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Iacopo di Porcia, feudatario e umanista
Trebbi, Giuseppe
2004
Abstract
Se, nell'accostarci alla cultura friulana del Quattrocento, rivolgiamo l'attenzione agli aspetti sociologici del fenomeno, non possiamo non essere colpiti dalla rilevante crescita del numero degli umanisti attivi nella Patria del Friuli verso la fine del secolo. Dalle opere che essi produssero e dalle testimonianze storiche traiamo la chiara sensazione di assistere, in tutta la Patria, ad un'espansione
della produzione e dello scambio letterario umanistico, pur all'interno di una situazione storica difficile e a volte tragica, quale certamente fu quella del periodo che si estende dalle prime, rovinose incursioni turche (tra il 1472 e il 1 499) fino alla guerra della lega di Cambrai (1509- 1516) . Di per sé l'innovazione tecnologica della stampa non sarebbe bastata a imprimere nuovo vigore alla cultura friulana se non si fosse contestualmente realizzato un capillare processo di trasformazione delle scuole pubbliche che, aperte nelle maggiori città e "terre" della Patria fin dai secoli precedenti, furono conquistate nel corso del Quattrocento all'umanesimo, di cui divennero altrettanti centri d'irradiazione. A Udine il Comune, privilegiato fin dal 1420 dai Veneziani, che gli avevano concesso la gestione dei dazi cittadini, poté permettersi di stipendiare contemporaneamente due o più precettori e ripetitori: la cattedra più importante di humanae litterae passò nel 1473 dal bresciano Bartolomeo Uranio all'umanista di origine sabina Marco Antonio Coccio, detto Sabellico (c. 1436-1506), già membro della prestigiosa accademia romana di Pomponio Leto: il suo stipendio fu periodicamente accresciuto e raggiunse, in occasione dell'ultima "condotta", il più che dignitoso livello di cento ducati annui. Queste discussioni sulla questione della lingua devono essere ricostruite nelle interne motivazioni e nelle concrete modalità del loro svolgimento: ci si accorge allora che la varietà delle soluzioni adottate non suscitò veri contrasti, perché tutti questi umanisti friulani si interessarono in realtà alle composizioni poetiche in lingua volgare ed affrontarono i problemi sociali e letterari connessi alla questione della lingua. Ciò vale anche per Iacopo di Porcia. Solo nel caso di Iacopo di Porcia si può parlare di una vera politica culturale, consapevolmente promossa e almeno parzialmente realizzata, giacché egli non mirò - come pure potrebbe sembrare da una superficiale lettura del suo epistolario - a rivolgere un messaggio di generico incoraggiamento a tutta la cultura friulana del suo tempo. Il Porcia è invece uomo dalle scelte ideologiche marcate: il suo giudizio critico è severamente selettivo nei confronti degli orientamenti etico-politici sottesi alle scritture umanistiche.
Series
Collana del Dipartimento di Storia e Storia dell'Arte
3
Publisher
EUT Edizioni Università di Trieste
Source
Giuseppe Trebbi, "Iacopo di Porcia, feudatario e umanista", in: "Studi in onore di Giovanni Miccoli", 2004, pp. 115-141
Languages
it
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