Da Hitler a Casablanca via Hollywood

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Sarà mai scritta davvero la storia dei cineasti ebrei in fuga da Hitler? Forse no: troppe vicende a intersecarsi, troppe vite scomparse senza lasciare quasi traccia di sé. Billy Wilder, Peter Lorre, Otto Preminger, i fratelli Siodmak, Max Steiner, Hedy Lamarr sono tra i nomi più celebri in un mare di dimenticati. L’emblema di questo destino fu il cast di Casablanca: la gran parte era formata da rifugiati ebrei o antifascisti. Nessun altro film racchiuse nella sua piccola arca tanta parte di questa storia tragica ed esaltante. Quando gli attori cantarono la Marsigliese le lacrime non furono una finzione per la macchina da presa.

Francesco Carbone è nato a Roma nel 1958. Vive a Trieste dove insegna. Ha fondato ed è responsabile della rivista d’arte on line “il compagno segreto” (http://www.compagnosegreto.it).

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    Da Hitler a Casablanca via Hollywood
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2011)
    Carbone, Francesco
    1933: a poche settimane dalla presa di potere nazista Goebbels fece licenziare tutti i numerosi cineasti ebrei che lavoravano all'UFA, la più grande casa produttrice cinematografica europea. Tra quanti riuscirono a raggiungere gli Stati Uniti e ad affermarsi ricordiamo registi, attori e tecnici come Billy Wilder, Otto Preminger, Fred Zinnemann, Edgar G. Ulmer, Fritz Lang, Peter Lorre, Karl Freund... con loro però migliaia di altri tecnici e artisti trovarono possibilità di lavoro talmente precarie da stroncarne spesso la carriera. I cineasti ebrei portarono a Hollywood una vera rivoluzione, di forma e di contenuto, anche nei generi più classici del cinema americano.
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