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Omaggio ai Martiri della Risiera di San Sabba

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Il dipinto, non firmato né datato, è giunto nelle collezioni del Centro Internazionale di Fisica Teorica nel 1973, in occasione dell’apertura del nuovo centro di Miramare. Indubbia l’autografia visto anche che la composizione quasi certamente precede la stesura di una xilografia a tre colori, riprodotta nel catalogo generale della produzione grafica dell’artista (cfr. Spacal. L’opera grafica 1935-1986. Catalogo generale, a cura di Carlo Ceschel, Lojze Spacal, Treviso 1986, p. 132, n. 190), che appare perfettamente speculare al dipinto differenziandosene soltanto per un minuto tratteggio nero su fondo bianco in luogo della banda rossa presente sul dipinto. Un’altra xilografia, intitolata anch’essa Omaggio ai martiri della Risiera di San Sabba, ripercorre la stessa tessitura compositiva con l’aggiunta di un ovale nero nella parte alta. Cospicue analogie, anche tematiche oltre che compositive, si possono poi ravvisare con un altro dipinto, Forno crematorio alla Risiera (Krematorij v Rižarni), firmato e datato 1972, oggi conservato alla Galerija Lojze Spazal di Štanjel (cfr. Lojze Spacal. Retrospektiva, catalogo della mostra di Ljubljana, Moderna Galerja Ljubljana, 25 aprile – 4 giugno 2000, a cura di I. Kranjc, Ljubljana, Moderna Galerja Ljubljana, 2000, pp. 152, 163) di dimensioni maggiori e meno rifinito nei dettagli rispetto all’opera in esame. Secondo una prassi consolidata, l’artista fa così interagire liberamente tecniche, tematiche e pattern compositivi, con risultati sempre originali. Come ricordava Rodolfo Pallucchini, Spacal si muove tra la fine degli anni sessanta e l’inizio del decennio successivo verso “l’adesione alla costante bizantina – slava di una pittura in superficie, bidimensionale, timbrica e atonale.” (Il cammino di Spacal, in Luigi Spacal opera grafica 1936-1967, a cura di G. Montenero, Milano, Vanni Scheiwiller, 1968, pp. 4-5), unendo in questo caso quella componente di denuncia sociale e storica che spesso contraddistingue i suoi lavori. Non risulta che l’opera sia stata mai presentata in pubblico.
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