Non esiste solo il maschile. Teorie e pratiche per un linguaggio non discriminatorio da un punto di vista di genere

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Caterina ha otto anni. La sera del 5 dicembre, come è tradizione per i bambini e le bambine che vivono nell’estremo nordest d’Italia, aspetta con ansia che tale San Nicolò passi da casa sua a portare qualche regalo. Ma perché questo succeda è necessario, naturalmente, scrivere una letterina. Quest’anno la letterina di Caterina incominciava così: “Caro/a San Nicolò/à...” Davanti allo stupore che questo incipit provocava in chiunque lo leggesse Caterina commentava: “Beh, non esiste solo il maschile...”
È vero, non esiste solo il maschile. Per quanto riguarda il genere, la lingua italiana (e non solo quella italiana) offre delle possibilità che forse non arrivano alla creatività linguistica di una bambina di otto anni, ma di sicuro sono ben superiori a quanto facciamo quotidianamente con le parole. Il genere, certo, si dà nelle norme che lo definiscono e lo impongono, ma anche nelle minuscole sovversioni che a partire da quegli stessi spazi di normatività diventano di volta in volta possibili. Di questo, in fin dei conti, si parla quando si dice che il genere è performativo. Di questo vuole dare una piccola testimonianza questo volume.

Sergia Adamo insegna Teoria della letteratura e Letterature comparate all’Università di Trieste. Tra i suoi interessi di ricerca spiccano i temi dei rapporti interculturali (narrazioni delle migrazioni, traduzioni) e delle questioni di genere (teorie femministe).

Giulia Zanfabro è dottoressa di ricerca e cultrice della materia in Teoria della letteratura all’Università di Trieste. I suoi principali ambiti di ricerca sono la letteratura per l’infanzia, la narrativa di J.M.Coetzee, le teorie femministe e gli studi di genere. Si interessa anche di comunicazione della ricerca, divulgazione scientifica e social media.

Elisabetta Tigani Sava è impegnata da sempre nella diffusione della cultura di genere, sia in ambito lavorativo presso l’Ateneo triestino sia in ambito associativo. Ha fatto e fa parte di vari Organismi di parità in ambito territoriale e non solo. Coordina dal suo nascere (2011) il Progetto di inclusione sociale “ReINcluse”, realizzato dall’Associazione “RETE D.P.I. – Nodo di Trieste” presso la Sezione Femminile della Casa Circondariale di Trieste.

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  • Publication
    ll genere femminile tra norma e uso nella lingua italiana: qualche riflessione
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2019)
    Fusco, Fabiana
    L’uso del femminile in ampi settori della comunicazione si va sempre più affermando: negli ultimi anni in cui abbiamo monitorato la sua evoluzione abbiamo verificato sulla stampa, nella televisione, in rete, nell’uso comune e pubblico una promettente diffusione del femminile ‘corretto’. Al contempo però perdurano molte perplessità e incertezze che derivano da motivazioni difformi. A partire dalle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana (1987) di Alma Sabatini, il presente intervento intende proporre una riflessione sugli ostacoli e le resistenze che, a distanza di decenni, consentono il persistere di rappresentazioni stereotipate e di modalità comunicative capaci di generare discriminazione.
      626  4220
  • Publication
    Dichiarazione d’intenti per un uso non discriminatorio del linguaggio
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2019)
    Comitato per le Pari Opportunità, Università di Trieste
      178  397
  • Publication
    Profilo delle Autrici
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2019)
    Adamo, Sergia
    ;
    Zanfabro, Giulia
    ;
    Tigani Sava, Elisabetta
      147  317
  • Publication
    Premessa
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2019)
    Vezzosi, Elisabetta
      139  106
  • Publication
    Lo sloveno e la comunicazione attenta al genere
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2019)
    MIKOLIC VESNA
    Il capitolo tratta della comunicazione attenta al genere in termini di lingua slovena e dei suoi utenti. Per l’uso di un linguaggio sensibile dal punto di vista di genere è necessaria una coscienza linguistica, che comprenda sia il senso dell'uso appropriato del linguaggio in una comunità sia la consapevolezza che deriva dalla lingua stessa e significhi la percezione dei singoli elementi linguistici, comprese le sue sfumature più fini. Strutturalmente, lo sloveno è una lingua flessiva, caratterizzata dalla morfologia e da un sistema produttivo di formazione delle parole. Così anche il genere in sloveno è una categoria flessiva di tutte le parti del discorso flessibili, i.e. verbo, nome e aggettivo, dunque tutti e tre i generi, femminile compreso, possono essere ben visibili. Anche dal punto di vista della formazione delle parole possiamo dire che la lingua slovena conosce molti nomi femminili per le professioni, che in alcune altre lingue esistono solo nella forma maschile. Il problema per una comunicazione attenta al genere nasce soprattutto dal fatto che in sloveno non esiste una classe di genere speciale per il riferimento all’essere umano in generale. Per questa funzione viene utilizzato il genere grammaticale maschile che viene più frequentemente usato con valore generico. A causa del cosiddetto maschile generico, le donne, così come i sostenitori dell'identità sessuale non binaria, negli ultimi decenni spesso si sentono a disagio. Per questo motivo, in Slovenia abbiamo seguito relativamente rapidamente le raccomandazioni delle organizzazioni internazionali e sono state prodotte varie linee guida per l'uso di un linguaggio sensibile al punto di vista di genere. È importante che questi problemi siano discussi anche nell’ambito accademico, perché la lingua della scienza ha molti problemi nell'assicurare l'uguaglianza di genere
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