06 Quaderni del Dipartimento di Storia dell'Università degli Studi di Trieste

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Nei contorni generali, fermi restando la specificità ed il carattere "periferico" dell'esempio udinese, questo contributo muove dall'intenzione di identificare alcuni tratti di quel cruciale passaggio che conduce la società urbana dai dinamismi tipici dello sviluppo medievale, nel nostro caso sorprendentemente duraturi, alle forme più stabili della "modernità". Per lo più popolata da "genti nove" ancora fortemente radicate nei luoghi di origine, Udine appare il luogo dei dinamismi sociali più improbabili e sorprendenti. In questo contesto labile e movimentato il peso della stessa componente artigiana non ha modo di imporsi nelle forme tipiche degli ordinamenti corporativi. Le forze impegnate nelle produzioni di bottega trovano più congeniale assumere una qualche coesione interna attraverso la forma confraternale che tuttavia risponde principalmente a scopi di natura devozionale e caritativa. Senza dubbio il carattere esplosivo dello sviluppo udinese lungo il secolo XIV, da attribuirsi ai forti contingenti di popolazione immigrata, rendeva assai difficoltosa la stabilizzazione ed il controllo delle unità produttive, il filtraggio dei maestri di bottega, la regolarizzazione dei percorsi di discepolato. Sulla città, d'altra parte, convergevano spesso maestranze già specializzate provenienti da altre terre friulane e dal contesto rurale, dove operava un diffuso strato artigiano. La rivisitazione del bassomedioevo udinese che qui si vuole proporre intende dunque mantenersi entro una prospettiva limitata che tuttavia include alcune linee tematiche frequentate dalla ricerca solo in via occasionale ed impressionistica. Sul versante degli inquadramenti politici, in quel torno di tempo si consumò la dissoluzione del principato ecclesiastico aquileiese e si avvertirono, di lì a poco, i primi effetti stabilizzanti dell'intervento veneziano. Sul terreno dell'economia gli estremi del periodo comprendono un rapido movimento di espansione-contrazione che intervenne pesantemente sulla città friulana, rimodellandone in parte gli assetti sociali e produttivi ed il suo rapporto con il territorio.

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    Lavoro sottoposto e commerci in una comunità friulana: Udine fra crisi e sviluppo (secoli XVI-XV)
    (EUT Edizioni Università di Trieste, 2001)
    Zacchigna, Michele
    Nei contorni generali, fermi restando la specificità ed il carattere "periferico" dell'esempio udinese, questo contributo muove dall'intenzione di identificare alcuni tratti di quel cruciale passaggio che conduce la società urbana dai dinamismi tipici dello sviluppo medievale, nel nostro caso sorprendentemente duraturi, alle forme più stabili della "modernità". Per lo più popolata da "genti nove" ancora fortemente radicate nei luoghi di origine, Udine appare il luogo dei dinamismi sociali più improbabili e sorprendenti. In questo contesto labile e movimentato il peso della stessa componente artigiana non ha modo di imporsi nelle forme tipiche degli ordinamenti corporativi. Le forze impegnate nelle produzioni di bottega trovano più congeniale assumere una qualche coesione interna attraverso la forma confraternale che tuttavia risponde principalmente a scopi di natura devozionale e caritativa. Senza dubbio il carattere esplosivo dello sviluppo udinese lungo il secolo XIV, da attribuirsi ai forti contingenti di popolazione immigrata, rendeva assai difficoltosa la stabilizzazione ed il controllo delle unità produttive, il filtraggio dei maestri di bottega, la regolarizzazione dei percorsi di discepolato. Sulla città, d'altra parte, convergevano spesso maestranze già specializzate provenienti da altre terre friulane e dal contesto rurale, dove operava un diffuso strato artigiano. La rivisitazione del bassomedioevo udinese che qui si vuole proporre intende dunque mantenersi entro una prospettiva limitata che tuttavia include alcune linee tematiche frequentate dalla ricerca solo in via occasionale ed impressionistica. Sul versante degli inquadramenti politici, in quel torno di tempo si consumò la dissoluzione del principato ecclesiastico aquileiese e si avvertirono, di lì a poco, i primi effetti stabilizzanti dell'intervento veneziano. Sul terreno dell'economia gli estremi del periodo comprendono un rapido movimento di espansione-contrazione che intervenne pesantemente sulla città friulana, rimodellandone in parte gli assetti sociali e produttivi ed il suo rapporto con il territorio.
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