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Petite “Confidence"; La licorne passa; deux musiciennes; couchée…; 1920:premiers tableaux / objets architecture urbanisme; ...apparue devant la porte; cosmogonie; "Suzanne e le Pacificque"; une biche; ...autrement que sur terre; autant couché que debout

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Queste dieci composizioni, raccolte in una cartella comprensiva di un titolo in bianco e nero, una tavola su fondo colorato che elenca i titoli delle incisioni e dieci tavole bianco e nero (tiratura limitata a 125 esemplari numerati), sono state incise da Le Corbusier a Cap Martin nell’estate del 1957 e stampate da Mourlot a Parigi nel 1960. Le opere furono realizzate con una particolare tecnica sviluppata da Le Corbusier: la stampa Rhodoid che consiste in una sottile pellicola di acetato tinta di colore nero. Dopo aver inciso le forme prescelte su questa superficie il folio è pronto per essere stampato. Fu Heidi Weber, che divenne l’editore dell’opera grafica di Le Corbusier, a suggerirgli di incentivare la produzione di litografie poiché l’architetto aveva numerosissimi giovani ammiratori che non potevano permettersi sue opere mentre avrebbero potuto collezionare le sue incisioni (Heidi Weber 50 Jahre Botschafterin für Le Corbusier, 1958-2008, Heidi Weber Museum, Center Le Corbusier Zurich, 2009, p. 25). Le prime sperimentazioni litografiche dell’artista risalgono al 1917 ma non riscossero alcun successo di vendita, per cui la produzione vera e proprio riprese soltanto dalla seconda metà del ‘900. In particolare, queste opere grafiche sono strettamente legate ai disegni per arazzi della quale Heidi Weber si garantì i diritti di produzione sulla base dei disegni di Le Corbusier. Sembra che inizialmente l’autore preferisse litografie in bianco e nero mentre la successiva scelta del colore va attribuita ad un consiglio della stessa Heidi Weber. Le dieci litografie di Petite «Confidence» appartengono al periodo appena precedente l’introduzione delle note cromatiche. È significativo che l’intera raccolta compaia nel libro illustrato del 1967, curato da Heidi Weber, OEvre Litographique Le Corbusier (Centre Le Corbusier, Zurich, 1967), all’interno del quale è inserita un’altra raccolta molto simile, Panurge, datata 1961, comprensiva di cinque stampe. Entrambe rappresentano una sorta di nucleo iniziale di questa feconda fase produttiva incisoria che presenta una continuità singolare con i suoi esordi di pittore, quando, nel 1918, tramite August Perret, fu presentato a Amédée Ozenfant. I due artisti fondarono la corrente del Purisme e con un saggiomanifesto – Après le Cubisme (1918) – e una rivista – L’Esprit nouveau (1920) – inaugurarono una sorta di cubismo minimalista e geometrizzato. Nel 1928 Le Corbusier abbracciò l’architettura e le figure che si ritrovano negli acquerelli e nei disegni del 1927- 28 ricompariranno soltanto più tardi, nel 1931, ma con una ratio generativa nuova. La definizione di Le Corbusier del progetto grafico “purista” era cristallina: «Le dessin présente à première vue un graphisme très serré, sorte de veto opposé au laisseraller, à la facilité – maîtrise de la forme par un trait précis et fin: l’utilisation d’objects définis aux contours nets, répertoire fixé d’avance afin de ne pas avoir de surprise dans l’expression mais simplement destiné à exprimer la sensibilité de l’espace dans l’arrangement des object entre eux, leur “symphonie”, leur distances et leurs rapports, tel est le principe même du dessin puriste» (cit. in Le Corbusier – le dessin comme outil, musée des beaux-arts de Nancy, octobre 2006 – janvier 2007, Nancy, 2007, p. 43). Ma successivamente ebbe modo di rivedere queste posizioni, tanto che utilizzò anche i disegni che nascevano spontaneamente, in punta di matita, nel corso di una conversazione telefonica o mentre si ascoltava distrattamente una conferenza (M. Jardot, Le Corbusier – Dessins, Paris, 1955). Era il metodo autogenerativo delle forme, presentato al grande pubblico da Picasso nel documentario del 1956 Le mystère Picasso, (Henri George Cluzot, 1956) e che Malraux esaltò nel Cranio di ossidiana. Non si tratta quindi di un grafismo lucido e pianificato ma di uno sviluppo casuale e quasi inconsapevole, tanto che le linee sembrano sgorgare automaticamente sul foglio. Se il Purismo aveva respinto questi azzardi, in questa fase Le Corbusier impone una svolta, guidando il disegno non attraverso formule o schemi fissi ma favorendo l’istinto grafico. Da questo punto di vista, nell’ambito pittorico, egli svolge parallelamente il cambiamento che avvenne nella sua attività progettuale che si realizza in maniera evidente nel confronto fra la Villa Savoye (1929) e la cappella di Ronchamp (1950): dal Modulor, sistema metrico astratto, a una crescita organica delle forme. Nelle incisioni, comunque, non tutto è così immediato e casuale come potrebbe sembrare; le immagini della raccolta in parte rielaborano forme e figure già presenti nella produzione pittorica dell’artista: nel caso dell’incisione intitolata ...autrement que sur terre – possiamo addirittura rintracciarne l’archetipo: la prima tavola della serie des Taureaux del 1952, e il dipinto Taureau VIII (olio su tavola, firmato e datato 25 aprile 1954, cfr. N. Jornod – J. P. Jornod, Le Corbusier, Catalogue raisonné de l’oevre peint, Tome II, Paris, Skira, 2007, p. 909) la cui parte superiore viene ripresa per la tavola 9 della serie Petite «Confidence». La raccolta testimonia perfettamente l’ultima fase produttiva di Le Corbusier, non più rigidamente temperata dalle soluzioni cartesiane ideate dal Purismo ma nate per gioco, con l’unica regola rintracciabile nel piacere quasi compulsivo di creare: «L’oevre d’art est un jeu. On crée soi-même la règle de son propre jeu. Encore faut-il que cette règle apparaisse à ceux qui eux aussi cherchent à jouer. Le dessin, lui, est le témoin. Témoin impartial et moteur des oevres du créateur. Témoin aussi d’une terrible bataille: celle de la peinture…» (Le Corbusier, 1965, cit. in Le Corbusier – le dessin…, p. 75).
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