisco dei “dati tecnici” funzionali sia alla lettura della rivista stessa sia alla sua contestualizzazione all’interno del panorama giornalistico contemporaneo. Successivamente, attraverso l’analisi del primo articolo pubblicato (La consegna), illustro gli obiettivi che il direttore e i redattori perseguivano. Infine, propongo una divisione degli articoli in cinque categorie: politica, economia, cronaca, cultura ed etnografia. Di queste, le prime quattro vengono considerate in questo capitolo, mentre, agli articoli etnografici è dedicata la parte successiva. La classificazione degli articoli in categorie tematiche mi permette da un lato di esporre gli argomenti trattati nel corso degli otto anni di vita del periodico, dall’altro di dimostrare come il tema del razzismo, pur non venendo affrontato da un gruppo specifico di scritti, attraversasse tutte le categorie individuate. Infatti, la rivista di Felici non insiste esplicitamente sull’immoralità della pratica del madamato, sull’accusa di «lesione del prestigio di razza» o sulle relative sanzioni previste dalla legge. Tuttavia, gli articoli di qualsiasi categoria sono pieni di riferimenti volti a sottolineare l’inferiorità razziale dei neri. Tale inferiorità assume una duplice funzione: giustificare il colonialismo e scongiurare il pericolo della contaminazione razziale.
Nella seconda parte, mi concentro sugli articoli di argomento etnografico dell’«Italia d’Oltremare». Questo gruppo di articoli rappresenta il canale principale attraverso il quale la rivista di Felici veicolò sentimenti razzisti nei confronti delle popolazioni delle colonie. Dopo aver parlato del ruolo che il fascismo assegnò all’etnografia, presento i temi e i toni di un dibattito che si sviluppò tra il 1940 e il 1941 tra le pagine della rivista, a proposito del ruolo che questa disciplina avrebbe dovuto assumere in relazione alle politiche coloniali. Infine, illustro in che modo, attraverso quali immagini e con quali stratagemmi stilistici, gli autori degli articoli etnografici costruirono l’ambiente coloniale e i suoi abitanti. Le descrizioni etnografiche ripropongono in una veste “scientifica” idee e immagini dell’alterità africana già consolidate all’interno del senso comune.
L’ultima parte di questo lavoro si concentra sull’analisi dei Prigionieri del sole (Vita dei concessionari di Genale), il romanzo di Dante Saccani, la cui prima parte è uscita a puntate sull’«Italia d’Oltremare» nel 1939. Dopo aver individuato le caratteristiche principali dei romanzi coloniali degli anni Trenta, cerco di inserire I prigionieri del sole all’interno del panorama letterario rappresentato da queste opere. Infine, mi concentro sul ruolo giocato dal razzismo che, nell’opera di Saccani, non solo determina le caratteristiche dei personaggi, ma svolge anche una funzione narrativa. Anche il romanzo, come gli articoli etnografici, ha, quindi, contribuito a diffondere un’immagine degradante degli abitanti delle colonie, costruita in opposizione a quella del uomo nuovo fascista e volta a consolidare negli italiani la certezza della propria superiorità razziale.
Siccome la versione integrale del romanzo di Saccani non è mai uscita in volume, riporto in una prima appendice la parte dei Prigionieri del sole pubblicata dell’«Italia d’Oltremare», mentre, in una seconda appendice, pubblico gli indici complessivi della rivista, suddivisi per anno e per numero.
Insegnamento
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Università degli studi di Trieste
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