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Militarizzazione dello spazio e sicurezza nazionale - Aspetti geopolitici e geoeconomici.

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Date
2008-03-28
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Università degli studi di Trieste
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Abstract
I sistemi di difesa nazionale delle Potenze militarmente più evolute, grazie alla dotazione tecnologica che li connota, sono caratterizzati da una stretta relazione tra potere militare terrestre e capacità di controllo dei sistemi in orbita. Settori come quelli delle telecomunicazioni, dell’osservazione terrestre, della navigazione, della sorveglianza e dell’“early warning” rivelano quanto sia marcata la valenza strategica della componente spaziale per gli assetti militari odierni. Alla luce dei queste considerazioni, ma anche ipotizzando un futuro possibile sfruttamento a fini economici del cosmo, nonché constatando la rilevanza di attività commerciali con base nello spazio per lo svolgimento di attività cruciali per la vita quotidiana, come le comunicazioni o la sicurezza ambientale, è evidente l’interesse riservato dagli Stati alle problematiche inerenti la sicurezza nello spazio ed i rapporti di forza che interessano il controllo dello stesso. La materia è di estrema sensibilità, soprattutto alla luce del fatto che l’utilizzo del cosmo a fini militari e civili è, ad oggi, caratterizzato dall’assenza di un accordo generale sul piano giuridico: mancano quindi gli strumenti normativi per dirimere eventuali controversie tra i Paesi coinvolti nelle attività spaziali. La disciplina vigente a livello internazionale non permette, ad oggi, di definire un quadro preciso dei diritti e dei doveri in capo ai soggetti statuali ed alle entità che operano nello spazio e manca un impianto sanzionatorio condiviso. Non si è nemmeno pervenuti ad una definizione puntuale di cosa si intenda per “attività spaziale”. Del resto, proprio gli Stati maggiormente coinvolti nella corsa allo spazio, con particolare riferimento agli Stati Uniti, non hanno mai incoraggiato l’introduzione di una disciplina più restrittiva in questo settore. La corsa per il predominio dello spazio è stata giustificata da una certa letteratura facendo ricorso ad un’analogia con il regime giuridico che disciplina le acque extraterritoriali, che non ricadono sotto la sovranità di alcuno Stato e possono essere utilizzate a fini militari. L’indicazione data da questi autori, peraltro ampiamente recepita in seno all’Amministrazione statunitense, detta orientamenti strategici che perseguono una logica di difesa preventiva, anche mediante l’impiego di assetti da “guerra totale”. L’analogia tra la navigazione nelle acque extraterritoriali e l’uso militare dello Spazio si presenta nondimeno controversa e suscita contestazioni, soprattutto in ordine al fatto che scelte di politica spaziale mirate a stabilire il predominio di una Nazione sulle altre possano esporre i Paesi in posizione dominante al rischio di ritorsioni da parte di altre entità, statuali e non, ostili o potenzialmente tali, in grado di sviluppare ed utilizzare armi antisatellite con l’intento di spezzare il loro monopolio. Sorgono inoltre interrogativi circa la compatibilità dell’uso militare dello spazio con il diritto spaziale vigente, secondo cui lo spazio extra-terrestre rappresenta invece un patrimonio di pubblico dominio, utilizzabile per «scopi pacifici», a fini di bene comune. Aspetto cruciale di questa dinamica è la contrapposizione tra Paesi fautori di un’ottica unipolarista, quali gli Stati Uniti, per cui lo spazio costituisce il fondamento della “full spectrum dominance” (basata su deterrenza, controllo e capacità di proiezione unilaterale nel battlefield a tutti i livelli) e Paesi votati invece ad una forte egemonia regionale, come Cina e Russia, che puntano al multipolarismo. Episodi come quello che nel gennaio 2007 ha visto protagonista proprio la Cina, che ha dimostrato di poter lanciare e guidare un veicolo anti-satellitare (ASAT) contro un proprio satellite meteorologico situato alla stessa altezza dei satelliti spia americani, abbattendolo, evidenziano come la lotta per l’egemonia possa trovare nella dimensione spaziale un fattore di vulnerabilità incredibilmente sensibile in assenza di forme di controllo condivise. I fattori di minaccia di questo tipo potrebbero moltiplicarsi se la proliferazione di tecnologia antisatellite interessasse anche la cerchia degli Stati “canaglia” o addirittura gruppi eversivi, magari finanziati e supportati sul piano tecnico proprio da Stati ostili all’Occidente. Un altro fronte di rischio potrebbe essere rappresentato dall’enorme quantità di detriti spaziali, letali per i delicati sistemi orbitanti, che si verrebbero a creare in conseguenza di eventuali attacchi finalizzati alla distruzione di dispositivi nemici. Sebbene lo spazio sia, come evidenziato in premessa, già militarizzato nella misura in cui viene utilizzato a scopi di supporto dell’apparato bellico, nessun Paese vi ha al momento ancora introdotto armamenti. Varcare questa soglia significherebbe, infatti, provocare un probabile scontro per il predominio dello spazio, situazione che il sistema giuridico attuale non sarebbe pronto a gestire. Per la Comunità Internazionale, inoltre, lo sviluppo di antagonismi di questo tipo rappresenterebbe un forte fattore di destabilizzazione, ragion per cui da più parti viene auspicata l’introduzione di una regolamentazione più ampia che limiti la corsa agli armamenti nel cosmo. Alla luce di queste considerazioni, il presente lavoro intende delineare un quadro delle prospettive inerenti l’utilizzo dello spazio a fini strategici e di difesa da parte degli Stati dotati di tecnologia sufficiente per poter intraprendere il lancio e la gestione operativa di apparati a livello extra-atmosferico. In apertura di trattazione si è provveduto a tracciare, attingendo a nozioni della geopolitica classica, una sinossi di alcuni contributi risultati significativi nell’orientare le strategie spaziali degli ultimi anni, fino ad arrivare al concetto di “astropolitica”, intraprendendone una lettura critica alla luce delle recenti posizioni assunte in tema di strategia spaziale da parte dei diversi attori coinvolti. Contestualmente è stata affrontata la disanima degli aspetti giuridici salienti del regime internazionale in vigore nel settore di interesse. Nel secondo capitolo, sono stati introdotti alcuni cenni relativi ad aspetti funzionali, quali ad esempio alcune nozioni di meccanica orbitale, utili a capire le problematiche connesse al lancio ed all’operatività dei sistemi spaziali ed a valutarne l’incidenza sulle politiche dei diversi attori. Per lo stesso motivo, si è ritenuto opportuno inserire una semplice descrizione delle principali caratteristiche tecnico-funzionali degli assetti impiegati per le attività spaziali militari e civili e dei relativi sistemi di supporto terrestre. Nel terzo capitolo, è stato stilato un quadro dei possibili sviluppi nel settore aerospaziale, considerandone in prospettiva le evoluzioni sia con riguardo al gruppo dei Paesi già affermati in questo campo, sia ai Paesi emergenti. Questa parte dell’elaborato è stata redatta tramite un’intensa attività di indagine tesa a raccogliere ed archiviare informazioni tratte da riviste specializzate di settore e da manualistica istituzionale qualificata, al fine di definire un punto di situazione quanto più possibile aggiornato sulle scelte operative e sulle strategie recentemente intraprese dagli operatori del comparto. Gli argomenti che presentano i riscontri più significativi riguardano: - le recenti evoluzioni degli assetti aerospaziali statunitensi, caratterizzati, negli ultimi anni, da un progressivo shift di competenze dalla NASA al Pentagono, per quanto attiene le attività in orbite terrestri, e dal delicato passaggio del dopo-Shuttle, che potrebbe esporre l’Amministrazione statunitense a forme di cooperazione prolungata con Paesi concorrenti nel settore dei lanci, come la Russia; - la crescente autonomia spaziale rivendicata dall’Europa allo scopo di acquisire maggiore indipendenza strategica dagli Stati Uniti. Caso emblematico in questo contesto è lo sviluppo, da parte europea, del sistema di navigazione satellitare Galileo, dotato di funzionalità sostitutive del GPS Navstar statunitense. Il progetto, finanziato da Agenzia Spaziale Europea ed Unione Europea, fortemente voluto soprattutto da parte francese, inizialmente è partito in sordina, come sistema a vocazione civile, per poi assumere una connotazione militare solo una volta superato l’impatto dell’opposizione statunitense, che non ha mancato di sollevare questioni sui rischi e sulla presunta inopportunità della sovrapposizione dei due sistemi. Il programma Galileo non rappresenta solo il mezzo mediante il quale l’Europa cerca di emanciparsi dalla dipendenza strategica degli USA, ma costituiste, nel contempo, un’opportunità per stabilire rapporti di cooperazione internazionale con Paesi avanzati sotto il profilo tecnico-militare spaziale, come la Cina, che partecipa al progetto, ma che a sua volta mira in prospettiva a dotarsi di un proprio sistema di navigazione satellitare, come del resto la Russia. E’ evidente come la collaborazione con detti Paesi da parte europea rappresenti un fattore di criticità per gli Stati Uniti, che, comunque, a loro volta intrattengono, pragmaticamente, programmi comuni con i russi nell’ambito di specifici progetti, soprattutto in relazione al mantenimento della Stazione Spaziale Internazionale. Si consideri che il vettore-capsula russo Sojuz è al momento l’unico veicolo per voli umani disponibile oltre al cinese Shenzhou, mentre gli USA stanno sviluppando le future capsule Orion, sostitutive dello Shuttle, i cui primi voli con equipaggio sono però in programma solo a partire dal 2015; - lo stato dei programmi spaziali italiani e la componente spaziale degli assetti di difesa nazionale. L’Italia, dal canto suo, potrebbe beneficiare degli sviluppi che emergono in ambito europeo, soprattutto grazie a sinergie possibili tra la propria industria nazionale e partner europei in settori strategici, come quello del telerilevamento e dell’osservazione terrestre. Positivi passi in questo senso sono già stati fatti grazie al consorzio del sistema nazionale Cosmo-Skymed con la costellazione satellitare francese Plèiades. Importanti prospettive in questo settore si potrebbero aprire anche grazie al progetto “GMES - Global Monitoring for Environment and Security”, un’iniziativa sviluppata in ambito spaziale europeo che mira a incrementare le capacità dell’informazione geospaziale a supporto della politica ambientale e della sicurezza. Il comparto spaziale italiano potrebbe inoltre beneficiare dei progressi nello sviluppo di lanciatori di piccole dimensioni, in particolare con riferimento al sistema “Vega”, che potrebbe inserirsi con successo nella fascia dei lanci satellitari commerciali da 1.500 Kg in orbita bassa; - i programmi spaziali presenti e futuri di Cina e Russia: 1) la prima risulta proiettata verso un programma spaziale ambizioso, che prevede anche la realizzazione di una stazione spaziale per il 2015 ed un fitto programma di attività nei settori a valenza strategica, quali quelli dell’osservazione terrestre, delle telecomunicazioni, della navigazione satellitare, della meteorologia, dei veicoli spaziali riutilizzabili, nonché dell’esplorazione lunare, presumibilmente prodromica ad un possibile sfruttamento economico delle ricche risorse presenti sul satellite terrestre; 2) la seconda, erede dell’infrastruttura spaziale, di gran parte della tecnologia e delle risorse umane che avevano determinato i successi dell’Unione Sovietica, è impegnata nel rivendicare un ruolo di primo piano in settori cruciali per l’attività spaziale come quello dei lanciatori e dei vettori per le missioni con equipaggio. A questo proposito, va ricordato che i vettori russi Proton ed in particolare la già citata Sojuz, mantengono una solida posizione nel mercato dei lanci spaziali, anche in ragione della loro affidabilità e dei loro costi relativamente contenuti rispetto ad altri sistemi, aspetti che rendono attraente la cooperazione con i russi anche per gli Stati Uniti e l’Europa; - recenti sviluppi nell’industria spaziale di Paesi emergenti come India, Brasile, Giappone, ma anche Iran, Corea del Sud, Corea del Nord e Pakistan. Da ultimo, alla luce di queste finali considerazioni, non si è trascurato di trattare l’importante ruolo assunto in tale contesto dalle diverse industrie aerospaziali nazionali, delineando un quadro dei principali accordi di cooperazione internazionale ed evidenziando sinergie operative e possibili aree di competizione. Particolare attenzione è stata dedicata anche ai possibili sviluppi per le rispettive strategie spaziali a fronte delle opportunità che si aprirebbero nel caso diventassero attuabili forme di sfruttamento economico delle risorse presenti nello spazio. Nel contesto che emerge dall’analisi tracciata, appare evidente come l’implementazione dei programmi spaziali nazionali non possa prescindere dallo sviluppo di forme di cooperazione internazionale, se non risultando penalizzata dall’isolamento. Accade così che nel settore spaziale, per necessità, anche gli interessi di potenze tradizionalmente contrapposte si coalizzino attorno a specifici programmi. La complessa dinamica che ne deriva interessa i rapporti tra Europa e USA, tra USA e Russia, tra Cina e Russia, tra Europa e Cina ed altri ancora: tutti questi Paesi sono impegnati a unire le rispettive forze evitando però di inimicarsi le altre potenze, in una delicata partita diplomatica ed economica, che costituisce forse il lato più interessante e curioso da osservare sul fronte delle scelte strategiche che animano i rispettivi programmi spaziali.
Description
2006/2007
Keywords
ASTROPOLITICA, DIFESA, MILITARIZZAZIONE, GEOPOLITICA DELLO SPAZIO, SATELLITARE
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