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Lichens as indicators of ecological continuity in subalpine forests case studies in the Paneveggio Forest (NE Italy)
Licheni come indicatori di continuità ecologica in foreste subalpine: casi di studio nella Foresta di Paneveggio (NE Italia)
Nascimbene, Juri
2008-04-15
Abstract
In the Italian Alps subalpine forests are still intensively managed for timber production. The increasing interest on near-to-nature silvicolture has favoured a scientific-based and multi-purpose management approach whose models are often developed on the basis of ecological studies in the remnant near-natural sites. This could apply also to lichens, whose role in biodiversity conservation in subalpine coniferous forests of the Italian Alps is still largely unknown. Thus, testing the relations between tree parameters, the availability of different types of Coarse Woody Debris (CWD) in different decay stages and the richness and composition of lichen communities in near-natural stands could be a first step to gather information for forest managers interested in conservation and in biodiversity assessment and monitoring. This thesis summarize the results of four case studies, carried out in near-natural sites in the Paneveggio Forest (NE Italy). They were focused on the evaluation of the influence of tree age and age-related parameters and CWD in shaping species richness and composition of lichen communities.
In two complemetary sections the influence of forest management on epiphytic lichens and the suitability of a standard assessment of lichen diversity to predict total species richness are also evaluated.
Tree-level lichen diversity and composition proved to be related to the main features of the trees such as age and size. Several lichens, including nationally rare species, are related to old trees (more than 200 years old), which are normally absent in managed forests. The macrolichen Letharia vulpina, which is a relatively dispersal limited species related to old-trees is suggested as a potential indicator of tree growth continuity. Its use as an indicator species is strongly enhanced since it is easily identifiable by non-specialists.
Also CWD has an important role for lichen diversity in subalpine forests. Stumps, which are the main type of available CWD in managed stands, host several nationally rare species, which are related to different stages of wood decay. However, the presence of different types of CWD in different decay stages proved to enhance several nationally rare species, indicating that the retention of logs, snags and stumps should be included in management plans aiming at improving naturalistic silvicolture in the Alps.
The relations between lichen communities and some structural features of mature forests such as over-mature trees and different types of CWD in different decay stages suggest their suitability for evaluating tree growth- and forest continuity, and conservation importance of subalpine forests of the Alps. Lichens should be therefore included in the framework of indicators which are used to evaluate the effectiveness of forest management for biodiversity conservation in the Alps.
Nelle Alpi italiane le foreste subalpine di conifere sono ancora intensamente utilizzate per la produzione di legname. Il crescente interesse verso la selvicoltura naturalistica ha tuttavia favorito un approccio gestionale polifunzionale i cui modelli sono spesso sviluppati sulla base di studi ecologici condotti nei pochi siti prossimo-naturali ancora rimasti. Questo approccio ben si adatta ai licheni, il cui ruolo nella conservazione della biodiversità nelle foreste subalpine a conifere delle Alpi italiane è ancora poco conosciuto. Pertanto, testare le relazioni tra le caratteristiche degli alberi, la disponibilità di diversi tipi di legno morto in diversi stadi di decomposizione e la ricchezza e composizione delle comunità licheniche in siti prossimo-naturali rappresenta un primo contributo all’acquisizione di informazioni applicabili nel contesto di una gestione forestale attenta alla conservazione della biodiversità. Questa tesi risssume i risultati di quattro casi di studio condotti in siti prossimo-naturali all’interno della Foresta di Paneveggio (NE-Italia) e focalizzati sulla valutazione dell’influenza dell’età degli alberi (e di parametri ad essa collegati) e del legno morto sulla ricchezza specifica e la composizione delle comunità licheniche.
In due studi complementari viene inoltre valutato l’effetto della gestione forestale sui popolamenti di licheni epifiti e viene testata l’efficacia di un metodo standardizzato per misurare la diversità lichenica epifita nel predire la ricchezza specifica totale a livello di albero.
La diversità e la composizione dei popolamenti lichenici a livello di albero è risultata essere correlata alle principali caratteristiche degli alberi come l’età e le dimensioni. In particolare, molti licheni rari a livello nazionale risultano correlato agli alberi ultra-maturi con più di 200 anni, che normalmente sono assenti nelle foreste gestite a scopo produttivo. Il macrolichene Letharia vulpina, specie a dispersione relativamente limitata e correlata agli alberi vetusti, è un potenziale indicatore di continuità ecologica a livello di albero. Il suo impiego come specie indicatrice è inoltre favorito dal fatto che si tratta di un lichene facilmente riconoscibile da parte di personale non specializzato.
Anche il legno morto ha un ruolo importante per la biodiversità lichenica nelle foreste subalpine. Le ceppaie, che rappresentano il principale tipo di legno morto nei boschi produttivi, ospitano molti licheni rari a livello nazionale che sono correlati a diversi stadi di decomposizione del legno. Tuttavia anche la presenza di diversi tipi di legno morto in diversi stadi di decomposizione è importante per molte specie rare e pertanto nei piani di gestione naturalistica delle foreste alpine si dovrebbe considerare il parziale mantenimento, oltre alle ceppaie, di tronchi morti in piedi e al suolo.
Le relazioni tra le comunità licheniche e alcuni aspetti strutturali delle foreste prossimo-naturali come la presenza di alberi vetusti e di diversi tipi di legno morto in diversi stadi di decomposizione, suggeriscono la possibilità di utilizzare i licheni per valutare la continuità ecologica e l’importanza conservazionistica delle foreste subalpine delle Alpi. I licheni dovrebbero pertanto essere inclusi nel set di indicatori che vengono utilizzati per valutare l’efficacia della gestione forestale nella conservazione della biodiversità.
Subjects
Insegnamento
Publisher
Università degli studi di Trieste
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