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Controlli doganali e sicurezza portuale
Palladino, Nicola
2013-04-18
Abstract
Il tema della tesi di dottorato si propone di rispondere ad alcuni quesiti che riguardano aspetti cruciali del traffico internazionale delle merci, rispetto alle innovazioni normative degli ultimi anni.
In particolare ci si vuole riferire al ruolo del controllo di sicurezza doganale, che deve muoversi parallelamente all’applicazione delle procedure dirette a velocizzare i traffici (quelli leciti, naturalmente).
Infatti, secondo il nuovo Codice Doganale Comunitario, il ruolo delle Autorità Doganali comunitarie è radicalmente cambiato, passando da quello di “anello di una catena” (ruolo ostico ed osteggiato, anziché visto come ruolo di garanzia) a quello di supervisore settoriale della liceità e sicurezza dei trasporti.
La questione si rivolge ai porti marittimi, giacchè la stragrande maggioranza dei traffici commerciali mondiali si svolge via mare ed è su tale settore, quindi, che le attenzioni degli Operatori si sono rivolte per garantire ed assicurare il massimo rendimento (o un giusto equilibrio) tra le agevolazioni accordate e concesse dalle norme vigenti ed i livelli di “security”.
In tale prospettiva, infatti, Organizzazione ed Istituzioni, nazionali ed internazionali, hanno sentito la necessità di affrontare questioni molto scottanti e specifiche, che riguardano la sicurezza degli stati e delle proprie infrastrutture, nonché la sicurezza dei cittadini, intesa in senso lato, quale “security” e “safety”.
Il lavoro svolto si articola in tre parti:
- Nella prima parte (capitolo 2) viene inquadrato il problema della security nei trasporti marittimi e nei porti: la domanda posta riguarda il perché si siano considerati a rischio sicurezza i porti ed il traffico commerciale via mare. Vengono evidenziati gli elementi di base che coinvolgono la sicurezza nei porti, con una panoramica di dati e grafici legati alle tipologie, quantità e crescita dei traffici commerciali marittimi, individuando, poi, i vari aspetti del significato di “security” nel traffico commerciale via mare e nella sicurezza degli impianti portuali;
- Nella seconda parte (capitoli 3 e 4) vengono evidenziati gli ambiti di intervento dei controlli di sicurezza, relativamente ai settori maggiormente a rischio: si passa dall’immigrazione clandestina, al traffico di armi e di distruzione di massa, al traffico di stupefacenti, al traffico di rifiuti, al riciclaggio di denaro legato alle attività di gruppi criminali e terroristici. Prosegue questa parte con l’analisi dell’attività dell’Autorità Doganale, con i raccordi a livello dell’Unione Europea, evidenziando gli strumenti normativi ed organizzativi a disposizione: dalle norme del Nuovo Codice Doganale
Comunitario, ai compiti propri della Dogana in materia di controlli di sicurezza, al raccordo comunitario del management in tale materia, alle varie raccomandazioni pervenute tramite l’Organizzazione Mondiale delle Dogane. E’ proprio l’organizzazione del management e la struttura dei controlli doganali che si evidenziano con maggior forza, poiché la struttura comunitaria di management (Common Risk Management System), l’attività di analisi dei rischi e previsionale, l’acquisizione anticipata dei dati relativi ai traffici commerciali marittimi (Entry Summary Declarations, ENS, e le Export Summary Declarations, EXS), consentono di interagire a più livelli tra i vari Enti, pubblici e privati, per migliorare ed alzare un maggior livello di contrasto ai fini della sicurezza, con una “compliance” come nel caso degli A.E.O. (Operatore Economico Autorizzato);
- La terza parte (capitolo 5) è dedicata ad un’analisi della valutazione dei costi legati alla sicurezza dei controlli doganali; si sviluppano alcune teorie riguardo alla molteplicità degli interventi in tale ambito, che fanno emergere una oggettiva difficoltà di valutazione di tali studi, data la rilevante presenza di variabili riguardo alla prevenzione, al contrasto ed alla repressione di attività e commerci a rischio sicurezza, per analizzare più nel dettaglio una serie di studi effettuati negli Stati Uniti d’America relativamente ad ipotesi di attacchi terroristici nei porti di Los Angeles e Long Beach, ove l’attenzione è stata posta sull’impatto economico derivante da danni alle infrastrutture portuali ed alle ricadute nel medio-termine sull’economia locale, più che su quella di scala nazionale. Gli unici riferimenti reali, comunque, si riferivano a dati conosciuti, riguardanti l’impatto di uno sciopero degli operatori portuali nel 1962 ed i costi sostenuti a seguito dei danni prodotti dall’uragano Katrina nel porto di New Orleans.
Il capitolo 6 è indirizzato alle conclusioni del lavoro. In particolare, riferendosi innanzitutto all’introduzione (capitolo 1), il problema era stato inquadrato nell’ambito dei controlli di sicurezza previsti a livello comunitario sul traffico marittimo delle merci e sugli oneri posti in carico alle varie Autorità Doganali a seguito degli attacchi terroristici, iniziati con l’attacco alle Torri Gemelle di New York l’11 settembre 2001. Il costante aumento dei traffici commerciali via mare ed il potenziale rischio di attacchi al territorio ed ai cittadini dell’Unione Europea perpetrabili attraverso il commercio internazionale hanno posto le basi per una stringete attività in materia di controlli doganalui di sicurezza. Il compito che si è proposta l’Unione Europea e le Autorità Doganali dei paesi Membri è quello di trovare un
giusto equilibrio tra la velocizzazione delle procedure doganali ai fini di una maggiore fluidità dei trasporti e l’efficacia di controlli, intesi ad assicurare una ragionevole sicurezza sia ai cittadini dell’Unione, che ai commerci, per finire alla sicurezza legata alla salute ed all’ambiente, il tutto con una sostenibilità dei costi che non fosse sproporzionata rispetto alle attese.
Lo scopo indiretto era anche quello di provare a delineare un quadro degli aspetti di controlli di security nell’ambito delle attribuzioni del Punto Franco di Trieste.
E si è individuata, così, la possibilità che lo status di Punto Franco, unito alle norme già esistenti in tema di depositi fiscali e doganali, insieme alla previsione normativa comunitaria ancora da attuare, connessa al luogo di presentazione delle dichiarazioni doganali (ufficio doganale più vicino al luogo di residenza dell’operatore), unitamente alle procedure doganali in materia di controlli di sicurezza ed alla logistica ed all’informatizzazione delle movimentazioni delle merci nel Punto Franco stesso, possa divenire un sistema, uno strumento cui poter attingere per migliorare e sviluppare i traffici marittimi, in considerazione del fatto che il porto, con tutti i magazzini già esistenti, potrebbe essere visto come un enorme distripark, smistamento di merci (quasi) in linea, sia in entrata che in uscita dal territorio dell’Unione, dal moment o che la stessa normativa comunitaria permette l’uso dei depositi nel Punto Franco per lo stoccaggio di merci allo stato estero, da un lato, e merci nazionali e comunitarie, dall’altro.
Insegnamento
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Università degli studi di Trieste
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