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Traduzione e significato pragmatico ne 'l morti di James Joyce'
David, Katan
1992
Abstract
Esiste oggi un vasto numero di testi relativi alla
teoria e alla qualità della traduzione (cfr. House 1981 per
una rassegna). Tuttavia, quando si passa al controllo
obiettivo, la valutazione della traduzione si basa ancora
"sullo stesso trattamento impressionistico, vago e
generico della materia" utilizzato in passato e non
esistono "ancor oggi esplicite indicazioni pratiche per
un'analisi ed una valutazione coerenti della traduzione"
(House 1981: 2). Il problema è che cosa ci si debba aspettare dalla
traduzione. Newmark, ha messo in evidenza il fatto che "E' difficile analizzare
la risposta simile quando la funzione è espressiva,
perché dipende da una relazione personale unica fra un
autore ... e un lettore" (1988a: 231 ). Secondo la
definizione di Newmark, al nocciolo dei testi
aventi funzione espressiva sta "la mente del parlante,
dello scrittore, dell'autore dell'espressione il quale la
utilizza per manifestare i propri sentimenti
indipendentemente da qualsiasi reazione." Sulla base delle analisi svolte, sembra che il lettore generico,
perlomeno ad una prima lettura, sia maggiormente
sensibile alle parole pronunciate, piuttosto che alla
descrizione. Questa scoperta riveste particolare
importanza per la traduzione dei testi di Joyce poiché,
come afferma Gould (1914: 37 4), lo scrittore "osa
consentire ai propri personaggi di parlare in prima
persona". Commentando il resoconto di Gabriel sulla
vita di Johnny, Burgess (1965: 47) sintetizza così
questo concetto: "La parlata di queste tormentate
creature, colta con precisione, rappresenta la vera voce
della paralisi".
Series
Rivista internazionale di tecnica della traduzione
0
Publisher
Campanotto Editore Udine
Source
David Katan, "Traduzione e significato pragmatico ne 'l morti di James Joyce', in: Rivista internazionale di tecnica della traduzione n°0, Udine, Campanotto Editore (1992), pp. 111-118"
Languages
it
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