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Il rilancio della portualità adriatica nel contesto evolutivo dei traffici mediterranei
D'Amico, Federico
2005
Abstract
In un quadro di mutamento, non senza attriti e difficoltà, dell’economia internazionale, i porti europei sono pienamente coinvolti nel processo di globalizzazione dei mercati e dei sistemi logistici correlati, creando non poche difficoltà ai manager delle imprese e degli stessi porti, sulle scelte da assumere per assicurare un vantaggio competitivo alla propria attività. I porti marittimi diventano così elementi fondamentali della distribuzione internazionale, modificando la loro funzione da puro centro di trasporto via mare ad un complesso di funzioni chiave all’interno del sistema logistico, chiamati a svolgere servizi efficienti a costi contenuti, come per esempio formalità doganali più snelle, potenti sistemi di informazione, condizioni del lavoro estremamente flessibili, ecc.
Per avviare un percorso che possa riportare la posizione di Trieste baricentrica rispetto al suo interland naturale e su posizioni altrettanto riequilibrate sotto l’aspetto dei costi di connessione porto/mercato nel trasporto ferroviario, in sostanza, parallelamente ad eventuali iniziative tese a promuovere la costituzione di nuovi operatori logistici o imprese ferroviarie d’area, si rende innanzitutto indispensabile attivare precise azioni.
Non esiste una formula universalmente valida per lo sviluppo e del Porto di Trieste e per il bacino Adriatico che lo contiene, ma sarà il mercato a dettare anno dopo anno, anzi, mese dopo mese, le regole. Dipenderà poi da armatori, terminalisti, autorità portuali, adattarsi e trovare le formule che soddisfino l’esigenza di servizio dei grandi carrier, senza ledere gli altri operatori e facendo della gestione logistica di aree regionali complesse un reale valore aggiunto.
Publisher
EUT Edizioni Università di Trieste
Source
Federico D'Amico, "Il rilancio della portualità adriatica nel contesto evolutivo dei traffici mediterranei", in Trasporti. Diritto, economia, politica, 95 (2005), pp. 47-72
Languages
it
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