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La disciplina del diporto nel Codice della nautica
Romagnoli, Ettore
2009
Abstract
Nell’an¬tichità la navigazione era un’attività avventurosa, faticosa e rischiosa, se non di condanna, come nel caso dei forzati ai remi delle “galere”, mentre la navigazione per diporto era appannaggio di re e potenti e quindi un feno¬meno raro e privo di traccia normativa. La tradizione è rimasta ed anche ora i re ed i vip continuano a possedere navi ed a navigare. Solo alla fine del XIX secolo, con la scoperta del mare quale ambiente di riposo, cura e vacanza estesa a più ampi ceti sociali non elitari si è aperta la navigazione anche a strati di popolazione lontani geograficamente dal mare e privi di risorse favolose. Da qui l’escalation che ha portato all’attuale fenomeno di massa che non accenna a manifestare indici di flessione. Con il Codice della navigazione, frutto di un ampio dibattito dottrinale di cui fu indiscusso capofila lo Scialoja, si è avuto il primo salto di qualità an¬che sistematico della nostra materia poiché la sua trattazione non è stata relegata nelle norme del regolamento come nel sistema ottocentesco, ma trova spazio nel testo cardine evidenziando la presa di coscienza di una problematica che merita la dovuta attenzione.
Publisher
EUT Edizioni Università di Trieste
Source
Ettore Romagnoli, "La disciplina del diporto nel Codice della nautica", in: Trasporti. Diritto, economia, politica, 107 (2009), pp.
Languages
it
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