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L'AMMINISTRAZIONE DELL'INTERESSE AMBIENTALE
DE PAULI, LUCA
2001-02-09
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Contributor(s)
SEVERI, SEVERO
Abstract
Linee di tendenza ricorrenti, spesso ispirate dalla azione delle Comunità Europee, tendono ad evidenziare l'importanza di una quanto più ampia partecipazione dei singoli e dei gruppi, variamente interessati, alla formazione ed alla attuazione dei processi decisionali in materia ambientale. Il diritto amministrativo dell'ambiente continua peraltro a connotarsi per la perdurante presenza di modelli autoritari, in apparente controtendenza rispetto a quel processo di depurazione di cui la legge 241/1990 era stata insieme punto di arrivo e punto di partenza. L'evoluzione più recente della disciplina della conferenza di servizi costituisce conferma del fatto che l'originaria impostazione, che riconosceva agli interessi ambientali allo stesso tempo infungibilità e capacità di ostacolo a scelte amministrative in qualche modo in conflitto - reale o potenziale - con la tutela dell'ambiente, di per sé sia in via di evidente superamento, anche allo scopo di evitare la creazione di nuove conflittualità, in antitesi ad obiettivi di apertura, di imparzialità e di efficacia dell'azione amministrativa. La composizione ultima avviene oggi a livello di Consiglio dei Ministri, quindi al più alto livello politico - amministrativo, riconoscendosi quindi come l'interesse ambientale sia sì immanente ad ogni procedimento e, come tale, ad acquisizione obbligata, ma anche sottoponibile a raffronto e bilanciamento con altri interessi pubblici e privati coinvolti, in coerenza con scelte che trovano il loro fondamento nell'indirizzo politico dell'Organo di vertice. Sotto il profilo della organizzazione amministrati va, la compresenza di più livelli di amministrazione impone necessariamente, anche e soprattutto nella materia ambientale, l'attuazione del princ1p10 della leale collaborazione, proponendosi altresì la sussidiarietà, tanto nella sua dimensione orizzontale che in quella verticale, quale elemento di ispirazione in fase di distribuzione delle competenze e di concreta attuazione delle politiche ambientali, anche attraverso la valorizzazione di quelle «attività che possono essere adeguatamente esercitate dalla autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro formazioni sociali». Si assiste peraltro a scelte non sempre coerenti, talvolta nella direzione della valorizzazione - o rivalutazione - di enti tradizionali (quali la Provincia), talaltra nel riconoscimento di rilevantissime funzioni di pianificazione e gestione in pro di soggetti territoriali non tradizionali, quali le variamente denominate «Autorità d'ambito» o «di bacino», nella riconosciuta insufficienza dei soggetti tradizionali a fare fronte a fenomeni diffusivi, che prescindono dalle storiche ripartizioni amministrative. La formazione della decisione amministrativa rischia così di vedere frustrate le istanze di partecipazione, e quindi in ultima istanza di democrazia, sia per la scarsa rappresentatività degli organi di gestione di tali nuovi soggetti, che per l'estrema tecnicità delle scelte, che, infine, per la propensione delle ammm1strazioni centrali ad utilizzare surrettiziamente l'indefinito concetto di «ambiente» quale grimaldello per erodere minandole alla base quelle autonomie altrimenti favorite dagli ultimi processi di riforma della Pubblica amministrazione.
Insegnamento
Publisher
Università degli studi di Trieste
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