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Testa di Fabio Filzi

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1934
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La testa riporta a grandezza naturale le fattezze di Fabio Filzi (Pisino 1884 – Trento 1916), studente di Economia presso l’Ateneo triestino e sottotenente volontario degli alpini durante la prima guerra mondiale, venne impiccato a Trento insieme a Cesare Battisti per aver cospirato contro il governo austriaco. In epoca fascista i contorni della sua vicenda diverranno uno dei simboli dell’irredentismo italiano più utilizzati, basti pensare alla sua collocazione insieme alle figure di Damiano Chiesa e dello stesso Battisti nel sacello del piacentiniano Monumento alla Vittoria di Bolzano, inaugurato nel 1928 (cfr. U. Soragni, Il Monumento alla Vittoria di Bolzano, Vicenza, Neri Pozza, 1993). Non stupisce quindi che l’Ateneo triestino, nel quadro di una sua progressiva fascistizzazione messa in atto a partire dalla metà degli anni Trenta, dedicasse alla memoria del giovane studente un ricordo monumentale nell’allora aula magna dell’Ateneo, collocata in palazzo Dubbane in via dell’Università 7. Così infatti recita il biglietto d’invito alla cerimonia di scoprimento del busto in esame, firmato dall’allora rettore Manlio Udina e datato 14 dicembre 1934: “giovedì 20 dicembre corr., alle ore 19, nell’Aula Magna Principe Umberto di Savoia di questa R. Università, verrà scoperto il busto al Martire Fabio Filzi, opera dello scultore Prof. Timo Bortolotti, offerto dalla Compagnia Volontari Giuliani e Dalmati – Sezione di Trieste dell’Associazione Nazionale Volontari di Guerra”. In quello stesso ‘34 Filzi era stato insignito dall’ateneo giuliano anche della laurea ad memoriam in Economia insieme a Emo Tarabocchia, anch’esso caduto durante la grande guerra. Tramite per la commissione a Bortolotti, la cui attività è concentrata tra Milano e Brescia e di cui non si conoscono altre presenze a Trieste, doveva probabilmente essere stato il pittore giuliano Piero Marussig, che agli inizi degli anni Trenta assieme allo scultore e ad Achille Funi aveva fondato in via del Vivaio a Milano una Scuola d’arte aperta a tutti e che continuava a tenere contatti con l’artista lombardo. Un altro esemplare dell’immagine del martire triestino sarà realizzato alla metà del 1935 per l’Associazione dei Mutilati milanesi (cfr. Panzetta 1996, con bibliografia precedente) e da questa offerto in seguito al Museo del Buonconsiglio di Trento dove è tuttora conservato. Il gesso preparatorio, segnalato da Alfonso Panzetta (1996, p. 142), per le due redazioni conosciute del busto si trova invece in collezione privata.
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