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Prospettive del regionalismo economico
Semama, Carlo
Capuano, Carla
2007
Abstract
Nel secondo dopoguerra l’antitesi tra multilateralismo e regionalismo è venuta cadendo. I regionalismi possono adesso rappresentare una esemplificazione di accordi economicamente positivi tra amministrazione centrale e amministrazioni periferiche. Gli accordi possono essere collaudati più facilmente, e di conseguenza le grandi manovre monetarie che si fanno ogni giorno “sulla testa degli stati”, ma soprattutto nel disinteresse delle popolazioni sottosviluppate, dovranno cedere il posto a transazioni “per” il profitto e non contro il profitto di qualcuno. Di fronte allo sviluppo dell’economia globale non poteva che verificarsi, e trovare pratiche conferme, la tendenza alla fusione bancaria per far fronte alle esigenze del neocapitalismo e in particolare del moltiplicarsi di Banche di Affari. Tuttavia sono proprio le linee evolutive dell’alta finanza a destare l’attenzione di chi teoricamente studia cause ed effetti della globalizzazione. Uno degli aspetti ricorrenti della finanza, specialmente da quando il teatro mondiale degli scambi ha dovuto fare sempre più i conti con il terrorismo, è che le decisioni cruciali vengono prese –sempre più spesso senza adeguati approfondimenti- da parte di un numero molto ristretto di decisori, i quali operano in scacchieri politicamente differenti, e tuttavia sembrano comportarsi come se queste diversità, in altri tempi reputate essenziali, non si vogliano oggi evidenziare per non compromettere intese “sempre possibili”. Si deve riconoscere che nel corso degli ultimi quindici anni anche i paesi socialisti abbiano preferito imboccare la via dello sviluppo multilaterale, senza avanzare questioni di principio. Ciò ha anticipato gli effetti, soprattutto quelli negativi, della globalizzazione dal momento che gli stati, mediante la loro azione all’interno del sistema internazionale, effettuano opzioni di fondo che costituiscono la base la successivi rapporti politico-militari. Salvo eccezioni, gli stati di maggior peso dei cinque continenti adeguano tali opzioni basilari alle scelte di macroeconomia, prima ancora di rivolgere l’attenzione ai classici problemi del debito pubblico, delle spese improduttive o della sperequazione fra i redditi delle differenti fasce della popolazione. Il comportamento regionalista presenta due differenti facce. La prima è consistita, soprattutto nel primo dopoguerra, nel favorire accordi tra stati aventi mercati affini, quindi desiderosi di sostenersi reciprocamente e nel contempo di effettuare una più marcata concorrenza ad altri attrattori del mercato internazionale.
Publisher
EUT Edizioni Università di Trieste
Source
Carlo Semama, Carla Capuano, "Prospettive del regionalismo economico", in: Trasporti. Diritto, economia, politica, 102 (2007), pp.25-41.
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it
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