Le prescrizioni alimentari di carattere religioso

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    Le prescrizioni alimentari di carattere religioso
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2016-06-20)
    Scopel, Laura
    I protagonisti dell'attività di ricerca che ha portato alla pubblicazione di questo libro sono gli studenti che hanno frequentato il corso di diritto comparato delle religioni, Università di Trieste, Laurea in Giurisprudenza, Anno Accademico 2015-2016, tenuto dalla dott.ssa Laura Scopel. La pubblicazione di questo volume si inserisce, infatti, in un progetto che, da diversi anni, intende non solo coinvolgere gli studenti attraverso metodi di didattica attiva bensì anche approfondire tematiche religiose in chiave comparativa in un contesto territoriale, quale quello triestino, che appare certamente stimolante considerata la presenza di quasi tutte le confessioni religiose. L'argomento della ricerca di quest'anno prende spunto dal tema scelto per l'Esposizione Universale Milano 2015 “Nutrire il pianeta, energia per la vita” la quale ha inteso porre al centro della riflessione l'alimentazione. Il tema prescelto viene sviluppato in nove capitoli, sette dei quali, sono dedicati alla disamina delle regole alimentari delle seguenti confessioni religiose: Ebraismo, Chiesa Cattolica, Islam, Induismo, Buddhismo, Chiese Ortodosse, Chiesa Avventista del Settimo Giorno. Il primo capitolo illustra le questioni introduttive e connesse al tema dell'alimentazione ed in particolare si snoda attorno a due premesse: 1) la maggior parte delle religioni attribuisce al cibo, in maniera più o meno determinante, un significato tale da giustificare la predisposizione di regole che condizionano a vari livelli la vita del fedele poiché stabiliscono non solo divieti di consumo di determinati alimenti bensì anche indicazioni sulla preparazione degli stessi nonché la disciplina del loro uso rituale 2) la facoltà di osservare le regole alimentari religiose può essere considerata un aspetto della libertà di vivere secondo i dettami della propria religione e non dovrebbe trovare ostacoli nemmeno delle “comunità separate” considerato che tali obblighi alimentari diventano espressione fondamentale dell'identità religiosa e dunque della dignità dell'essere umano. Una delle questioni connesse al tema dell'alimentazione risulta essere la disciplina dei marchi che attestano la conformità dei prodotti alimentari alle prescrizioni alimentari la quale viene esaminata nell'ultimo paragrafo del primo capitolo. Il cibo, nella tradizione religiosa ebraica, costituisce non solo uno strumento di elevazione religiosa bensì anche un fattore di identità poiché il popolo d'Israele rispettando le prescrizioni alimentari rinsalda le proprie radici culturali, adegua la propria vita ai precetti biblici e partecipa al progetto esistenziale cui è chiamato. La normativa cristiano cattolica in materia alimentare riguarda principalmente il digiuno e l'astinenza che, nella tradizione ortodossa, risultano regolamentati in maniera più rigida. La minuziosa regolamentazione dei divieti alimentari islamici si sviluppa sulla base di ciò che è considerato harām (proibito illecito) e ciò che, al contrario, è halāl (lecito, non proibito da Dio e dal comportamento tenuto in vita dal Profeta). La disciplina del consumo della carne costituisce il tema centrale della normativa alimentare Buddista ed Induista. La Chiesa Avventista del Settimo Giorno si distingue per essere promotrice di uno stile di vita sano e di una dieta equilibrata tendenzialmente vegetariana. L'ultimo capitolo è stato riservato alla questione della macellazione rituale ebraica ed islamica, tecnica di abbattimento degli animali che si fonda su antichi precetti religiosi, la quale richiede che l'animale al momento della macellazione sia vigile e non stordito come invece prescritto dalla legislazione secolare che pure, generalmente, consente tale pratica religiosa. L'assenza di stordimento degli animali da macellare ritualmente pone la questione se questo tipo di macellazione preservi in modo adeguato gli animali dalla sofferenza e conseguentemente impone un difficile bilanciamento tra due diversi valori: la tutela degli animali quali esseri senzienti e il rispetto della libertà religiosa. Si può concludere osservando che la condivisione del cibo con i più poveri costituisce una pratica fondamentale in molte religioni e questo porta le organizzazioni religiose a essere non solo i principali fornitori di assistenza alimentare bensì anche fondamentali sostenitori della necessità di una distribuzione più equa delle risorse.
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