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Palestinian refugee camps in Lebanon: Closed spaces, exceptional disciplinary spaces, following Foucault’s approach
Fashtangi, Mitra
2020
Abstract
The paper explores the closed spaces of Palestinian refugee camps in Lebanon as exceptional disciplinary spaces and how living conditions are reduced to bare life in closed spaces. The disciplinary space of Palestinian refugees is explained through the lens of Foucault’s theory in the form of the plague-stricken town – a metaphor of exceptional disciplinary space. It discusses the methods of strict spatial partitioning – in which the spaces create segregation, immobility, marginalizing of one group or population – throughout the history of the Palestinians’ exile. It also analyzes how tense physical discipline increases bodily surveillance and control. The Palestinian docile-body in such an immobile space is undeniable; the Palestinian docile-body is explained through cheap labour in Lebanon. Then, the bio-powers with different strategies either by law, violence or humanitarian actions lead to the exclusionary process of Palestinian refugees. The next point of the paper is about the impact of disciplinary spaces on the Palestinians’ everyday life in which their life is reduced to the bare bones. This bare life is explained through urban and social exclusion that are both factors of basic rights. In the dimension of urban exclusion the author focuses on how the lack of urban public space affects the socio-economic status of the refugees. FAFO’s (Fagbe-vaegelsens Forsknings/Institute for Applied Social Science) survey regarding the basic status of the Palestinian refugees shows that the percentage of poverty in closed disciplinary spaces is higher in comparison with open spaces. The general conclusion is that discipline in Pales-tinian refugee camps fails to produce better economy, education and better society through the controlling of the body and space. Therefore, as long as the typology of disciplinary power and its techniques is systematically “keeping one group of people in the space of exception”, structural violence will be created and structural violence is equal to the violation of human rights in Palestinian refugee camps in Lebanon.
L’articolo esplora gli spazi chiusi dei campi profughi palestinesi in Libano in quanto spazi disciplinari eccezionali, e come le condizioni di vita si riducano a vita essen-ziale negli spazi chiusi. Lo spazio disciplinare dei profughi palestinesi si spiega attraverso la teoria di Foucault nella forma della città appestata – la metafora di spazio disciplinare eccezionale. Si analizzano i metodi di stretta separazione spaziale – nella quale gli spazi creano segregazione, immobilità, emarginazione di un gruppo o di una popolazione – in tutta la storia dell’espulsione palestinese. Si analizza anche come una dura disciplina fisica aumenti la sorveglianza e il controllo efficiente del corpo. Il “corpo docile” dei palestinesi in tale spazio immobile è innegabile; questo corpo docile viene spiegato attraverso la manodopera a basso costo in Libano. Le bio-potenze – con strategie di legge, di violenza o di azioni uma-nitarie – portano poi al processo di esclusione dei profughi palestinesi. L’autrice parla succes-sivamente dell’impatto degli spazi disciplinari sulla vita quotidiana dei palestinesi, che viene ridotta all’osso. Questa vita essenziale viene spiegata attraverso l’esclusione urbana e sociale, che è una questione di diritti fondamentali. Nella dimensione di esclusione urbana l’autrice considera come la mancanza di spazio pubblico urbano incide sullo status socio-economico dei profughi. Uno studio del FAFO (Fagbevaegelsens Forsknings/Institute for Applied So-cial Science) sulla condizione di base dei profughi palestinesi dimostra che l’indice di povertà negli spazi chiusi disciplinari è più alto rispetto a quello degli spazi aperti. La conclusione generale è che la disciplina nei campi profughi palestinesi non produce un’economia migliore, un’istruzione migliore o una società migliore attraverso il controllo del corpo e dello spazio. Quindi, finché il potere disciplinare e le sue tecniche sistematicamente “tengono un gruppo di persone nello spazio di eccezione”, si avrà violenza strutturale, e la violenza strutturale equivale alla violazione dei diritti umani nei campi profughi palestinesi in Libano.
Subjects
Closed spaces
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Lebanon
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Foucault’s theory
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immobility
marginalization
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“corpo docile”
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Publisher
EUT Edizioni Università di Trieste
Source
Mitra Fashtanghi, "Palestinian refugee camps in Lebanon: Closed spaces, exceptional disciplinary spaces, following Foucault’s approach" in: "Futuribili. Rivista di studi sul futuro e di previsione sociale. 2020, n. 1/2, Vol. XXV", EUT Edizioni Università di Trieste, Trieste, 2020, pp. 249-301
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