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Strutture

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L’opera, databile ai primissimi anni settanta per consonanza con analoghe Strutture di quel momento, è stata acquisita intorno alla metà di quel decennio dall’allora Istituto di Architettura ed Urbanistica di ingegneria civile, probabilmente per iniziativa del direttore Pio Montesi, che doterà i locali, anche a fini didattici, di un cospicuo numero di opere di artisti contemporanei, privilegiando soprattutto le ricerche astrattiste. Le Strutture di Eva Rónay, che da non molti anni (1969) aveva esordito con una personale alla Sala Comunale d’Arte di Trieste, rientrano in questa politica di acquisti che privilegiano artisti emergenti e di solida impostazione ‘razionale’, come Anna Tamaro Lucio Saffaro, Loyze Spacal e appunto la stessa Rónay. Di origine ungherese e dopo studi letterari condotti a Venezia, l’artista aveva frequentato la Scuola Libera di Figura del Civico Museo Revoltella di Trieste diretta da Nino Perizi, per poi dedicarsi a lavori di rigoroso impianto geometrico per la cui è stato evocato il Suprematismo russo. Scriverà a questo proposito Salvatore Maugeri: “un rigore che non esclude il moto della fantasia, né la sospensione di radice lirica verso il modo di sentire lo spazio, di prefigurare le forme e la luce, in modo che l’immagine realizzata possa risultare dotata, per usare una felice espressione di Paul Klee, di un accresciuto senso leggendario” (Presentazione, in Eva Rónay, pieghevole della mostra di Trieste, Sala Comunale d’arte, primavera 1985). La pittrice è stata di recente oggetto di una sostanziale riscoperta grazie a tre retrospettive allestite a Trieste tra il 2006 e il 2009.
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