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La traduzione teatrale come hortus conclusus e il rapporto con la scena
Avirovic, Ljiljana
1992
Abstract
La scelta di analizzare Cechov, drammaturgo russo
per eccellenza, ampiamente tradotto e conosciuto in
Italia, ha l'intento di "tesaurizzare traslazioni teatrali" dal
russo in italiano. La scomposizione del procedimento di
trasferimento del testo, di per sé molto impegnativo, ci
sara di aiuto per vedere quali sono gli elementi in gioco
in questo campo specifico della traduzione.
Il ruolo funzionale della parola assume infatti nel
testo teatrale degli aspetti molto particolari, poichè esso
dipende sia dalla scelta di poetica operata dall'autore,
sia dalla sua impostazione drammaturgica. Il testo
teatrale, e dunque la sua traduzione, è un testo aperto
ad ogni suggestione o è un "hortus conclusus" in cui le
parole stesse, come gli attori, recitano un ruolo ben
definito? Prima di tentare una risposta a queste
domande, attraverso la lettura di due traduzioni di ottimo
livello, vorrei soffermarmi proprio sul carattere del testo
teatrale in quanto tale.La versione di un testo drammatico o di un dialogo
scenico impone una particolare attenzione al legame
funzionale tra parola scritta e lingua parlata. La ''parola
teatrale" non è mai quella di un romanzo. Essa sarà
pronunciata dall'attore e recepita dallo spettatore, deve
appartenere ad un registro semantico in grado di
collegare con efficacia gli attori sulla scena agli
spettatori.
Series
Rivista internazionale di tecnica della traduzione
0
Publisher
Campanotto Editore Udine
Source
Avirovic Ljiljana, "La traduzione teatrale come hortus conclusus e il rapporto con la scena", in: Rivista internazionale di tecnica della traduzione n°0, Udine, Campanotto Editore (1992), pp. 93-100
Languages
it
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