Traduzione, società e cultura - 08

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Università degli Studi di Trieste

Scuola Superiore di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori


TRADUZIONE, SOCIETÀ E CULTURA - N°8 (1998)




Nella sua stringatezza il numero 8 esce come un biglietto augurale e ciò a dispetto del ritardo imposto, oltre che dai tempi editoriali classici, dai ritmi intensi e insieme distesi richiesti da ogni sintesi, che si fondi su istanze multiple e dati di fatto obiettivamente raccolti. Più precisamente, si son tentate di comporre in un discorso organico problematiche disparate, disomogenee, eppur compresenti nel breve taglio sincronico: da una parte l'esigenza, che mi urge personalmente a dedicare maggior attenzione alla formazione universitaria del traduttore di testi greci e latini; dall'altra, la necessità, segnalatami da ambienti accademici diversi, di captare e ponderare umori e timori presenti nella scuola secondaria superiore italiana, alla vigilia di una riforma divenuta ormai ineludibile, ancorché assai discussa; infine, non ultimo, il dovere di conciliare i più svariati impegni dei docenti che, a partire ancora dal 1994, hanno iniziato a preparare i loro contributi per affidarli a queste pagine.


Il curatore della serie Gabriella Di Mauro



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  • Publication
    Problemi di traduzione per antichi scribi ittiti: il caso della "bilingue hurrico-ittita"
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 1998)
    De Martino, Stefano
    Gli scribi ittiti - del periodo del medio regno - che si sono trovati a tradurre il testo hurrico hanno dovuto confrontarsi con una lingua, il hurrico, molto differente dall'ittita (in quanto lingua agglutinante e a struttura ergativa) e con una narrazione letteraria propria di un'età e di un ambito culturale diversi e lontani dal proprio. Con questa premessa, vengono analizzate le tavolette della composizione nota, nella letteratura secondaria, come 'bilingue hurrico-ittita' venute alla luce nell'antica capitale ittita, Ḫattuša, durante gli scavi archeologici degli anni 1983 e 19852. Gli studiosi ritengono che la redazione bilingue di queste tavolette sia databile all'età medio ittita; tuttavia, la composizione originaria in urico risale sicuramente più indietro nel tempo, come mostrano sia elementi contenutistici, sia particolarità grammaticali in esso rintracciabili. Il testo della bilingue, che in alcuni colofoni viene detto "canto della liberazione", occupava lo spazio di più tavolette. Esso ci è giunto, però, frammentario e in svariati manoscritti: risulta, perciò, difficile identificare le diverse serie e determinare la successione delle tavolette, come anche seguire il procedere dell'esposizione e stabilire i collegamenti tra le varie sezioni. In questa comunicazione si intende mettere in luce, attraverso alcuni esempi, qualche aspetto del rapporto tra la versione hurrica e quella ittita del "canto della liberazione" e cercare di illustrare modalità e criteri che possono aver ispirato gli scribi responsabili della stesura del testo ittita nella loro opera di traduzione.
      1268  1629
  • Publication
    Considerazioni sulla produzione poetica greca in età arcaica e tardo-arcaica
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 1998)
    Tedeschi, Gennaro
    Tradurre testi antichi, dopo averli preliminarmente sottoposti ad un'approfondita analisi filologica, è innanzi tutto un modo d'interpretarli. In questo senso, come è stato più volte osservato, la loro traduzione non può mai essere considerata esaustiva o definitiva: infatti ogni epoca, erede del patrimonio letterario del proprio passato, li riscopre e li reinterpreta, sollecitata dalla problematica che anima il dibattito culturale contemporaneo, il quale investe dialetticamente anche le sue radici storiche. Esistono infatti rilevanti limiti oggettivi per la traduzione di testi appartenenti ad una cultura, come quella greca antica, che solo apparentemente è di immediata comprensione, ma che, per alcune sue peculiarità, è distante dalla nostra cultura. Essa fu infatti contraddistinta dal sistema comunicativo dell'auralità: i componimenti poetici erano eseguiti di fronte ad un uditorio e perciò erano pubblicati oralmente, non mediati dalla scrittura che serviva almeno fino al V sec. a.C. da supporto sussidiario e non da veicolo primario di trasmissione di testi. In conclusione si ritiene necessario raggiungere la comprensione del testo nella sua totalità, tenendo conto non soltanto del registro linguistico, ma anche della contestualità extra-linguistica, così da mettere in luce anche le situazioni socioculturali e storiche, note all'autore e al destinatario primario, ma non sempre perspicue al lettore moderno.
      711  1767
  • Publication
    Traduzione Società e Cultura n. 8
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 1998)
    Di Mauro, Gabriella
    ;
    Scarpa, Federica
    Nella sua stringatezza il numero 8 esce come un biglietto augurale e ciò a dispetto del ritardo imposto, oltre che dai tempi editoriali classici, dai ritmi intensi e insieme distesi richiesti da ogni sintesi, che si fondi su istanze multiple e dati di fatto obiettivamente raccolti. Più precisamente, si son tentate di comporre in un discorso organico problematiche disparate, disomogenee, eppur compresenti nel breve taglio sincronico: da una parte l'esigenza, che mi urge personalmente a dedicare maggior attenzione alla formazione universitaria del traduttore di testi greci e latini; dall'altra, la necessità, segnalatami da ambienti accademici diversi, di captare e ponderare umori e timori presenti nella scuola secondaria superiore italiana, alla vigilia di una riforma divenuta ormai ineludibile, ancorché assai discussa; infine, non ultimo, il dovere di conciliare i più svariati impegni dei docenti che, a partire ancora dal 1994, hanno iniziato a preparare i loro contributi per affidarli a queste pagine.
      818  1716
  • Publication
    Costruire un falso: la stele di Sehel
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 1998)
    Crevatin, Franco
    Questo contributo è dedicato ad un falso testuale egiziano antico. Con falso non si intende qui "contraffatto", ossia un testo costruito con Io scopo di falsificare la realtà per fini ignobili, testi che pure sappiamo essere esistiti, ma un apocrifo piamente creato per aiutare la Storia ad integrare le proprie deplorevoli lacune documentarie: non è uno scritto autentico, ma avrebbe potuto esserlo. I piu famosi documenti di questo genere sono la stele di Bakhtan e la stele di Sehel (o della Fame), mentre un caso particolare è il decreto a favore del tempio funerario del santo Amenofi figlio di Hapu (BM 138).
      829  822