Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche

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  • Publication
    Equivocations of Nature: Naess, Latour, Nāgārjuna
    (Università degli studi di Trieste, 2015-06-18)
    Cavazza, Elisa
    ;
    Schramme, Thomas
    ;
    Rovatti, Pier Aldo
    This work brings together quite heterogeneous sources for reasons, which at first glance seem marginal. For example, without delving too deeply into Naess’ problems Latour uses his constructs to sweep them aside. Another example is how Naess makes multiple references to Nāgārjuna’s emptiness of own-nature in order to illustrate his relationism. Nevertheless, there are more important structural and philosophical reasons for bringing these three together. These are collected around two primary research points. Firstly, we want to offer an articulation of relationism for ecology, its scope and the difficulties it faces. These span between the problem of the concept of nature and the problem of representation. Beginning with Naess’ ecosophy, we can secure a better grasp of the problems environmentalism faces when it makes use of an organicistic and interrelated image of nature. Relationism attempts to posit the overcoming of the subject/object dichotomy as it is structured in the representation of nature, but eventually finds itself trapped in the same premises. Naess’s problems are, nevertheless, more radical. Overcoming the subject/object and human/nature dualisms is not just a matter of integrating the two poles into a greater whole. The problems opened in relationism are intrinsic to the concept of nature as otherness to humanity, which underlies both managerial environmentalist approaches and ecological attempts to bridge the dualistic gap. Issues of continuity and difference, belonging and otherness emerge when the nature/humanity axis is articulated. The humanity/nature fracture is most tragic in the political tension between ecological naturalism and culturalist critique. The difficulties of environmentalism emerge as equivocations caused by the a priori framework of nature as otherness to humanity. Latour’s idea of the end of nature is a political-ecological solution to the problem of representation. The nature/culture framework is only one way to represent the common world of humans and nonhumans. It is possible to reopen the political work of composition of the common world, bringing the sciences (both humanities and hard sciences) to give scientific and political representation to phenomena such as climate change or species extinction. A second research focus shifts from the political dimension and looks at subjectivity as the main difficulty in the problem of representation. Nāgārjuna’s concept of emptiness [śūnyatā] proves to be a powerful insight into the tension between a radically relative reality and the attachment of the subject’s view to a “nature of things.”
      1039  1126
  • Publication
    Il "potere popolare" in Istria (1945-1953)
    (Università degli studi di Trieste, 2015-04-20)
    Moscarda Oblak, Orietta
    ;
    Pupo, Raoul
    Studiare la costruzione del “potere popolare” da parte del nascente regime comunista jugoslavo in una realtà complessa come quella istriana, nel periodo che va dal 1945 al 1953, è la finalità della ricerca che viene qui presentata. Per far ciò, l’attenzione viene rivolta al complesso dei cambiamenti politici, sociali ed economici introdotti nell’area istriana con il passaggio all’amministrazione jugoslava, che coincise con l’instaurazione e l’organizzazione di un nuovo potere politico e civile. Si è preferito quindi evitare una ricostruzione particolareggiata dell’instaurazione del regime comunista in Istria e in Croazia/Jugoslavia, per concentrarsi piuttosto sull’esame di alcuni importanti centri del potere jugoslavo allo scopo di coglierne le caratteristiche principali e di proporre un quadro d’assieme circa la politica attuata nei confronti della popolazione istriana, sia quella italiana che quella croata, nel periodo compreso fra il 1945 e il 1953. Quattro sono i capitoli che compongono l’elaborato finale. Il primo capitolo, "La presa del potere" analizza i capisaldi del nuovo sistema comunista jugoslavo e del potere popolare, ovvero le strutture informative, quelle militari e giudiziarie nella regione istriana. Il periodo ottobre 1943 - maggio 1945, che corrisponde al periodo della guerra effettiva in Istria e dell’occupazione tedesca, viene trattato in questo capitolo, in riferimento all’origine e allo sviluppo delle strutture militari, informative e giudiziarie, specie per quanto concerne lo sviluppo e gli obiettivi della resistenza croata e italiana sul territorio istriano, il programma di liberazione nazionale croata-slovena e gli atti di annessione dell’Istria alla Jugoslavia, così come il programma di rivoluzione jugoslava con la violenza degli infoibamenti da parte del MPL jugoslavo e l’istituzione dei comitati popolari di liberazione, visti quali nuovi organismi del potere popolare. Il secondo capitolo, "Il nuovo ordine", prende in esame la struttura che rappresentò il vero centro del potere nel sistema jugoslavo, ovvero il partito comunista croato. Dopo aver delineato il ruolo del PCC in Istria e in Croazia, viene rappresentata la sua organizzazione e la struttura sociale e nazionale della classe politica a livello distrettuale e regionale nel periodo 1945-48. All’interno della politica del Fronte popolare, sono presi in esame i rapporti che il partito comunista sviluppò nel dopoguerra con i principali gruppi di alleanza, vale a dire i con i narodnjaci, il basso clero croato e quella che dopo l’annessione diventò minoranza italiana. Nel terzo capitolo, dal titolo "L’organizzazione del potere civile", vengono innanzitutto tracciati i principi di costruzione del potere popolare e i suoi organi rappresentativi i quali, alla base della scala territoriale-amministrativa, erano costituiti dai comitati popolari. Tuttavia, si evidenzia come la reale influenza politica fosse concentrata nelle organizzazioni politiche e nei loro organi dirigenti, dove le decisioni venivano prese all’interno delle organizzazioni medesime e, attraverso diversi organi di “trasmissione”, venivano poi riportate agli organi statali e all’amministrazione statale. Si passa poi sinteticamente a spiegare l’origine e lo sviluppo dei comitati popolari nella regione istriana, la legge e le sue diverse integrazioni che li regolarono. Ne viene evidenziato il ruolo di strumenti esecutivi della politica del partito comunista, risultando sin dall’inizio subordinati alla volontà e agli indirizzi del partito. E proprio attraverso le elezioni di tali organi del potere locale, che in Istria si tennero nel 1945, nel 1949, nel 1950 e nel 1952, il partito profuse il massimo sforzo per raggiungere il controllo e la maggioranza nella loro composizione politica. Nell’ambito dell’operato delle nuove autorità popolari regionali, si osserva l’elasticità dei confini tra interventi politici e amministrativi, evidenziando il potere d’intervento del Comitato regionale del PCC, che aveva l’autorità di bloccare e di censurare qualsiasi provvedimento operativo attuato dal massimo organo popolare istriano, il CPL regionale, che non fosse in linea con i principi e con i tatticismi del partito. In questo senso, si discute anche quanto il rapporto gerarchico tra istituzioni politiche e amministrative si riflettesse sulle persone che ricoprivano tali funzioni e, soprattutto, sulle modalità di attuazione delle misure a livello periferico. L’accentramento del processo decisionale a Zagabria, rispettivamente a Belgrado, assieme alla rigida imposizione dall’alto come metodo di lavoro, rappresentarono alcuni dei motivi che portarono a giudizi negativi da parte dei fori superiori all’istanze politiche inferiori (regionale, distrettuale, cittadino). Nell’ambito delle nuove autorità popolari regionali, viene evidenziata la figura di Dušan Diminić, uno dei primi dirigenti ad essere ritirato dall’Istria, prima dello scioglimento delle strutture regionali del partito e di quelle popolari (1947) e che, per le sue posizioni politiche vicine a Đilas, fu espulso dal partito agli inizi degli anni Cinquanta. Il quarto capitolo, "Consolidamento e omologazione politica e nazionale (1948-1953)", sviluppa il periodo della vera e propria fase di consolidamento del nuovo potere, quando l’Istria divenne territorio jugoslavo a tutti gli effetti, con l’introduzione di tutte le leggi jugoslave, comprese quelle repubblicane e federali. A livello politico-istituzionale, tale fase fu segnata dallo scioglimento della struttura regionale del partito e di quella politico-amministrativa precedente, per unire amministrativamente e politicamente il territorio istriano alla regione di Fiume e del Litorale croato. Era questo il segnale evidente di un processo di inclusione dell’Istria alla Croazia/Jugoslavia e di omologazione politica e nazionale, con la creazione di un nuovo centro politico ed economico di riferimento per l’Istria (Fiume), nonché la costituzione di un Ministero per i territori neoliberati a livello federale, che aveva il compito di gestire tale processo. L’istituzione ebbe anche il compito di progettare nuove direttrici d’intervento dello stato ed una serie di misure di breve e lungo periodo, per ricostruire un sistema economico in grado di assicurare uno standard di vita soddisfacente alla popolazione contadina, dal momento che agli occhi delle autorità regionali le pessime condizioni di vita rappresentavano il fattore scatenante che aveva portato la popolazione istriana a fuggire clandestinamente dalla penisola e a richiedere l’opzione per la cittadinanza italiana. Il ricorso alla mobilitazione forzata della manodopera, sia per il lavoro nelle miniere dell’Arsia, che per la costruzione della ferrovia Lupogliano-Stallie, con il prelievo della popolazione anche da parte della polizia, produsse un rifiuto e un netto distacco della popolazione nei confronti delle autorità e del partito, non soltanto nelle cittadine lungo la costa, ma anche e soprattutto nelle zone interne, ritenute dalle autorità espressamente croate, come nei distretti di Pinguente e di Pisino. L’organo esecutivo del Ministero (Direzione generale), che aveva sede a Volosca, svolse un ruolo di coordinamento tra il governo repubblicano/federale e i comitati popolari di base anche in fatto di opzioni per la cittadinanza italiana. Gli eventi più importanti di tale periodo furono infatti la rottura della Jugoslavia con il Cominform e la massa delle opzioni a favore della cittadinanza italiana. Il quarto capitolo esamina le durissime reazioni della autorità popolari nei confronti di questi due contemporanei fenomeni: reazioni che colpirono le varie componenti nazionali residenti sul territorio, ma le cui conseguenze negative risultarono evidenti soprattutto nei confronti di quella italiana. Strettamente connesso alle opzioni respinte fu il fenomeno delle fughe clandestine, che si manifestò via mare, in particolare dalle isole del Quarnero, ma di frequente anche via terra. Le fughe clandestine, ma anche il semplice sospetto di fuga, oppure il favoreggiamento, furono perseguiti con solerte impegno dalla polizia jugoslava, in quanto considerate reati di massima gravità, con pene che potevano arrivare a dieci anni di lavori forzati. Il problema delle opzioni è poi correlato alla questione del Cominform, che esplose in tutta la sua gravità proprio in quel periodo. La rottura con Mosca nel 1948 portò qui alla frattura definitiva fra i comunisti italiani e il comunismo jugoslavo. Nei confronti dei “cominformisti” le autorità jugoslave avviarono una violenta epurazione, che lasciò ai comunisti italiani schieratisi con Stalin la sola via dell’emigrazione, attraverso la richiesta d'opzione quale possibilità di scampare ai processi, alle condanne al “lavoro socialmente utile” e alla deportazione nel campo di prigionia dell’Isola Calva (Goli Otok). Man mano che i dirigenti jugoslavi ampliarono il terreno dello scontro, ritenendolo non più solo questione di partito, ma attacco alla sovranità nazionale, la repressione anticominformista toccò anche tutti coloro che esprimevano una posizione critica sulle dure condizioni economiche del paese o facevano resistenza nei confronti della politica degli ammassi e delle cooperative agricole; indipendentemente dalla nazionalità, ne furono coinvolti tutti i contadini che rifiutavano o che chiedevano di uscire dalle cooperative agricole, che dal 1949 avevano registrato uno sviluppo forzato con la politica della collettivizzazione delle campagne. E’ da rilevare infine la doppiezza dell’atteggiamento assunto dalle autorità che, da una parte cercarono di contenere l’esodo, mettendo in campo misure repressive per ostacolarlo che si rivelarono errate e controproducenti, e dall’altra, invece, lo favorivano attuando una politica che era chiaramente volta a espellere una componente nazionale la cui presenza avrebbe potuto, in futuro, mettere in discussione i nuovi confini.
      2175  2683
  • Publication
    A new look at dehumanization: The association between menstrual cycle changes and dehumanization of women
    (Università degli studi di Trieste, 2015-04-20)
    Piccoli, Valentina
    ;
    Carnaghi, Andrea
    Hormonal fluctuations across menstrual cycle affect women's sexuality, women's self- perception, women's self-presentation, women's mate preferences, and their attitudes towards other women. In particular, women in high-conception risk (i.e., the probability of pregnancy), compared to women in low-conception risk, are more willing to spend money for items that increase their appearance (e.g., Durante et al., 2011), more prone to dress skin- revealing clothes, and are judged to look more attractive by male and female raters (e.g., Haselton et al., 2007). Enhanced levels of conception risk are associated with competitive attitudes towards women on the attractiveness dimension (e.g., Fisher, 2004). These results likely reflect a self-promotion strategy that is rooted in intra-group comparisons along the dimensions of attractiveness. Research in social psychology shows that stressing the relevance of physical appearance and attractiveness of a target (e.g., Vaes et al., 2011) can lead to the dehumanization of this target (i.e., the denial of distinctively human features), and in particular of women. In the current thesis, I test the main hypothesis of a link between conception risk levels and the dehumanization of women. In Chapter 1, I present an overview of the physiology of the female menstrual cycle and I describe the possible methods to compute the likelihood of conception. In Chapter 2, I summarize research on behavioral and cognitive changes associated with menstrual cycle. Specifically, I address the question of whether high conception risk affects the importance women devote to their own and to other women's attractiveness. Moreover, I discuss research strands that analyze the importance women attribute to dominance-related cues in men. I discuss this evidence, according to evolutionary and social psychological perspectives. In Chapter 3, I summarize studies on the dehumanization, and I then outline whether and how focus on attractiveness and physical appearance lead to the dehumanization of women, but not of men. On the basis of this review of the literature, I will put forward the hypothesis that I will test in four studies. I demonstrate that the explicit and automatic dehumanization of other women increases as the conception risk is enhanced. Specifically, in Chapter 4, I show that the enhancement of conception risk, only in normally ovulating women, but not in hormonal-contraceptive users, is associated with the dehumanization of women, but neither of men (mating relevant target) nor of elderlies (mating irrelevant target). Moreover, I show that increased levels of conception risk led not only to the dehumanization of women but also to the enhancement of intra-sexual competition. In Chapter 5, I employ an unobtrusive technique of attitude assessment (i.e., semantic priming procedure) to replicate these effects. In Chapter 6, I replicated previous results (Chapter 4 and 5) and, by salivary assessment of estrogen and progesterone, I further explore the role of sex hormones in the relationship between menstrual cycle stages and the dehumanization of women.
      979  694
  • Publication
    Precursors of mathematics learning: identification and intervention
    (Università degli studi di Trieste, 2015-04-20)
    Costa, Hiwet Mariam
    ;
    Passolunghi, Maria Chiara
    The studies presented in this thesis contribute to the growing body of knowledge regarding the relationships between domain general precursors, domain specific precursors and mathematical learning. Given the previous inconsistent results about the link between ANS acuity and mathematical abilities (i.e. Kolkman et al., 2013) we were interested in the investigation of the relation between the ANS and early mathematics abilities in preschool years. This relationship was explored by using two different approaches: in Chapter 2 the relationship between ANS and different mathematical measures, measured concurrently, were investigated; Chapter 3 examined the possibility to improve the ANS abilities in preschool children by using intensive adaptive training over a relatively short period. Moreover, the transfer effects of the training on mathematical abilities were also examined. The second aim of this dissertation concerned the potential role played by STM and WM skills in supporting domain-specific precursors of mathematics. The few studies that considered the role of WM in simple quantity comparison abilities did not provide a strong basis for any firm conclusions on such a relationship (Mussolin, Nys, Leybaert, & Content, 2012; Soltész, Szűcs, & Szűcs, 2010) since they didn’t assess all of the WM components. Chapter 2 focuses on uncovering which specific WM component is involved in non-symbolic approximate quantity comparison processing in the preschool age. Moreover, in ordered to further explore the relationship between WM abilities and ANS, Chapter 3 investigated whether training focusing on the improvement of ANS abilities produced a far-transfer effect on WM abilities. Several studies found that WM abilities are related to overall mathematical skills (Gersten et al., 2005; Jordan et al., 2006; Passolunghi & Lanfranchi, 2012), therefore Chapter 4 investigated a possible causal relationship between domain-general working memory abilities and domain-specific numerical competence through a training study during the preschool years. The third aim of this dissertation was to explore the malleability of cognitive precursors of mathematical learning. In Chapter 3, the possibility to improve ANS abilities was investigated, whereas Chapter 4 aimed to verify and compare the effects on early numerical competence of two types of training. One type of training focused on the enhancement of domain-general precursors, working memory abilities; while the other focused on the enhancement of domain-specific precursors, early numeracy abilities. In the field of intellectual disabilities, some studies suggested that WM skills of children with neurodevelopmental disorders (like Down’s syndrome) tend to be impaired and very poor compared to typically developing children of a similar mental age (Gathercole & Alloway, 2006). In Chapter 5, the efficacy of a school-based visuo-spatial WM training on STM and WM skills for two individuals with DS was examined. The main findings emerging from overall studies and limitations, future directions and implications of the research are finally discussed in Chapter 6.  
      904  1148
  • Publication
    La sicurezza sul lavoro e la navalmeccanica dal secondo dopoguerra a oggi. Il caso del cantiere di Monfalcone
    (Università degli studi di Trieste, 2013-04-19)
    Bullian, Enrico
    ;
    Vezzosi, Elisabetta
    La tesi ha l’obiettivo di indagare l’evoluzione della gestione della sicurezza sul lavoro nell’Italia del Novecento e in particolare del secondo dopoguerra. L’attenzione viene focalizzata sul caso specifico della navalmeccanica e del Cantiere di Monfalcone, anche in chiave comparata con un approfondimento sul periodo fra gli anni Sessanta e Ottanta. I primi 3 capitoli si occupano della sicurezza sul lavoro in Italia nella seconda metà del Novecento, mentre i capp. 4-6 trattano della salute operaia nel Cantiere di Monfalcone e negli altri stabilimenti navali. In ogni capitolo si affronta il problema in termini riferibili sia agli infortuni sia alle malattie professionali, svolgendo approfondimenti specifici sull’esposizione all’amianto.
      1001  7609