Ripartire dalle parole. Territorio, ambiente, spazio, luogo, paesaggio

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Questo saggio cerca di mettere a fuoco le origini materiali e di tratteggiare alcune evoluzioni storico-culturali del linguaggio per tentare di sciogliere certi intrecci semantici attorno al termine paesaggio, attraverso una riflessione su alcune parole che ne hanno trasportato il significato lungo la storia e la geografia e che oggi sempre più si sovrappongono a formare un dinamico e complesso campo semantico, che però proprio per questa ragione, a volte è anche ambiguo e forse troppo generalista.
Consapevoli di averne tralasciate alcune, il testo si focalizza su cinque di queste parole-vettore, ed in particolare su territorio, ambiente, spazio e luogo. Cinque parole che utilizziamo spesso come sinonimi di paesaggio, ma che in realtà non lo sono, perché hanno una propria genealogia e specificità di applicazione.
Perché, quando e quanto continui e reciproci rimandi hanno contribuito a fondare un nucleo di significato così profondo?
Queste cinque parole che usiamo assieme per cercare di descrivere il “fenomeno del paesaggio” rivelano qualcosa. Un’inadeguatezza? Un’aspettativa di completezza? Le usiamo assieme perché sono un’inscindibile e complessa polarità di senso?


«Territorio, ambiente, spazio, luogo, paesaggio, risuonano nell’uso corrente talmente forte da risultare sciaguratamente sinonimi l’uno dell’altro, riuniti e assimilati nel nulla di un perimetro che tutti senza distinzione alcuna li contiene e li usura. Sono parole [che] […] vanno per questo riconsiderate, riscritte nell’intenzione di riaffermare un inedito “spirito del luogo, quello che gli antichi riconobbero nell’opposto, l’altro, con cui l’uomo deve scendere a patti per acquisire la possibilità di abitare”. […]Indugiare sulle parole[...] che ci hanno condotto sin qui può andare oltre l’esercizio accademico, aprendo al grande oceano di ciò che non sappiamo, verso la possibilità di incontrare attrezzi ideali tali da promuovere un cambiamento auspicabile, necessario, eretico[...]»
Giovanni Fraziano


«Questo testo […] non presenta proclami o verità, ma piuttosto introduce chi voglia apprestarsi a diventare uno studioso o un progettista del paesaggio a tenere bene in mente quanto sia complessa e affascinante la parola paesaggio. Una parola che può essere accompagnata da altre parole, ma che non può essere sostituita.»
Emanuela Morelli


«[...]quelle proposte da Adriano Venudo sono prospettive che possono contribuire a consolidare comunità non solo più giuste ed eque, ma capaci di rispondere in maniera efficiente ed egualitaria agli eventi improvvisi che sempre più metteranno alla prova noi e la nostra quotidianità. Avere cura delle parole, come fa Adriano Venudo in questo saggio, è il primo passo per costruire un’ecologia/filosofia della cura utile a consolidare questo cammino.»
Sara Basso

 

Adriano Venudo Architetto e PhD, è stato ricercatore in Architettura del Paesaggio presso il Dipartimento di Ingegneria e Architettura dell’Università degli Studi di Trieste dove insegna Progettazione del Paesaggio e Infrastrutture e Paesaggio dal 2007. Ha concentrato negli anni la propria ricerca disciplinare attorno ai temi dell’architettura per la mobilità in relazione alle tematiche ambientali e paesaggistiche, i cui risultati sono stati esposti alla Biennale di Architettura di Venezia, Triennali di Zagabria e di Milano, e sono stati oggetto di pubblicazioni scientifiche su riviste di settore e su monografie specifiche fra cui: Laboratorio Paesaggio Latisana; Apollo zero versus MUSE. Paesaggi solari; Masterplan 1: La via dei Gelsi lungo la FVG 6 del Tagliamento - Carpacco; Le regole del gioco. Scenari architettonici e infrastrutturali per l’aeroporto FVG; LU-LUS. Landscape Urbanism; Pedibus. Camminare nella Città; Scritto sulla strada. Dall’infrastruttura allo spazio aperto; Livingstreet.

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    Ripartire dalle parole. Territorio, ambiente, spazio, luogo, paesaggio
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2021)
    VENUDO, ADRIANO
    ;
    FRAZIANO, Giovanni
    ;
    Morelli, Emanuela
    ;
    BASSO, SARA
    Questo saggio cerca di mettere a fuoco le origini materiali e di tratteggiare alcune evoluzioni storico-culturali del linguaggio per tentare di sciogliere certi intrecci semantici attorno al termine paesaggio, attraverso una riflessione su alcune parole che ne hanno trasportato il significato lungo la storia e la geografia e che oggi sempre più si sovrappongono a formare un dinamico e complesso campo semantico, che però proprio per questa ragione, a volte è anche ambiguo e forse troppo generalista. Consapevoli di averne tralasciate alcune, il testo si focalizza su cinque di queste parole-vettore, ed in particolare su territorio, ambiente, spazio e luogo. Cinque parole che utilizziamo spesso come sinonimi di paesaggio, ma che in realtà non lo sono, perché hanno una propria genealogia e specificità di applicazione. Perché, quando e quanto continui e reciproci rimandi hanno contribuito a fondare un nucleo di significato così profondo? Queste cinque parole che usiamo assieme per cercare di descrivere il “fenomeno del paesaggio” rivelano qualcosa. Un’inadeguatezza? Un’aspettativa di completezza? Le usiamo assieme perché sono un’inscindibile e complessa polarità di senso?
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