Due soggetti di sapore neorealista, scritti per il cinema da Linuccia Saba alla fine degli anni Quaranta, ritrovati fra i copioni della regista Anna Gruber conservati alla Biblioteca Civica di Trieste, invitano a esplorare il rapporto della famiglia Saba e della città con la settima arte. Nel saggio introduttivo Marina Silvestri ricostruisce il ruolo dello zio Enrico Wölfler gestore di cinema e teatri, la stagione in cui il padre Umberto ideò slogan per il Cinema Italia, la figura del marito, Lionello Zorn Giorni scenografo e sceneggiatore, e il legame con lo scrittore e pittore Carlo Levi; tasselli di una vita trascorsa fra Trieste e Roma con rimandi alla rete di amicizie che Linuccia ebbe nel mondo artistico e cinematografico che frequentava il suo attico di via Due Macelli. Il critico e storico del cinema Sergio M. Grmek Germani osserva: «Se Il triangolo della virtù si lascia forse prendere troppo dalla voglia di sorprendere con invenzioni di trama, Una storia milanese è un racconto perfetto e commovente».