Publication: The Sovereign of the Seas
Loading...
Date
Authors
Journal Title
Journal ISSN
Volume Title
Publisher
Abstract
John Payne incisore inglese (1607 circa-Londra 1648 circa) allievo di William e Simon de Passe, attivo a Londra nella prima metà del XVII secolo sotto la protezione di Carlo I, fu autore di numerose illustrazioni librarie, e incisioni di paesaggi, animali e nature morte, oltre che di ritratti (G. K. Nagler, ad vocem Payne John, in Neues allgemeines Künstler-Lexikon, München 1841, vol. XI, pp. 35-36; Payne John, ad vocem Allegemeines Lexikon der Bildenen Künstler, Leipzig 1932, vol. XXVI, p. 326; S. Redgrave, A Dictionary of artists of the english school…, Amsterdam 1970, p. 324; H. Busmann, Sovereign of the seas. Die Skulpturen des britischen Königsschiffes von 1637, Hamburg 2002, pp. 39-46, e nota 154). Ebbe una vita piuttosto dissoluta e morì in giovane età, come si legge nell’epitaffio del medaglista Thomas Rawlins pubblicato nel 1648. Non si sa molto della sua carriera, se non ciò che si può dedurre dalle sue opere datate tra 1620 e il 1639. All’interno della sua ampia e molteplice produzione dedicata prevalentemente alla ritrattistica, il suo capolavoro è rappresentato sicuramente dall’incisione di grandi dimensioni e realizzata su due matrici, priva di data, raffigurante la nave più grande e sontuosa della flotta inglese, La Sovrana dei mari – costruzione eccellente che non ha pari al mondo – varata nel 1637 nell’arsenale di Woolwitch, voluta da Carlo I Stuart e commissionata al progettista Phineas Pett e al costruttore, il figlio Peter Pett (G. Callender, The portrait of Peter Pett and the Sovereign of the Seas, Newport, Isle of Wight, Yelf Brothers, Ltd., 1930). Si tratta di un’interessante e preziosa raffigurazione del maestoso vascello, rimasto insuperato per bellezza e per la cura dei dettagli e delle decorazioni intagliate, costate ben 7.000 sterline. Gli emblemi e i simboli presenti negli ornamenti della nave sono descritti con grande cura del dettaglio da Thomas Heywood in una pubblicazione coeva intitolata A true description of His Majesties Royall and most stately ship called the Soveraign of the Seas, pamphlet stampato a Londra nel 1638 (nella prima edizione del volumetto, uscita nel 1637, non si faceva riferimento alcuno alla stampa), dove l’autore ricorda l’esistenza di una riproduzione incisa dell’imponente imbarcazione, realizzata da John Paine, che confermerebbe la definizione di una cronologia per il foglio molto vicina alla sua costruzione. La nave infatti, costata più di 65.000 sterline, con una stazza di 1637 tonnellate, lunga 254 piedi e pesantemente armata con 144 cannoni in bronzo, e destinata a partecipare alle battaglie contro la marina olandese e alla guerra di secessione inglese tra 1689 e 1697, andò distrutta proprio in quell’occasione a causa di un incendio fortuito. Il vascello è raffigurato lateralmente, e campeggia al centro della composizione occupando ma maggior parte dello spazio a disposizione. É completamente attrezzato, brulicante di marinai sul ponte superiore e con le vele spiegate per affrontare, maestosa, il vento e il mare tempestoso. Lo stendardo reale sull’albero maestro così come la bandiera di poppa con lo stemma del sovrano dimostrano chiaramente che si tratta di una nave da guerra della monarchia inglese. Ulteriori due stendardi, posizionati sulla cime degli altri due alberi, rappresentano la corona inglese e quella scozzese. A prua è raffigurato il re anglosassone Edgard a cavallo che sottomette i re di sette province assieme alla Union Jack, che rappresenta la combinazione tra la croce di Sant’Andrea e di San Giorgio. Tra le onde tempestose si possono scorgere anche una piccola imbarcazione con tre marinai a bordo e un enorme pesce, mentre la terraferma è segnata solo da un promontorio roccioso sul quale si staglia un castello. Nella nave numerose sono le frasi celebrative e benauguranti, come “qui mare qui fluctus, ventos, navesque guberna, sospitet hanc arcem, Carole Magne (Possa chi governa i flutti, i venti e le navi proteggere questo vascello, oh Carlo il Grande), o “Soli Deo gloriam” (solo a Dio la gloria), e i riferimenti ai sovrani con le sigle CR (Charles I) e HM (Regina Henrietta Maria). Nei cartigli celebrativi presenti in alto a destra e a sinistra, incorniciati da animali marini, si leggono due lunghi panegirici del sovrano Carlo I, della sua monarchia e della grandiosa iniziativa della costruzione della “regina dei mari”. Le iscrizioni realizzate nei margini superiore e inferiore della stampa offrono delle utili indicazioni per l’identificazione della raffigurazione. In alto “THE TRVE PORTRAICTVRE OF HIS MATIES ROYALL SHIP THE SOVERAIGNE OF THE SEAS BUILT IN THE YEARE 1637. Capt.N Phinees Pett being superuisor, and Peter Pett his sonne M.r Builder”; in basso “PRAEGRANDIS ILLIVS ATQ: CELEBERR.AE NAVIS SVB AVSPICIS CAROLI MAGN: BRIT: FRA: ET HIB: REGIS AN.O 1637 EXTRVCTAE DELINEATIO EXPRESSISSIMA. ARCHINAVPEGO PETRO PETT jum: sculptore I. Payne. Cum privilegio ad imprimendum solum”, una sorta di copyright concesso per la diffusione della immagine della nave reale, che però fu decisamente poco efficace, come dimostrano le altre rappresentazioni seicentesche del vascello espressione dell’orgoglio di appartenere alla bandiera della flotta nazionale La nave, gioiello della flotta inglese, è infatti stata riprodotta molte volte lungo tutto il corso del secolo e, tra le incisioni più significative, si ricordano quella in controparte realizzata nel 1653 da Thomas Jenner, quella del 1656 incisa da Thomas Wanner e per finire quella che Vincenzo Coronelli pubblica nell’Atlante Veneto nel 1690 (cfr. A. Griffiths, The print in Stuart Britain: 1603-1689, catalogo della mostra di Londra, British Museum, London, British Museum Press, 1998, cat. 58, p. 117). Un esemplare di questa stampa si conserva al Gabinetto di Disegni e Stampe del British Museum (inv. 1854, 0614.252), e altri al National Maritime Museum e al Science Museum di Londra.John Payne incisore inglese (1607 circa-Londra 1648 circa) allievo di William e Simon de Passe, attivo a Londra nella prima metà del XVII secolo sotto la protezione di Carlo I, fu autore di numerose illustrazioni librarie, e incisioni di paesaggi, animali e nature morte, oltre che di ritratti (G. K. Nagler, ad vocem Payne John, in Neues allgemeines Künstler-Lexikon, München 1841, vol. XI, pp. 35-36; Payne John, ad vocem Allegemeines Lexikon der Bildenen Künstler, Leipzig 1932, vol. XXVI, p. 326; S. Redgrave, A Dictionary of artists of the english school…, Amsterdam 1970, p. 324; H. Busmann, Sovereign of the seas. Die Skulpturen des britischen Königsschiffes von 1637, Hamburg 2002, pp. 39-46, e nota 154). Ebbe una vita piuttosto dissoluta e morì in giovane età, come si legge nell’epitaffio del medaglista Thomas Rawlins pubblicato nel 1648. Non si sa molto della sua carriera, se non ciò che si può dedurre dalle sue opere datate tra 1620 e il 1639. All’interno della sua ampia e molteplice produzione dedicata prevalentemente alla ritrattistica, il suo capolavoro è rappresentato sicuramente dall’incisione di grandi dimensioni e realizzata su due matrici, priva di data, raffigurante la nave più grande e sontuosa della flotta inglese, La Sovrana dei mari – costruzione eccellente che non ha pari al mondo – varata nel 1637 nell’arsenale di Woolwitch, voluta da Carlo I Stuart e commissionata al progettista Phineas Pett e al costruttore, il figlio Peter Pett (G. Callender, The portrait of Peter Pett and the Sovereign of the Seas, Newport, Isle of Wight, Yelf Brothers, Ltd., 1930). Si tratta di un’interessante e preziosa raffigurazione del maestoso vascello, rimasto insuperato per bellezza e per la cura dei dettagli e delle decorazioni intagliate, costate ben 7.000 sterline. Gli emblemi e i simboli presenti negli ornamenti della nave sono descritti con grande cura del dettaglio da Thomas Heywood in una pubblicazione coeva intitolata A true description of His Majesties Royall and most stately ship called the Soveraign of the Seas, pamphlet stampato a Londra nel 1638 (nella prima edizione del volumetto, uscita nel 1637, non si faceva riferimento alcuno alla stampa), dove l’autore ricorda l’esistenza di una riproduzione incisa dell’imponente imbarcazione, realizzata da John Paine, che confermerebbe la definizione di una cronologia per il foglio molto vicina alla sua costruzione. La nave infatti, costata più di 65.000 sterline, con una stazza di 1637 tonnellate, lunga 254 piedi e pesantemente armata con 144 cannoni in bronzo, e destinata a partecipare alle battaglie contro la marina olandese e alla guerra di secessione inglese tra 1689 e 1697, andò distrutta proprio in quell’occasione a causa di un incendio fortuito. Il vascello è raffigurato lateralmente, e campeggia al centro della composizione occupando ma maggior parte dello spazio a disposizione. É completamente attrezzato, brulicante di marinai sul ponte superiore e con le vele spiegate per affrontare, maestosa, il vento e il mare tempestoso. Lo stendardo reale sull’albero maestro così come la bandiera di poppa con lo stemma del sovrano dimostrano chiaramente che si tratta di una nave da guerra della monarchia inglese. Ulteriori due stendardi, posizionati sulla cime degli altri due alberi, rappresentano la corona inglese e quella scozzese. A prua è raffigurato il re anglosassone Edgard a cavallo che sottomette i re di sette province assieme alla Union Jack, che rappresenta la combinazione tra la croce di Sant’Andrea e di San Giorgio. Tra le onde tempestose si possono scorgere anche una piccola imbarcazione con tre marinai a bordo e un enorme pesce, mentre la terraferma è segnata solo da un promontorio roccioso sul quale si staglia un castello. Nella nave numerose sono le frasi celebrative e benauguranti, come “qui mare qui fluctus, ventos, navesque guberna, sospitet hanc arcem, Carole Magne (Possa chi governa i flutti, i venti e le navi proteggere questo vascello, oh Carlo il Grande), o “Soli Deo gloriam” (solo a Dio la gloria), e i riferimenti ai sovrani con le sigle CR (Charles I) e HM (Regina Henrietta Maria). Nei cartigli celebrativi presenti in alto a destra e a sinistra, incorniciati da animali marini, si leggono due lunghi panegirici del sovrano Carlo I, della sua monarchia e della grandiosa iniziativa della costruzione della “regina dei mari”. Le iscrizioni realizzate nei margini superiore e inferiore della stampa offrono delle utili indicazioni per l’identificazione della raffigurazione. In alto “THE TRVE PORTRAICTVRE OF HIS MATIES ROYALL SHIP THE SOVERAIGNE OF THE SEAS BUILT IN THE YEARE 1637. Capt.N Phinees Pett being superuisor, and Peter Pett his sonne M.r Builder”; in basso “PRAEGRANDIS ILLIVS ATQ: CELEBERR.AE NAVIS SVB AVSPICIS CAROLI MAGN: BRIT: FRA: ET HIB: REGIS AN.O 1637 EXTRVCTAE DELINEATIO EXPRESSISSIMA. ARCHINAVPEGO PETRO PETT jum: sculptore I. Payne. Cum privilegio ad imprimendum solum”, una sorta di copyright concesso per la diffusione della immagine della nave reale, che però fu decisamente poco efficace, come dimostrano le altre rappresentazioni seicentesche del vascello espressione dell’orgoglio di appartenere alla bandiera della flotta nazionale La nave, gioiello della flotta inglese, è infatti stata riprodotta molte volte lungo tutto il corso del secolo e, tra le incisioni più significative, si ricordano quella in controparte realizzata nel 1653 da Thomas Jenner, quella del 1656 incisa da Thomas Wanner e per finire quella che Vincenzo Coronelli pubblica nell’Atlante Veneto nel 1690 (cfr. A. Griffiths, The print in Stuart Britain: 1603-1689, catalogo della mostra di Londra, British Museum, London, British Museum Press, 1998, cat. 58, p. 117). Un esemplare di questa stampa si conserva al Gabinetto di Disegni e Stampe del British Museum (inv. 1854, 0614.252), e altri al National Maritime Museum e al Science Museum di Londra.John Payne incisore inglese (1607 circa-Londra 1648 circa) allievo di William e Simon de Passe, attivo a Londra nella prima metà del XVII secolo sotto la protezione di Carlo I, fu autore di numerose illustrazioni librarie, e incisioni di paesaggi, animali e nature morte, oltre che di ritratti (G. K. Nagler, ad vocem Payne John, in Neues allgemeines Künstler-Lexikon, München 1841, vol. XI, pp. 35-36; Payne John, ad vocem Allegemeines Lexikon der Bildenen Künstler, Leipzig 1932, vol. XXVI, p. 326; S. Redgrave, A Dictionary of artists of the english school…, Amsterdam 1970, p. 324; H. Busmann, Sovereign of the seas. Die Skulpturen des britischen Königsschiffes von 1637, Hamburg 2002, pp. 39-46, e nota 154). Ebbe una vita piuttosto dissoluta e morì in giovane età, come si legge nell’epitaffio del medaglista Thomas Rawlins pubblicato nel 1648. Non si sa molto della sua carriera, se non ciò che si può dedurre dalle sue opere datate tra 1620 e il 1639. All’interno della sua ampia e molteplice produzione dedicata prevalentemente alla ritrattistica, il suo capolavoro è rappresentato sicuramente dall’incisione di grandi dimensioni e realizzata su due matrici, priva di data, raffigurante la nave più grande e sontuosa della flotta inglese, La Sovrana dei mari – costruzione eccellente che non ha pari al mondo – varata nel 1637 nell’arsenale di Woolwitch, voluta da Carlo I Stuart e commissionata al progettista Phineas Pett e al costruttore, il figlio Peter Pett (G. Callender, The portrait of Peter Pett and the Sovereign of the Seas, Newport, Isle of Wight, Yelf Brothers, Ltd., 1930). Si tratta di un’interessante e preziosa raffigurazione del maestoso vascello, rimasto insuperato per bellezza e per la cura dei dettagli e delle decorazioni intagliate, costate ben 7.000 sterline. Gli emblemi e i simboli presenti negli ornamenti della nave sono descritti con grande cura del dettaglio da Thomas Heywood in una pubblicazione coeva intitolata A true description of His Majesties Royall and most stately ship called the Soveraign of the Seas, pamphlet stampato a Londra nel 1638 (nella prima edizione del volumetto, uscita nel 1637, non si faceva riferimento alcuno alla stampa), dove l’autore ricorda l’esistenza di una riproduzione incisa dell’imponente imbarcazione, realizzata da John Paine, che confermerebbe la definizione di una cronologia per il foglio molto vicina alla sua costruzione. La nave infatti, costata più di 65.000 sterline, con una stazza di 1637 tonnellate, lunga 254 piedi e pesantemente armata con 144 cannoni in bronzo, e destinata a partecipare alle battaglie contro la marina olandese e alla guerra di secessione inglese tra 1689 e 1697, andò distrutta proprio in quell’occasione a causa di un incendio fortuito. Il vascello è raffigurato lateralmente, e campeggia al centro della composizione occupando ma maggior parte dello spazio a disposizione. É completamente attrezzato, brulicante di marinai sul ponte superiore e con le vele spiegate per affrontare, maestosa, il vento e il mare tempestoso. Lo stendardo reale sull’albero maestro così come la bandiera di poppa con lo stemma del sovrano dimostrano chiaramente che si tratta di una nave da guerra della monarchia inglese. Ulteriori due stendardi, posizionati sulla cime degli altri due alberi, rappresentano la corona inglese e quella scozzese. A prua è raffigurato il re anglosassone Edgard a cavallo che sottomette i re di sette province assieme alla Union Jack, che rappresenta la combinazione tra la croce di Sant’Andrea e di San Giorgio. Tra le onde tempestose si possono scorgere anche una piccola imbarcazione con tre marinai a bordo e un enorme pesce, mentre la terraferma è segnata solo da un promontorio roccioso sul quale si staglia un castello. Nella nave numerose sono le frasi celebrative e benauguranti, come “qui mare qui fluctus, ventos, navesque guberna, sospitet hanc arcem, Carole Magne (Possa chi governa i flutti, i venti e le navi proteggere questo vascello, oh Carlo il Grande), o “Soli Deo gloriam” (solo a Dio la gloria), e i riferimenti ai sovrani con le sigle CR (Charles I) e HM (Regina Henrietta Maria). Nei cartigli celebrativi presenti in alto a destra e a sinistra, incorniciati da animali marini, si leggono due lunghi panegirici del sovrano Carlo I, della sua monarchia e della grandiosa iniziativa della costruzione della “regina dei mari”. Le iscrizioni realizzate nei margini superiore e inferiore della stampa offrono delle utili indicazioni per l’identificazione della raffigurazione. In alto “THE TRVE PORTRAICTVRE OF HIS MATIES
ROYALL SHIP THE SOVERAIGNE OF THE SEAS BUILT IN THE YEARE 1637. Capt.N Phinees Pett being superuisor, and Peter Pett his sonne M.r Builder”; in basso “PRAEGRANDIS ILLIVS ATQ: CELEBERR.AE NAVIS SVB AVSPICIS CAROLI MAGN: BRIT: FRA: ET HIB: REGIS AN.O 1637 EXTRVCTAE DELINEATIO EXPRESSISSIMA. ARCHINAVPEGO PETRO PETT jum: sculptore I. Payne. Cum privilegio ad imprimendum solum”, una sorta di copyright concesso per la diffusione della immagine della nave reale, che però fu decisamente poco efficace, come dimostrano le altre rappresentazioni seicentesche del vascello espressione dell’orgoglio di appartenere alla bandiera della flotta nazionale La nave, gioiello della flotta inglese, è infatti stata riprodotta molte volte lungo tutto il corso del secolo e, tra le incisioni più significative, si ricordano quella in controparte realizzata nel 1653 da Thomas Jenner, quella del 1656 incisa da Thomas Wanner e per finire quella che Vincenzo Coronelli pubblica nell’Atlante Veneto nel 1690 (cfr. A. Griffiths, The print in Stuart Britain: 1603-1689, catalogo della mostra di Londra, British Museum, London, British Museum Press, 1998, cat. 58, p. 117). Un esemplare di questa stampa si conserva al Gabinetto di Disegni e Stampe del British Museum (inv. 1854, 0614.252), e altri al National Maritime Museum e al Science Museum di Londra.John Payne incisore inglese (1607 circa-Londra 1648 circa) allievo di William e Simon de Passe, attivo a Londra nella prima metà del XVII secolo sotto la protezione di Carlo I, fu autore di numerose illustrazioni librarie, e incisioni di paesaggi, animali e nature morte, oltre che di ritratti (G. K. Nagler, ad vocem Payne John, in Neues allgemeines Künstler-Lexikon, München 1841, vol. XI, pp. 35-36; Payne John, ad vocem Allegemeines Lexikon der Bildenen Künstler, Leipzig 1932, vol. XXVI, p. 326; S. Redgrave, A Dictionary of artists of the english school…, Amsterdam 1970, p. 324; H. Busmann, Sovereign of the seas. Die Skulpturen des britischen Königsschiffes von 1637, Hamburg 2002, pp. 39-46, e nota 154). Ebbe una vita piuttosto dissoluta e morì in giovane età, come si legge nell’epitaffio del medaglista Thomas Rawlins pubblicato nel 1648. Non si sa molto della sua carriera, se non ciò che si può dedurre dalle sue opere datate tra 1620 e il 1639. All’interno della sua ampia e molteplice produzione dedicata prevalentemente alla ritrattistica, il suo capolavoro è rappresentato sicuramente dall’incisione di grandi dimensioni e realizzata su due matrici, priva di data, raffigurante la nave più grande e sontuosa della flotta inglese, La Sovrana dei mari – costruzione eccellente che non ha pari al mondo – varata nel 1637 nell’arsenale di Woolwitch, voluta da Carlo I Stuart e commissionata al progettista Phineas Pett e al costruttore, il figlio Peter Pett (G. Callender, The portrait of Peter Pett and the Sovereign of the Seas, Newport, Isle of Wight, Yelf Brothers, Ltd., 1930). Si tratta di un’interessante e preziosa raffigurazione del maestoso vascello, rimasto insuperato per bellezza e per la cura dei dettagli e delle decorazioni intagliate, costate ben 7.000 sterline. Gli emblemi e i simboli presenti negli ornamenti della nave sono descritti con grande cura del dettaglio da Thomas Heywood in una pubblicazione coeva intitolata A true description of His Majesties Royall and most stately ship called the Soveraign of the Seas, pamphlet stampato a Londra nel 1638 (nella prima edizione del volumetto, uscita nel 1637, non si faceva riferimento alcuno alla stampa), dove l’autore ricorda l’esistenza di una riproduzione incisa dell’imponente imbarcazione, realizzata da John Paine, che confermerebbe la definizione di una cronologia per il foglio molto vicina alla sua costruzione. La nave infatti, costata più di 65.000 sterline, con una stazza di 1637 tonnellate, lunga 254 piedi e pesantemente armata con 144 cannoni in bronzo, e destinata a partecipare alle battaglie contro la marina olandese e alla guerra di secessione inglese tra 1689 e 1697, andò distrutta proprio in quell’occasione a causa di un incendio fortuito. Il vascello è raffigurato lateralmente, e campeggia al centro della composizione occupando ma maggior parte dello spazio a disposizione. É completamente attrezzato, brulicante di marinai sul ponte superiore e con le vele spiegate per affrontare, maestosa, il vento e il mare tempestoso. Lo stendardo reale sull’albero maestro così come la bandiera di poppa con lo stemma del sovrano dimostrano chiaramente che si tratta di una nave da guerra della monarchia inglese. Ulteriori due stendardi, posizionati sulla cime degli altri due alberi, rappresentano la corona inglese e quella scozzese. A prua è raffigurato il re anglosassone Edgard a cavallo che sottomette i re di sette province assieme alla Union Jack, che rappresenta la combinazione tra la croce di Sant’Andrea e di San Giorgio. Tra le onde tempestose si possono scorgere anche una piccola imbarcazione con tre marinai a bordo e un enorme pesce, mentre la terraferma è segnata solo da un promontorio roccioso sul quale si staglia un castello. Nella nave numerose sono le frasi celebrative e benauguranti, come “qui mare qui fluctus, ventos, navesque guberna, sospitet hanc arcem, Carole Magne (Possa chi governa i flutti, i venti e le navi proteggere questo vascello, oh Carlo il Grande), o “Soli Deo gloriam” (solo a Dio la gloria), e i riferimenti ai sovrani con le sigle CR (Charles I) e HM (Regina Henrietta Maria). Nei cartigli celebrativi presenti in alto a destra e a sinistra, incorniciati da animali marini, si leggono due lunghi panegirici del sovrano Carlo I, della sua monarchia e della grandiosa iniziativa della costruzione della “regina dei mari”. Le iscrizioni realizzate nei margini superiore e inferiore della stampa offrono delle utili indicazioni per l’identificazione della raffigurazione. In alto “THE TRVE PORTRAICTVRE OF HIS MATIES ROYALL SHIP THE SOVERAIGNE OF THE SEAS BUILT IN THE YEARE 1637. Capt.N Phinees Pett being superuisor, and Peter Pett his sonne M.r Builder”; in basso “PRAEGRANDIS ILLIVS ATQ: CELEBERR.AE NAVIS SVB AVSPICIS CAROLI MAGN: BRIT: FRA: ET HIB: REGIS AN.O 1637 EXTRVCTAE DELINEATIO EXPRESSISSIMA. ARCHINAVPEGO PETRO PETT jum: sculptore I. Payne. Cum privilegio ad imprimendum solum”, una sorta di copyright concesso per la diffusione della immagine della nave reale, che però fu decisamente poco efficace, come dimostrano le altre rappresentazioni seicentesche del vascello espressione dell’orgoglio di appartenere alla bandiera della flotta nazionale La nave, gioiello della flotta inglese, è infatti stata riprodotta molte volte lungo tutto il corso del secolo e, tra le incisioni più significative, si ricordano quella in controparte realizzata nel 1653 da Thomas Jenner, quella del 1656 incisa da Thomas Wanner e per finire quella che Vincenzo Coronelli pubblica nell’Atlante Veneto nel 1690 (cfr. A. Griffiths, The print in Stuart Britain: 1603-1689, catalogo della mostra di Londra, British Museum, London, British Museum Press, 1998, cat. 58, p. 117). Un esemplare di questa stampa si conserva al Gabinetto di Disegni e Stampe del British Museum (inv. 1854, 0614.252), e altri al National Maritime Museum e al Science Museum di Londra.John Payne incisore inglese (1607 circa-Londra 1648 circa) allievo di William e Simon de Passe, attivo a Londra nella prima metà del XVII secolo sotto la protezione di Carlo I, fu autore di numerose illustrazioni librarie, e incisioni di paesaggi, animali e nature morte, oltre che di ritratti (G. K. Nagler, ad vocem Payne John, in Neues allgemeines Künstler-Lexikon, München 1841, vol. XI, pp. 35-36; Payne John, ad vocem Allegemeines Lexikon der Bildenen Künstler, Leipzig 1932, vol. XXVI, p. 326; S. Redgrave, A Dictionary of artists of the english school…, Amsterdam 1970, p. 324; H. Busmann, Sovereign of the seas. Die Skulpturen des britischen Königsschiffes von 1637, Hamburg 2002, pp. 39-46, e nota 154). Ebbe una vita piuttosto dissoluta e morì in giovane età, come si legge nell’epitaffio del medaglista Thomas Rawlins pubblicato nel 1648. Non si sa molto della sua carriera, se non ciò che si può dedurre dalle sue opere datate tra 1620 e il 1639. All’interno della sua ampia e molteplice produzione dedicata prevalentemente alla ritrattistica, il suo capolavoro è rappresentato sicuramente dall’incisione di grandi dimensioni e realizzata su due matrici, priva di data, raffigurante la nave più grande e sontuosa della flotta inglese, La Sovrana dei mari – costruzione eccellente che non ha pari al mondo – varata nel 1637 nell’arsenale di Woolwitch, voluta da Carlo I Stuart e commissionata al progettista Phineas Pett e al costruttore, il figlio Peter Pett (G. Callender, The portrait of Peter Pett and the Sovereign of the Seas, Newport, Isle of Wight, Yelf Brothers, Ltd., 1930). Si tratta di un’interessante e preziosa raffigurazione del maestoso vascello, rimasto insuperato per bellezza e per la cura dei dettagli e delle decorazioni intagliate, costate ben 7.000 sterline. Gli emblemi e i simboli presenti negli ornamenti della nave sono descritti con grande cura del dettaglio da Thomas Heywood in una pubblicazione coeva intitolata A true description of His Majesties Royall and most stately ship called the Soveraign of the Seas, pamphlet stampato a Londra nel 1638 (nella prima edizione del volumetto, uscita nel 1637, non si faceva riferimento alcuno alla stampa), dove l’autore ricorda l’esistenza di una riproduzione incisa dell’imponente imbarcazione, realizzata da John Paine, che confermerebbe la definizione di una cronologia per il foglio molto vicina alla sua costruzione. La nave infatti, costata più di 65.000 sterline, con una stazza di 1637 tonnellate, lunga 254 piedi e pesantemente armata con 144 cannoni in bronzo, e destinata a partecipare alle battaglie contro la marina olandese e alla guerra di secessione inglese tra 1689 e 1697, andò distrutta proprio in quell’occasione a causa di un incendio fortuito. Il vascello è raffigurato lateralmente, e campeggia al centro della composizione occupando ma maggior parte dello spazio a disposizione. É completamente attrezzato, brulicante di marinai sul ponte superiore e con le vele spiegate per affrontare, maestosa, il vento e il mare tempestoso. Lo stendardo reale sull’albero maestro così come la bandiera di poppa con lo stemma del sovrano dimostrano chiaramente che si tratta di una nave da guerra della monarchia inglese. Ulteriori due stendardi, posizionati sulla cime degli altri due alberi, rappresentano la corona inglese e quella scozzese. A prua è raffigurato il re anglosassone Edgard a cavallo che sottomette i re di sette province assieme alla Union Jack, che rappresenta la combinazione tra la croce di Sant’Andrea e di San Giorgio. Tra le onde tempestose si possono scorgere anche una piccola imbarcazione con tre marinai a bordo e un enorme pesce, mentre la terraferma è segnata solo da un promontorio roccioso sul quale si staglia un castello. Nella nave numerose sono le frasi celebrative e benauguranti, come “qui mare qui fluctus, ventos, navesque guberna, sospitet hanc arcem, Carole Magne (Possa chi governa i flutti, i venti e le navi proteggere questo vascello, oh Carlo il Grande), o “Soli Deo gloriam” (solo a Dio la gloria), e i riferimenti ai sovrani con le sigle CR (Charles I) e HM (Regina Henrietta Maria). Nei cartigli celebrativi presenti in alto a destra e a sinistra, incorniciati da animali marini, si leggono due lunghi panegirici del sovrano Carlo I, della sua monarchia e della grandiosa iniziativa della costruzione della “regina dei mari”. Le iscrizioni realizzate nei margini superiore e inferiore della stampa offrono delle utili indicazioni per l’identificazione della raffigurazione. In alto “THE TRVE PORTRAICTVRE OF HIS MATIES ROYALL SHIP THE SOVERAIGNE OF THE SEAS BUILT IN THE YEARE 1637. Capt.N Phinees Pett being superuisor, and Peter Pett his sonne M.r Builder”; in basso “PRAEGRANDIS ILLIVS ATQ: CELEBERR.AE NAVIS SVB AVSPICIS CAROLI MAGN: BRIT: FRA: ET HIB: REGIS AN.O 1637 EXTRVCTAE DELINEATIO EXPRESSISSIMA. ARCHINAVPEGO PETRO PETT jum: sculptore I. Payne. Cum privilegio ad imprimendum solum”, una sorta di copyright concesso per la diffusione della immagine della nave reale, che però fu decisamente poco efficace, come dimostrano le altre rappresentazioni seicentesche del vascello espressione dell’orgoglio di appartenere alla bandiera della flotta nazionale La nave, gioiello della flotta inglese, è infatti stata riprodotta molte volte lungo tutto il corso del secolo e, tra le incisioni più significative, si ricordano quella in controparte realizzata nel 1653 da Thomas Jenner, quella del 1656 incisa da Thomas Wanner e per finire quella che Vincenzo Coronelli pubblica nell’Atlante Veneto nel 1690 (cfr. A. Griffiths, The print in Stuart Britain: 1603-1689, catalogo della mostra di Londra, British Museum, London, British Museum Press, 1998, cat. 58, p. 117). Un esemplare di questa stampa si conserva al Gabinetto di Disegni e Stampe del British Museum (inv. 1854, 0614.252), e altri al National Maritime Museum e al Science Museum di Londra.