Rivista di economia e politica dei trasporti (REPoT) (2015) 2

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  • Publication
    Un’analisi settoriale dell’impatto dei costi del trasporto sul sistema produttivo italiano
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2015)
    Gregori, Tullio
    L’obiettivo di questo lavoro è lo studio degli effetti sul sistema produttivo italiano di una variazione del costo del trasporto. A questo proposito consideriamo un modello di equilibrio parziale tra l’Italia ed altre nazioni basato sull’approccio di Johansen. Questo modello permette di analizzare gli effetti sulle variabili nominali e su quelle reali dovuti, ad esempio, ad un cambiamento delle infrastrutture di trasporto nazionali o con l’estero con una variazione del costo del trasporto. L’approccio è applicato ad un sistema composto da tre aree geografiche formate dall’Italia, dall’insieme dei più importanti paesi europei e dal resto del mondo. L’analisi empirica permette di valutare i cambiamenti nei prezzi, prodotto e flussi commerciali in seguito a delle modificazioni nei costi del trasporto nelle e tra le tre aree geografiche dal 1995 al 2011. Le simulazioni mostrano come i settori industriali che risentono in maggior misura dell’incremento del costo del trasporto interno sono quelli del Legno, dei Metalli di base e degli Altri minerali non metalliferi. Non si tratta però delle industrie che devono far aumentare di più i propri prezzi di vendita. Un risultato simile si riscontra anche con riferimento ad un più elevato costo del trasporto con l’estero. In questo caso la trasmissione sui prezzi è particolarmente forte nell’industria della Cokeria e della raffinazione del petrolio, che vede però diminuire il suo output di meno di altri settori come quello dei Metalli di base o della Gomma e plastica.
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  • Publication
    L’intermodalità a supporto della riduzione dell’impatto ambientale dei trasporti: il caso dell’interporto quadrante Europa di Verona
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2015)
    Chimenti, Matteo
    ;
    Dal Dosso, Michele
    Il presente paper si pone l’obiettivo di analizzare l’impatto delle “esternalità” dei trasporti sull’ambiente e sulla società. Nello specifico l’analisi verterà sul sistema interportuale italiano, quale strumento strategico per incrementare la mobilità sostenibile del futuro. Lo studio si concentrerà dapprima su di una panoramica del disegno dell’interportualità italiana per poi focalizzarsi sull’Interporto Quadrante Europa di Verona, che diverrà il case study del presente paper. Tale struttura infatti rappresenta la massima espressione del sistema intermodale europeo, costituendo un efficace esempio da promuovere a livello nazionale ed internazionale. L’interporto veronese presenta ampi margini di crescita, sia in termini di traffico che di spazi disponibili, apprestandosi a divenire il principale gateway per i porti italiani verso i mercati del nord Europa. L’integrazione tra infrastrutture logistiche marittime e terrestri è da anni uno dei principali obiettivi dei legislatori a livello nazionale e comunitario, in quanto consentirebbe di incrementare l’efficienza dell’intera supply chain globale. La mobilità delle merci è causa di differenti tipologie di costi che ricadono sui diversi attori coinvolti: Amministrazioni Pubbliche, aziende di trasporto, utenti e collettività. Da questo punto di vista, i costi del sistema dei trasporti possono essere suddivisi in tre tipologie principali: - costi di produzione del servizio; - costi di uso del servizio; - costi esterni marginali. I costi esterni marginali sono prodotti dall’esercizio e dall’uso dei sistemi di trasporto, ricadendo sulla collettività nel suo complesso, incluso anche chi non utilizza tali sistemi. Attraverso un’analisi dettagliata dell’infrastruttura veronese ci si propone di studiarne le tipicità e le caratteristiche che le permettono di abbattere in misura significativa le “esternalità” elencate in precedenza. Gli autori si prefiggono inoltre di fornire uno spunto sulle strategie da adottare in futuro per promuovere appieno l’intermodalità ed i vantaggi che da essa derivano sia in termini economici che soprattutto dal punto di vista ambientale.Il presente paper si pone l’obiettivo di analizzare l’impatto delle “esternalità” dei trasporti sull’ambiente e sulla società. Nello specifico l’analisi verterà sul sistema interportuale italiano, quale strumento strategico per incrementare la mobilità sostenibile del futuro. Lo studio si concentrerà dapprima su di una panoramica del disegno dell’interportualità italiana per poi focalizzarsi sull’Interporto Quadrante Europa di Verona, che diverrà il case study del presente paper. Tale struttura infatti rappresenta la massima espressione del sistema intermodale europeo, costituendo un efficace esempio da promuovere a livello nazionale ed internazionale. L’interporto veronese presenta ampi margini di crescita, sia in termini di traffico che di spazi disponibili, apprestandosi a divenire il principale gateway per i porti italiani verso i mercati del nord Europa. L’integrazione tra infrastrutture logistiche marittime e terrestri è da anni uno dei principali obiettivi dei legislatori a livello nazionale e comunitario, in quanto consentirebbe di incrementare l’efficienza dell’intera supply chain globale. La mobilità delle merci è causa di differenti tipologie di costi che ricadono sui diversi attori coinvolti: Amministrazioni Pubbliche, aziende di trasporto, utenti e collettività. Da questo punto di vista, i costi del sistema dei trasporti possono essere suddivisi in tre tipologie principali: - costi di produzione del servizio; - costi di uso del servizio; - costi esterni marginali. I costi esterni marginali sono prodotti dall’esercizio e dall’uso dei sistemi di trasporto, ricadendo sulla collettività nel suo complesso, incluso anche chi non utilizza tali sistemi. Attraverso un’analisi dettagliata dell’infrastruttura veronese ci si propone di studiarne le tipicità e le caratteristiche che le permettono di abbattere in misura significativa le “esternalità” elencate in precedenza. Gli autori si prefiggono inoltre di fornire uno spunto sulle strategie da adottare in futuro per promuovere appieno l’intermodalità ed i vantaggi che da essa derivano sia in termini economici che soprattutto dal punto di vista ambientale.
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  • Publication
    Il traffico urbano: alcune osservazioni inerenti la creazione di zone pedonali
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2015)
    Francavilla, Fulvio
    Nel presente lavoro vengono esposte alcune considerazioni relative alla variazione del traffico conseguente alla introduzione di una zona pedonale all’interno di una rete viaria cittadina. Viene inoltre presentato un modello matematico, su ipotesi estremamente semplificate, che permette di stimare (in modo approssimato) l’entità delle variazioni di traffico determinate dalla realizzazione della ipotizzata zona pedonale.
      768  651
  • Publication
    Città europee e mobilità urbana: impatto delle scelte modali
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2015)
    Pieralice, Eleonora
    ;
    Trepiedi, Luca
    Tutte le strategie per combattere i cambiamenti climatici nell’ambito trasportistico puntano al miglioramento della mobilità urbana. Ormai da anni, la Comunità Europea invia continui segnali, dal libro verde ai piani di azione sulla mobilità urbana, per stimolare le autorità a livello locale ad adottare politiche integrate per un futuro sostenibile dei trasporti, interventi necessari per migliorare le condizioni di vita e di salute dei cittadini e lo stato ambientale delle nostre città. Il settore dei trasporti rappresenta, in Europa, una delle principali sorgenti dell’inquinamento atmosferico e le politiche volte a favorire l’uso di mezzi alternativi all’automobile hanno sicuramente migliorato le condizioni della qualità dell’aria e di vivibilità di diverse metropoli. In Europa uno spostamento urbano su 4 si compie a piedi, all’incirca 2 viaggi su 3, nei maggiori centri (capitali e città sopra i 550mila abitanti), avvengono senz’auto. In Italia, invece, circa il 60% degli spostamenti in ambito urbano sono effettuati con l’auto privata. Gli italiani potrebbero essere pronti per un cambio modale, infatti, il 40% vorrebbe utilizzare di meno l’automobile e il 49% si dice propenso a un maggior utilizzo del trasporto pubblico. E allora quali suggerimenti si possono attingere dalle città più virtuose in Europa per migliorare le condizioni dell’inquinamento nelle città italiane favorendo il cambiamento verso una mobilità alternativa più eco-sostenibile? Lo studio propone un confronto tra le città europee attraverso un approfondimento su: comportamenti in mobilità dei cittadini, livelli d’inquinamento e “stato dell’arte” di azioni politiche mirate. I dati, provenienti da diversi fonti (Eurostat, Eltis, Epomm-Tems, Isfort-Audimob, Ispra), costituiscono la base per la costruzione di indicatori che saranno analizzati per dimensione urbana. La ricerca prosegue verificando quanto le scelte modali sono influenzate da politiche programmate finalizzate a interventi per rendere il trasporto più sostenibile e quanto le condizioni di crisi economica influiscono sulla scelta del mezzo utilizzato per gli spostamenti. Nelle considerazioni finali è esposto il caso di Roma.
      2255  3624
  • Publication
    L’automobile elettrica in Italia: un’opportunità da cogliere?
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2015)
    Danielis, Romeo
    L’automobile elettrica (AE) ha alcune proprietà interessanti per ridurre l’impatto ambientale dei trasporti e migliorare la qualità urbana quali l’assenza del rumore prodotto dal motore, la non emissione di gas da combustione nella fase di utilizzo del veicolo, la potenziale riduzione dalla dipendenza dal petrolio. Ad oggi, l’’Italia mostra un tasso di penetrazione delle AE più lento rispetto agli altri paesi europei e un più lento sviluppo della rete delle stazioni di ricarica. E’ un’opportunità persa? In questo articolo si sostiene che la risposta q questa domanda è però meno scontata di quanto sembri e merita un’analisi scientifica approfondita. In primo luogo si deve ammettere che, al momento attuale, le AE mancano ancora dei requisiti di convenienza economica e di comodità d’uso che invece contraddistinguono le auto tradizionali. Come per tutte le nuove tecnologie, i margini di incertezza sono ancora molto ampi, anche se i progressi realizzati negli ultimi anni relativamente alle batterie elettriche, ottenendo consistenti miglioramenti della loro capacità e durata e contemporaneamente una riduzione del loro peso, volume e costo, fanno ben sperare. Affinché le opportunità si realizzino è necessario che, non solo dal punto di vista tecnologico, ma anche da quello industriale e da quello organizzativo e regolamentare, i diversi attori operino in modo coerente allo sviluppo della mobilità elettrica. Gli investitori privati, soprattutto i produttori di automobili ma anche tutta la filiera della componentistica ad essi collegata, devono svolgere il proprio essenziale compito. Le autorità pubbliche devono, se ritengono che le AE siano un’opportunità anche per l’Italia, fatta un’accurata analisi dei costi e dei benefici avvalendosi delle tecniche di stima più avanzate e coordinandosi a livello nazionale e locale, devono predisporre quell’insieme di incentivi fiscali e non che ne favoriscano l’adozione. Finora ciò non è avvenuto. Sono stati deliberati incentivi poco mirati che non sono risultati efficaci e si è pianificata le rete di infrastrutture di ricarica, realizzandola ad oggi in misura molto contenuta. Più che concentrarsi sulla realizzazione di un’infrastruttura diffusa, che - anche se giudicata non troppo impegnativa economicamente – è comunque difficile, alla luce dei possibili sviluppi della capacità delle batterie, da posizionare e dimensionare correttamente, si sostiene che sia preferibile procedere per sperimentazioni successive su aree di utilizzo efficiente delle potenzialità delle AE. Le aree più promettenti, date le caratteristiche attuali dei veicoli elettrici e delle esperienze internazionali, sono il trasporto urbano delle merci, il servizio dei taxi e le flotte pubbliche e private (carsharing) ad alta percorrenza. E’ possibile che in queste aree ci siano le condizioni sia private che sociali per una loro efficiente introduzione. Per quanto riguarda la mobilità privata, contrariamente a quanto ci si aspettava, le AE sembrano, al momento attuale, essere convenienti solo se si dispone di un garage privato e si percorrono più di 13 mila km all’anno (circa 40 km al giorno), tenendo comunque conto che in Italia viaggi lunghi sono ancora problematici. Congiuntamente alla penetrazione delle AE, è estremamente importante ulteriormente rafforzare il peso delle fonti rinnovabili nella produzione di energia elettrica. Solo se l’energia elettrica è prodotta da fonti rinnovabili il bilancio ambientale delle AE è inequivocabilmente positivo. Anzi, proprio nell’interazione positiva tra produzione di energia elettrica e uso dei veicoli elettrici (smart grid, grid-to-vehicle, vehicle-to-grid, produzione di energia a livello locale e immagazzinamento dell’energia) sta uno dei punti principali su cui lavorare e investire. Su questi aspetti è indispensabile che il decisore pubblico guidi il processo innovativo.
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