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Ritratto del Rettore Mario E. Viora

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Nominato Rettore nell’ottobre del 1942, Mario Enrico Viora rimane in carica fino al 29 ottobre del 1944 dopo aver ricoperto per un solo anno la carica di preside della facoltà di Giurisprudenza (dal 20 settembre 1940 al 30 novembre 1941). Di origine alessandrina, si deve alla sua intraprendenza e coraggio l’istituzione (nell’anno accademico 1943 – 1944) della Facoltà di Lettere, realizzata con il supporto dei docenti, l’orgogliosa opposizione al governo della Repubblica Sociale e la tacita tolleranza del ministro dell’Educazione Nazionale Biaggini. Ospitato al secondo piano del palazzo Artelli-Morpurgo, il nuovo indirizzo di studi si affiancava a una serie di altre iniziative volute dal Rettore come l’avviamento delle pratiche per la costruzione di un Consorzio per l’erigenda Casa dello Studente e la creazione di una Scuola per l’insegnamento delle lingue straniere. Titolare della cattedra di Storia del Diritto Italiano ai tempi della reggenza Udina, il Rettore è raffigurato da Sambo assecondando l’essenzialità compositiva e stilistica tipiche del Novecento. La consueta parsimonia cromatica cui si associa l’adozione di tonalità ribassate vengono evidentemente adottate allo scopo di enfatizzare la caratura morale del personaggio, raffigurato girato di tre quarti con lo sguardo fisso davanti a sé, come stesse inseguendo un pensiero in cui è completamente assorto. L’abbandono della posa frontale e l’evidenza dei tocchi di luce che contribuiscono alla plastica definizione del volto permettono di affiancare quest’opera al precedente Ritratto del Rettore Prof. Giannino Ferrari dalle Spade che, tuttavia, offriva una movimentazione cromatica e del personaggio assai più evidenti. Allo stesso modo, il delicato eppure percettibile scarto di tonalità fra la figura e lo sfondo presente in quell’opera viene in questo caso abbandonato a favore di una monocromia che, trascurando la timida accensione luminosa del panciotto color ocra, rende difficoltosa l’emergenza del personaggio. Vengono in tal modo poste in primo piano le qualità umane dell’effigiato, uomo di profonda moralità, pienamente consapevole dei doveri connessi al proprio incarico e deciso a svolgerli seguendo la rettitudine ben simboleggiata dalla posa ingessata e dal volto immobile, incapace di tradire qualsiasi emozione. L’atteggiamento proprio di chi, noncurante degli ostacoli contingenti, è abituato a proseguire per la propria strada senza lasciarsi distogliere dal raggiungimento dei propri obiettivi sembra dunque la nota caratteristica dell’opera e il messaggio di fondo che Sambo ha inteso trasmettere soprattutto grazie all’isolamento della figura e alla sua collocazione in uno spazio al di fuori delle canoniche coordinate spazio-temporali.
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