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Passaggi Interiori

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L’opera è stata acquisita in occasione della mostra personale allestita dall’artista presso la Sala degli Atti della Facoltà di Economia tra il giugno e il settembre del 2009. Il ricco percorso artistico-culturale di Torselli è partito dalla figurazione, seguendo il dettato accademico del tempo, creando nei lavori degli anni Settanta e Ottanta un microcosmo tormentato, fatto di stesure a tratti dense e a tratti oscure. Nel nuovo millennio l’artista è giunto a una dimensione più solare e pacata, ritmata da ordinate sequenze di linee, spazi e colori che rispondono a una sorta di intima cosmogonia, un codice mentale personale in grado di riordinare la realtà. Torselli ha quindi costruito la propria identità formale sulle tracce dei padri nobili dell’astrattismo, da Mondrian a Klee, rinsaldando progressivamente le tensioni espressionistiche della propria formazione in un tessuto pittorico sempre più cadenzato da un intimo rigore compositivo. I lavori degli ultimi anni, e in particolare quelli appositamente realizzati per la mostra allestita nei locali dell’ateneo triestino, sono infatti caratterizzati dalla presenza di un solido reticolo geometrico, segnato da un inspessimento materico appena percettibile, un diaframma anche fisico che tenta di sintetizzare l’eterna dialettica tra mondo interiore ed esteriore. Sul piano esecutivo la pittura di Giuseppe Torselli nasce da procedimenti consolidati da antiche tradizioni che lo vedono seguire da vicino tutte le fasi della produzione: prepara da sé le tele, che sono lavorate come se fossero la superficie di un affresco, e per dipingere usa quasi esclusivamente terre naturali. Esaurita questa fase passa alla finitura a olio della stesura, graduandone gli effetti con ripetuti passaggi. Passaggi interiori è anche il titolo dell’opera in esame, pensato come pausa ideale della sequenza di stimolazioni armoniche che costituiscono l’ossatura portante della ricerca di Torselli, una vera e propria dichiarazione di poetica. Nel contesto delle opere pensate per la mostra, dominate dalle tonalità del rosso, l’intreccio geometrico focalizza e accentua la preziosità della stesura alludendo alla musicalità visiva di paesaggi immaginati ma nel contempo pienamente reali. La lezione dei padri dell’astrattismo trova così una sintesi alquanto personale: “per Mondrian il reticolo neoplastico era un modo per strutturare la realtà dello spazio e lo spazio della realtà: «l’arte moderna, quando è arte pienamente, in definitiva altro non è se non l’esatta espressione plastica di una cultura più interiore» scriveva il pittore olandese. Al di là di ogni pretesa normativa, Torselli offre una […] chiave di lettura a queste problematiche: le sequenze di linee, spazi e colori che l’artista va rielaborando in questi ultimi anni rispondono a quello che l’artista definisce uno «spazialismo soprattutto interiore che va alla scoperta di ogni fessura o vibrazione della mente senza mai interrompere il filo legato al cuore», un codice mentale sempre nuovo che riordina e riformula la realtà visiva. Molto spesso infatti quanto percepiamo ci appare superfluo, soffocato dal riverbero caotico delle cose di tutti i giorni. Lo spettro del visibile sembra così allargarsi a dismisura, facendoci perdere e la nettezza dei contorni; la prospettiva di riorganizzare in qualche modo il visibile diventa quindi non solo auspicabile, ma quasi necessario” (M. De Grassi, Il visibile necessario, pieghevole della mostra di Trieste, Sala degli atti della facoltà di Economia, 26 giugno – 30 settembre 2009).
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