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Professione di Fede
Professione di Fede. Scritta da P. G. al P. Giuseppe Sanfelice Gesuita dimorante in Roma, per la cui Santità, e Fervoroso Zelo, e calde esortaz.ni si è il medesimo convertito a quella Credenza, ch'è inculca nelle sue Riflessioni morali, e Teologiche, có Dubj propostigli intorno alla sua Morale. - [Dopo il 1730]. - [92] carte ; 275x195 mm. ((Nell'occhietto: Risposta da Pietro Giannone fatta al pre Gesvita dimorante in Roma Givseppe Sanfelice.
"Pietro Giannone nacque il 7 maggio 1676 a Ischitella (Foggia), piccolo centro del Gargano. Nel 1694 si trasferì a Napoli, dove iniziò a studiare diritto per poi laurearsi nel 1698. Nel 1700 iniziò l'attività d'avvocato, stringendo amicizia con Gaetano Argento, nella cui casa si riuniva l'Accademia de' Saggi, costituita da un gruppo di giovani giuristi. In quel contesto Giannone iniziò a lavorare alla 'Istoria civile del Regno di Napoli', scritta con lo scopo principale di difendere i diritti e le prerogative dello Stato contro la Curia romana, criticando il ruolo negativo avuto della Chiesa nella storia del Regno. Pubblicata nel 1723, l'opera gli valse l'ostilità della Chiesa, con la messa all'Indice dell'Istoria civile e la scomunica dell'autore, costretto a lasciare Napoli per riparare a Vienna. Il Giannone trascorse il resto della vita a difendersi dalle accuse e a replicare tramite vari scritti, fra cui appunto la 'Professione di fede', che ebbe ampio seguito e diffusione a livello europeo. L'opera conobbe una vasta fortuna, testimoniata da un'imponente circolazione manoscritta e dalla traduzione in inglese, ma segnò la definitiva rottura con la Chiesa cattolica. Dopo varie vicissitudini, il sessantenne Giannone fu catturato con l'inganno e consegnato all'Inquisizione. Imprigionato, nel 1738 prestò formale abiura dei suoi errori di fronte al vicario inquisitoriale. Morì in prigionia a Torino nel 1748."