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BATTERI MARINI NEGLI AGGREGATI MUCILLAGINOSI
CATALETTO, BRUNO
2004-04-19
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Contributor(s)
FEOLI, ENRICO
•
AZAM, FAROOQ
Abstract
Negli ultimi 10 anni il fenomeno degli aggregati mucillaginosi è stato più volte osservato nel Nord Adriatico e in particolare nel Golfo di Trieste. Partendo dall'ipotesi che gli aggregati mucillaginosi siano prodotti inizialmente come polisaccaridi polimerici e colloidali attraverso i processi batterici della materia organica e/o come polisaccaridi prodotti e rilasciati dalla superficie della cellula batterica, si deciso di studiare le specie batteriche presenti all'interno degli aggregati mucillaginosi al fine di comprendere meglio le strategie impiegate da questi organismi nei processi sopra descritti. Attraverso l'utilizzo di tecniche di biologia molecolare, la struttura della comunità batterica presente in una stazione di campionamento del Golfo di Trieste durante la comparsa del fenomeno delle mucillagini è stata confrontata con quella presente all'interno degli aggregati stessi. Successivamente, mediante l'impiego di vari terreni di coltura di diversa composizione chimica, si è proceduto all'isolamento di 57 ceppi batterici da numerosi campioni di mucillagine. Dopo essere stati caratterizzati geneticamente attraverso il sequenziamento del frammento di un gene specifico (16S rRNA), alcuni di questi ceppi batterici sono stati utilizzati in esperimenti atti ad analizzare la produzione di muco in vitro in diverse condizioni di salinità e in diverse composizioni del mezzo di coltura. Infine, considerando che nei batteri Gram-negativi il meccanismo del quorum sensing consente ai batteri di comunicare fra loro utilizzando particolari 'segnali chimici' come gli AHL (acylated homoserine lactones) e che la produzione di AHL è stata riscontrata in fenotipi importanti per il comportamento batterico negli aggregati mucillaginosi, abbiamo testato l'ipotesi che i batteri marini isolati dagli aggregati stessi abbiano la capacità di produrre gli AHL. L 'utilizzo di tecniche di biologia molecolare, quali la PCR e il DGGE, ha consentito di osservare da vicino la diversità specifica della comunità presente negli aggregati e di confrontarla con quella presente nella colonna d'acqua circostante. I risultati hanno evidenziato che il muco, per la sua specifica composizione molecolare, rappresenta un sorta di "trappola" per specie batteriche appartenenti anche ad ambienti diversi da quello marino e questo rappresenta un ulteriore stimolo per approfondire lo studio di questa comunità batterica. I diversi terreni di coltura impiegati e, nuovamente, l'utilizzo della biologia molecolare, ha permesso di ottenere conoscenze precise sulla composizione specifica della comunità batterica consentendo, oltre all'identificazione degli organismi, la loro coltura e, quindi, la disponibilità per il loro utilizzo in altri esperimenti al fine di poter comprendere meglio la loro fisiologia. Gli esperimenti condotti in vitro al fine di valutare la produzione di diversi tipi di muco hanno consentito di evidenziare alcune differenze fra i diversi ceppi e l'opportunità di studiare nell'immediato futuro la composizione di questo materiale mucillaginoso per poterlo, in seguito, confrontare, con quello raccolto in mare aperto. L'individuazione, infine, in alcuni ceppi batterici di particolari segnali chimici (gli autoinduttori) di comunicazione intercellulare (il "quorum sensing") ha consentito di gettare uno sguardo sui possibili meccanismi di espressione fenotipica (produzione di esoenzimi) all'interno degli aggregati mucillaginosi. Riteniamo, quindi, importante continuare nell'approfondimento dello studio della comunità batterica presente negli aggregati mucillaginosi per ottenere sempre maggiori informazioni necessarie per la completa comprensione del fenomeno.
Insegnamento
Publisher
Università degli studi di Trieste
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