Options
Cartagine come Troia e Priamo come Penteo: una Ilioupersis sul Citerone (Ovidio, Metamorfosi III e Marlowe, Dido Queen of Carthage II)
Ziosi, Antonio
2022
Abstract
La ‘traduzione’ del II libro dell’Eneide nel II
atto di Dido Queen of Carthage di Christopher
Marlowe è stata spesso derubricata come un
ardito tour de force drammatico. Ma il lungo
monologo di Enea, per quanto negletto,
si rivela fondamentale per comprendere
l’architettura simbolica della tragedia di
Marlowe, poiché diviene una potentissima
‘realizzazione’ dei tropi amorosi che
incorniciano il libro IV dell’Eneide. Attraverso
la poesia ovidiana, le fiamme (reali e
metaforiche) di Elena che incendiano Troia
diventano un’acuta prolessi drammatica della
tragedia dell’amore distruttivo di Didone. Ma
la finissima rilettura marloviana dell’ornatus
del libro IV, nella Ilioupersis elisabettiana, si
spinge addirittura oltre. Anche le similitudini
‘tragiche’ che illustrano il furor di Didone
vengono infatti rilette e ‘drammatizzate’ da
Marlowe nel racconto della morte di Priamo
(un brano a sua volta fondamentale nella
dinamica tragica dell’Amleto shakespeariano).
E ancora attraverso Ovidio, nella sua riscrittura
metamorfica delle Baccanti: una tragedia
lontana da Troia, ma vicinissima a Didone.
Come spesso accade, tuttavia, questa rilettura
rinascimentale ci spinge ad affinare ancor più
la nostra comprensione della poesia latina e
delle dinamiche allusive che la innervano.
Marlowe’s ‘translation’ of Book 2 of the
Aeneid (Aeneas’ lengthy «tale to Dido» in Act
2 of Dido Queen of Carthage) has often
been dismissed as a tour de force in the art of
dramatic soliloquy. This neglected speech however
plays a pivotal role in the symbolic architecture of
the play as Marlowe turns the whole tale of the
fall of Troy into a most powerful ‘literalisation’
of the love metaphors that frame Aeneid 4
(Virgil’s proper ‘tragedy of Dido’): thus, through
Ovid’s elegiac poetry, Helen’s (figurative and
literal) flames in Marlowe’s Troy are a proleptic
key to interpret Dido’s tragedy of destructive love.
However, Marlowe’s play with Virgil’s ornatus
in Aeneas’ monologue proves even more intricate
than that. There are in fact other literary echoes
in the furor imagery of Aeneid 4 that Marlowe
subtly manages to reactivate and dramatize in
his tale of the death of Priam (a passage that
seems to be very important for Hamlet too as he
instructs the players at Elsinore). The intertext
that serves to twist Virgil’s imagery, this time,
comes from a rather unexpected tragedy, one
very far from Troy, but very close to Dido,
read through the all-important parodic lens of
Ovid’s Metamorphoses. But, as is often the
case with Marlowe, this makes us reconsider our
interpretation of Virgil’s poetry as well and its
fundamental role in understanding Ovid’s poetry.
Publisher
EUT Edizioni Università di Trieste
Source
Antonio Ziosi, "Cartagine come Troia e Priamo come Penteo: una Ilioupersis sul Citerone (Ovidio, Metamorfosi III e Marlowe, Dido Queen of Carthage II)", in: Marco Fernandelli, Ermanna Panizon, Teresa Travaglia (a cura di), "VIVENDO VINCERE SAECVLA. Ricezione e tradizione dell’antico. Atti del Convegno Internazionale (Trieste, 29-31 gennaio 2020)", Trieste, EUT Edizioni Università di Trieste, 2022, pp. 209-245.
Languages
it
Rights
Attribution-NonCommercial-NoDerivatives 4.0 Internazionale
File(s)