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La scienza va a teatro
Longo, Giuseppe O.
2017
Editor(s)
Chiereghin, Walter
Contributor(s)
Quazzolo, Paolo
Abstract
Non credo che il teatro sia un mezzo adatto a trasmettere la scienza, credo invece che esso possa e debba concentrarsi sugli scienziati, sulle loro vicende, sull’entusiasmo della scoperta, sulle delusioni e sulle speranze. Insomma il teatro secondo me deve portare in primo piano ciò che vi è di profondamente umano nell’impresa scientifica, allora può avere esiti molto interessanti e può conquistare il pubblico il quale sente gli scienziati vicini a sé: è di te che si parla, spettatore. Bisogna soprattutto evitare di dar veste di personaggi ai concetti matematici, alle particelle elementari, agli elementi chimici o alla circolazione sanguigna. So che alcuni si sforzano di drammatizzare la scienza proprio in questo modo, ma secondo me non è la strada giusta. La scienza è fatta dagli umani e anche le discipline più astratte, come la matematica, hanno carattere sociale e culturale. È vero che la loro sistemazione, che prescinde dallo sviluppo storico, dà l’impressione di assolutezza e di impassibilità, ma nel loro farsi tutte le scienze sono soggette a vicende alterne, alle passioni e alle vicissitudini umane. Quando si fa ricerca non si può non riconoscere che razionalità ed emozione sono strettamente intrecciate. Ecco, a me interessa portare sulla scena questo groviglio inestricabile di passione e di logica. Giuseppe O. Longo
Publisher
EUT Edizioni Università di Trieste
Source
Giuseppe O. Longo, Walter Chiereghin (a cura di), Paolo Quazzolo (con un saggio di), "La scienza va a teatro", Trieste, EUT Edizioni Università di Trieste, 2017, pp. 432
Languages
it
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