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Vaso di fiori

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Altieri, cantore dei luoghi, usa un linguaggio libero da schemi e condizionamenti dovuti alle mode e testimonia di una personalità protesa alla comunicazione di valori narrativi. Ciò lo si individua bene nel Vaso di fiori, dove la tela è ricca di echi di colori forti, contrastati. Sergio Altieri frequenta, in anni giovanili, lo studio dell’artista Gigi Castellani a Cormons, inserendosi tra i pittori isontini e friulani più attivi nel movimento neorealista. Collabora alle iniziative del Circolo Iniziative Artistiche e Culturali e del Centro Friulano di Arti Plastiche. Assieme ad artisti italiani e jugoslavi, egli ha costituito il gruppo “2 X GO”, che è stato presente con varie mostre a Gorizia, Nova Gorica, Trieste, Udine, Venezia e Genova. A partire dal 1953 tiene molte mostre personali in varie città d’Italia (nel ‘67 ci sono la personale alla Sala Comunale di Udine e al Circolo Bancario di Trieste) e presenzia in qualificate mostre di gruppo, come l’VIII e IX Quadriennale di Roma, il premio Suzzara, il premio Michetti, le Biennali Trivenete di Padova, anche all’estero, in Australia, in Russia e in altri paesi. Un primo periodo di impulsività espressionistica, si conclude nel 1951 per aprirsi all’esperienza realista, alla quale Altieri aderisce con spontanea freschezza, fino al ‘57. In questo momento l’artista si esprime con una pittura molto dettagliata. Poi la sua pittura è diventata più allusiva, la figurazione risulta essere una presenza più palpitante: le fanciulle, i ragazzi, gli amanti, i fiori. Vi sono colori profondi, ma allo stesso tempo dolci, che accendono, animandola, la superficie della tela. Si ha l’impressione che l’artista dipinga soprattutto a primavera, e che ogni sua immagine sia un improvviso sbocciare di vita. Come afferma Giuseppe Marchiori: “Gli spazi colorati si trasformano in macchie, in nuclei pittorici, illuminati da un’intensa luce interna. L’immagine riprodotta sulla tela assume il valore di un’apparizione”. Forte temperamento di colorista, ricco di luce e di energie, Altieri è capace di dilatare la sua pittura – che domina il centro dell’opera con figure o immagini dalla valenza simbolica – verso l’astrazione. Astrazione che, negli sfondi dagli intensi impasti cromatici, accentua la sintesi tra profondità spaziali e nucleo figurativo. Vi è un luogo essenziale nella pittura di Altieri, ed è il paesaggio delle colline: paesaggio reale, ma naturalmente anche paesaggio metafisico, dei sentimenti, ‘paesaggio dell’anima’. Il “Tema delle colline” è continuo nella pittura dell’artista, colline orientali del Friuli, che egli ha sotto gli occhi da quando è nato e che continua ad osservare in lunghe passeggiate, in quanto risiede ancora a Capriva del Friuli. Importante, per lui, è il tema della comunicazione; cioè il tema di un’arte che riesca ad agganciare lo sguardo, in un continuo colloquio con l’alterità. Benché proveniente da una cultura non accademica, Altieri non ha mai pensato di doversi isolare; al contrario ha sempre cercato di vivificare l’esperienza diretta, esercitata entro i confini della sua terra.
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