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La letteratura carceraria: il poeta marocchino Abdellatif Laâbi e lo scrittore palestinese Mu’in Bsisu
ZOPPELLARI, Anna
BALDAZZI, CRISTIANA
2018-04-19
Abstract
L’intervento di Anna Zoppellari è incentrato sull’opera letteraria di Abdellatif Laâbi, scrittore marocchino a lungo incarcerato per motivi politici nel Marocco di Hassan II, che si inquadra all’interno di una vasta produzione di letteratura carceraria che è segna, paradossalmente, una profonda trasformazione della società nordafricana. La società è in parte ancorata al passato, ma nondimeno è attraversata da spinte di profonda trasformazione politica, in particolare per quanto riguarda l’attenzione ai diritti umani. Migliaia di oppositori, tra cui Laâbi vennero imprigionati nel corso degli anni ’70 e trassero, da questa esperienza, una serie di scritti che ruotano attorno al bisogno di fare i conti con un passato da troppo e da troppi dimenticato. In questo coro di voci, Laâbi costituisce l’esempio più particolare e più maturo: maturo perché è già uno scrittore affermato quando viene imprigionato, particolare perché è uno dei pochi che scrivono anche durante la detenzione. L’analisi di alcune tra le sue più significative opere letterarie di questo periodo permette di mettere in relazione l’istanza narrativa con il desiderio di costruire il futuro mettendosi in relazione con una società che chi scrive sente come separata da sé. La scrittura diventa quindi elaborazione di un lutto infinito, in cui l’accettazione della perdita vuole trasformarsi in ricomposizione del sé come individuo politico e privato.
Cristiana Baldazzi presenta Quaderni Palestinesi (1976) dello scrittore palestinese Mu’in Bsisu, dove l’autore racconta 15 anni della sua vita, tra gli anni 1950 e 1970, trascorsa per lo più nelle carceri. Attraverso alcuni passi del suo testo, la relatrice ripercorre le vicende più salienti della biografia dello scrittore ma soprattutto ne evidenzia la cifra poetica e intellettuale. I Quaderni Palestinesi infatti pur sorretti dall’impegno e dalla lotta politica sono compenetrati da una dimensione poetica e onirica, che supera ogni genere di limitazione. Oltre a narrare la crudezza del carcere, ma anche le piccole gioie del detenuto (le sigarette, la radio), Bsisu mette in luce soprattutto la sua lotta politica, e il suo attaccamento per la Palestina, che vanno oltre l’oppressione e la coercizione. La narrazione nonostante la durezza della realtà – il carcere, le torture ma anche le piccole gioie del detenuto (le sigarette, la radio) –, è compenetrata da una forte dimensione poetica, dove il tratto saliente sono superando così lo sfogo intimo poetica
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